Cgil: ‘Fondi Por, meglio la spesa ma deve essere indirizzata’

Il sindacato regionale procede a una disamina dei dtati economici. Miglioramenti ma anche la necessità di condizionare la spesa a obiettivi economici e sociali 

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    Riceviamo e pubblichiamo a seguire la nota a firma di Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria, e Luigi Denardo, responsabile dipartimento Economico CgiL Calabria

    A consuntivo dei due incontri dei comitati di sorveglianza per la spesa comunitaria sul Psr prima, e sui Fesr-Fse poi, abbiamo avuto modo, come Cgil, di prendere in considerazione alcuni aspetti significativi sullo stato di attuazione della programmazione 2014/2020. Alla fine del 2018 la spesa certificata dalla regione Calabria ha segnato un avanzamento sui target di quantità finanziari previsti, evitando e superando i potenziali rischi di disimpegno anche sulle performance previsionali per l’anno 2019, fino a poter conseguire la premialità della riserva d’efficacia.

    Un dato positivo ed in linea con la programmazione generale certificata dall’Italia alla commissione Ue, dalle autorità di gestione Pon e Por, che attestano una spesa nazionale di circa 9,5 Mld, sugli 8,1 assegnati. Ovviamente, i dati, soprattutto per la nostra regione, non hanno da considerarsi esaustivi nella sola efficacia quantitativa della spesa, ma vanno oltremodo, esaminati nella loro capacità di impattare sulle reali condizioni dello sviluppo economico e sociale della Calabria. Infatti, se consideriamo gli ultimi dati dalle indagini di Banca d’Italia e dell’Istat gli indicatori tracciano un ennesimo quadro negativo dello stato dell’economia, in tutt’altra direzione rispetto ai risultati della spesa comunitaria impegnata. Questo vale per non farsi trasportare da eccessivi entusiasmi tendenziali e per meglio considerare una più opportuna valutazione sul come i fondi vengono spesi.

    Gli interventi comunitari non devono essere solo un dato di contabilità finanziaria, ma motore di sviluppo e di crescita, cosa che fino ad oggi gli indicatori ed il quadro macro-economico regionale ci dicono che non e stato così. È stata la stessa Banca d’Italia ad evidenziare come la parte prevalente delle risorse comunitarie, ancora oggi, viene destinata al sostentamento delle imprese, finanziando solo in minima parte la spesa per gli investimenti. Questo, riduce notevolmente la produttività della spesa, non stimola l’occupazione, non genera reddito e stagna la domanda ed i consumi. La nostra è una economia strutturalmente debole e marginale, che richiede una più incisiva e pianificata azione nel politiche comunitarie non avendo altri strumenti ordinari di spesa, né supporti significativi da investitori esterni. Dobbiamo sforzare la vicinanza tra i territori ed i mercati di sbocco ed internazionalizzare la produzione e gli scambi commerciali.

    Bisogna condizionare la spesa agli obiettivi economici e sociali della programmazione, monitorando la tracciabilità nei flussi di spesa, soprattutto negli appalti e nelle infrastrutture pubbliche. Così come, serve un ritrovato senso nella responsabilità sociale d’impresa per qualificare il lavoro, dandogli dignità e sicurezza. Contrattare significa dare futuro e protagonismo all’imprese, al territorio ed al lavoro in una nuova programmazione 2021/2027 che non potrà prescindere da questa ineludibile capacità. Non abbiamo tempo per esultare ed insistiamo alla regione gli incontri e le azioni partenariali opportune per monitorare la spesa residua ed i progetti in itinere, soprattutto quelli attenzionati dalla Commissione europea, nonché di avviare seriamente il delicato e complesso lavoro per il nuovo settennato di programmazione, caratterizzando una visione strategica per lo sviluppo della Calabria.

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