Al Musmi l’intensa storia di Roberto Elia

Tra Catanzaro e New York, nato socialista e morto anarchico, compagno di Sacco e Vnnzetti

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    Bella serata di cultura, storia e politica al Musmi di Catanzaro. Merito dell’intenso, corposo e documentato libro di Aldo Ventrici Roberto Elia – L’anarchismo antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo 900 che ha suscitato vivo interesse in un pubblico attento e forse insperatamente folto considerata l’incombente calura pomeridiana di luglio. Può capitare talvolta che la storia ci passi accanto senza che noi, abitanti frettolosi del presente, le prestiamo la minima attenzione. A Catanzaro per dire il vero succede spesso. Nessuno per esempio sapeva fino all’altro ieri della passata esistenza di Roberto Elia, fiero anarchico nato a Catanzaro nel 1871 in una casa appena dietro la chiesa del Monte e protagonista diretto di avvenimenti che, non fosse altro che per suggestioni cinematografiche, sono noti ai più. Nessuno, tranne naturalmente Ventrici. Che, armato di pazienza e sapienza, ha spulciato archivi, consultato testi, visionato filmati al di qua e al di là dell’Atlantico, fornendo al lettore un quadro composito e preciso degli anni d’inizio secolo scorso, della massiccia emigrazione italiana verso gli Stati Uniti, delle condizioni spesso misere degli immigrati nei posti di lavoro e nei quartieri ghetto, delle aspirazioni di giustizia sociale e di eguaglianza che trovarono nell’anarchia un’ispirazione ideale e nell’anarchismo il metodo operativo per attuarla. Basti qui dire che Roberto Elia, sbarcato a New York nel 1906 entra in contatto da subito con i circoli anarchici italo-americani, da tipografo qual è lavora nella loro rivista Cronaca sovversiva, conosce ed è sodale con Luigi Galleani, Andrea Salsedo, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. In seguito alla escalation di attentati di matrice anarchica e alla conseguente Red Scare, rimane invischiato nelle indagini dell’Fbi, viene trattenuto senza diritti per diverse settimane e sottoposto a duri trattamenti, espulso con decreto amministrativo, senza processo, e rispedito in Italia nel 1920. È lo stesso procedimento che renderà famosi e riprodotti in film e canzoni Sacco e Vanzetti. Elia morirà a Napoli di tubercolosi all’ospedale della Pace nel 1924. Non fa in tempo a leggere la bella lettera di amicizia e di incoraggiamento che intanto gli aveva spedito Bartolomeo Vanzetti, che sarà giustiziato 3 anni più tardi insieme a Nicola Sacco. Di questa storia, anzi di questa Storia, hanno parlato al Musmi insieme ad Aldo Ventrici, Mario Mauro e Mario Saccà. Tra il pubblico la presidente di Risveglio Ideale, Angela Napoli.

    Lello Nisticò

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