Quella volta che San Vitaliano con l’inganno fu fatto vestire da donna

Storia e aneddoti sul patrono di Catanzaro oggi festeggiato in città 

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    San Vitaliano nacque a Capua antica (attuale S. Maria Capua Vetere) verso la seconda metà del settimo secolo. Eletto vescovo di quella città, per le sue eccelse virtù, fu ben presto preso di mira da uomini perversi, che lo calunniarono e lo perseguitarono. Ma ciò che incuriosisce di più è la diceria che il santo, 25° vescovo di Capua, si vestì da donna. La sua vicenda storica è poco nota (nel calendario della Chiesa vi sono altri due S.Vitaliano, venerati a Segni e a Stresa).

    San Vitaliano di Sparanise, invece, è nato a Capua, l’odierna S. Maria Capua Vetere, dove è stato vescovo per 25 anni, dal 693 al 718 d. C. San Vitaliano aveva vissuto fino all’età di settant’anni una vita virtuosa e questo generò invidia in alcuni concittadini i quali tramarono alle sue spalle con l’intento di danneggiarlo pubblicamente.

    Corruppero col denaro un disgraziato che di notte si introdusse nella camera del Vescovo e sostituì, mentre lui dormiva, le sue vesti di Vescovo con quelle di una donna. Svegliatosi non si accorse dell’inganno e li indossò per celebrare messa. Giunto sull’altare i fedeli lo videro “travestito” e fu fatto oggetto di scherno e calunnie.

    Lui che predicava la castità, fu accusato di empietà e di intendersela con meretrici al punto che ne aveva indossato gli abiti. Vitaliano, allora cercò di lasciare Capua per dirigersi dal papa a Roma, ma i suoi nemici lo inseguirono e raggiuntolo a Sinuessa, (l’odierna Mondragone), lo malmenarono, lo chiusero in un sacco di cuoio e lo gettarono in mare. Sopravvissuto miracolosamente, san Vitaliano raggiunse Ostia, dove venne soccorso dalla popolazione e liberato dal sacco. Ad Ostia si trattenne sano e salvo per sette mesi.

    Nel frattempo, la città di Capua fu colpita per sei mesi e 20 giorni da una lunga siccità, dalla peste e dalla carestia; per questo gli abitanti, mandarono una delegazione dal vescovo per implorare perdono e per offrirgli di nuovo la sua cattedra vescovile. Vitaliano si ritirò in un posto chiamato Sala, identificato nei pressi di Partenio, per poi trasferirsi a Migliora presso Sant’Agata dei Goti ed in entrambi i luoghi lasciò segni della sua santità con opere miracolose. Per ispirazione divina salì su monte che il popolo chiamava Vergine e lì edificò una chiesa dedicata alla Madonna, lì morì e fù sepolto, le sue ossa ritrovate tempo dopo, diedero prova di qualità miracolose operando diverse guarigioni.

    Nel 1121 papa Callisto II, trasferendo a Catanzaro il vescovado di ‘Tres Tabernae’ fece dono alla città delle reliquie del santo. Nel 1311 Pietro Ruffo, conte di Catanzaro, edificò nella cattedrale un’apposita cappella per riporvi le reliquie di s. Vitaliano; risulta che nel 1583 dopo la rovina della cappella, il vescovo Nicolò Orazio, ne fece la ricognizione canonica, sistemando le reliquie in una nuova cassetta foderata di velluto. In epoca imprecisata il sepolcro di s. Vitaliano avrebbe pure cominciato a trasudare un umore detto manna. Le reliquie ora sono custodite nel busto argenteo. Catanzaro, la città delle tre V (Vento, Velluti, Vitaliano), venera s. Vitaliano come suo patrono principale il 16 luglio, sperimentandone più volte la protezione in occasione di diversi terremoti.

     F.V.

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