Poche denunce e provvedimenti inadeguati, città ‘bruciata’ dal racket

L'ennesimo incendio in un cantiere della scorsa notte ancora una volta ripropone il tema delle estorsioni affidate ad una criminalità dalla matrice ben definita

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    di Giulia Zampina

    Circa una settimana fa il cancello aperto e i tubi di cantiere insieme ad altro materiale buttati per terra. Da qui la decisione di spostare altre attrezzature in un posto più sicuro. Decisione che è servita a limitare i danni per la ditta che la notte scorsa ha subito un incendio, di chiara ed inequivocabile natura dolosa. Uno dei tanti, troppi, che la malavita catanzarese, di ben definita matrice, fa scoppiare al solo scopo di estorcere denaro agli imprenditori e ai professionisti del capoluogo.

    Lo schema è lo stesso da sempre, riportato in tutte le ordinanze di delle operazioni di Polizia.

    Il primo avvertimento con un danneggiamento, allo scopo di farsi contattare dall’imprenditore di turno, in mancanza di contatti il secondo avvertimento che di solito è quello di “fuoco”, per poi alzare il tiro.

    Con  i capi in galera o uccisi, le nuove leve della criminalità catanzarese si comportano da cani sciolti, rubano auto, estorcono denaro, chiedono con fare minaccioso al solo scopo di fare cassa , senza delle precise priorità. A volte senza neanche sapere a chi lo fanno. Un cantiere aperto, un’auto parcheggiata , ogni obiettivo diventa utile al loro scopo.

    Eppure, nonostante il lavoro incessante delle forze dell’ordine per il presidio e controllo del territorio, la repressione di questi fenomeni delinquenziali viene continuamente vanificata dal fatto di non applicare ai soggetti trovati a delinquere le adeguate misure legate anche alla reiterazione, dal fatto di non aver perseguito delle politiche sociali di sgombero degli immobili occupati abusivamente o di non aver voluto adottare delle misure tali per non far crescere nuove leve in quegli ambienti malati e insani.

    Dall’altra parte però ci sono imprenditori che pensano di togliersi il pensiero e stare tranquilli sborsando 400 o 500 euro al mese, alimentando così un sistema criminale che ha molti mandanti, altrettanti esecutori ma anche tantissimi complici in chi vede e si gira dall’altra parte, in chi pensa semplicemente  di vivere più tranquillo assecondando alcune richieste e in chi, titolato ad assumere delle decisioni, di carattere politico ma anche istituzionale, sceglie la via più soft a garanzia di alcuni non ben chiari diritti vantati da chi continua a vivere disprezzando le regole.

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