Primo approccio al Psc, dibattito per pochi intimi (VIDEO) foto

I progettisti presentano il Quadro conoscitivo sul quale sarà sviluppato il nuovo strumento di programmazione territoriale.  I consiglieri disertano in massa

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    Osservazione preliminare. Si può presentare il nuovo Piano strutturale comunale, che è in versione aggiornata ai tempi e alle conoscenze il prenominato Piano regolatore generale, e non suscitare la curiosità non diciamo dell’intera popolazione, ma quantomeno degli eletti nel palazzo, i consiglieri comunali? Sì, a Catanzaro si può. Un uditorio striminzito, due soli consiglieri in carica (Riccio e Bosco), nessun altro assessore se non la titolare al ramo, a cui non hanno partecipato neanche i legittimi rappresentanti degli ordini professionali, eccezion fatta per l’architetto Macrì, a capo del suo sodalizio di professionisti. Né gli ingegneri, né i geologi, né i geometri che adesso sono anche laureati e rispetto a quando si redigevano i vecchi Piani regolatori avrebbero anche la possibilità di disfarsi della vecchia nomea di progettisti del piano rialzato con box da condonare. I tre progettisti dello studio Nhr, aggiudicatari del bando di redazione del Psc, si sono guardati intorno un po’ straniti e un tantino delusi, forse quando hanno letto “Sanguinis effusione” sovrastante il Consiglio provinciale pensavano a cruente rappresentazioni oratorie e dibattimentali. Nhr, abbiamo intuito, sta per Dinale (Sergio) e Rigonat Hugues (Paola), che sono i titolari capofila degli studi associati che a titolo di semigratuità (250 mila euro di rimborso spese, nessun compenso per l’opera di ingegno), insieme ai cagliaritani di Criteria rapprsentati dal geologo Maurizio Costa hanno intrapreso il compito di svoltare pagina rispetto a Marconi, Spagnesi e commissari regionali ultimi firmatari del Prg risalente al 2002. Hanno un discreto curriculum in fatto di piani strategici, hanno firmato o lavorano a rho, Arezzo, Olbia, Crotone, Satriano, Sellia Marina, e ne hanno fatto cenno nella presentazione preliminare alla relazione conoscitiva che hanno offerto al pubblico e agli altri relatori: il sindaco Sergio Abramo, l’assessore Modestina Migliaccio Santacroce, il dirigente del settore Urbanistica Giuseppe Lonetti, il Responsabile del procedimento Giuseppe Fregola, il responsabile dell’Area urbana Por 2020 Antonio De Marco.

     

    È il primo passo di un iter che si snoderà da qui a tutto il 2010, contemplando diversi step che possono essere ben riassunti in questo passaggio dell’assessore all’urbanistica Migliaccio: «L’attività conoscitiva e valutativa posta a fondamento del processo di pianificazione si concretizzerà nella redazione di tre elaborati tecnici iniziali: il quadro conoscitivo (QC), la valutazione preventiva di sostenibilità ambientale e territoriale (VAS) e il documento preliminare (DP). Questi elaborati costituiranno l’oggetto di analisi della Conferenza di pianificazione, prima tappa di concertazione istituzionale, a cui verranno invitati a esprimere pareri e contributi sui documenti preliminari del PSC, gli enti territoriali e le altre amministrazioni preposte a cura degli interessi pubblici coinvolti, nonché le associazioni economiche e sociali. Un procedimento, con tempi certi, che sarà portato a compimento nel rispetto degli indirizzi urbanistici della Regione, degli strumenti di pianificazione previsti per legge, nonché delle linee guida già approvate dal Consiglio comunale». Le conferenza di pianificazione devono essere svolte in quaranta giorni, e nei successivi 30-60 viene presentato il piano definitivo che andrà in adozione. Allora scatteranno le clausole di salvaguardia che, risolte, ci porteranno al 2020. Come si ricorderà, il Consiglio nel 2014 dopo lungo e appassionato dibattito aveva licenziato le “Linee guida” per il Psc, con due punti fermi: il consumo zero di suolo e la rigenerazione urbana. Tra questi binari dovrebbe procedere il treno del nuovo strumento urbanistico.

    Sentiamo quali sono le idee di Sergio Dinale: «Non si può immaginare un piano di pura espansione, perché c’è già tanto e non tutto di qualità, non tutto utilizzato. Non parlo di consumo zero, perché questo è uno slogan, ma certo non ci sono i numeri per un processo espansivo. Prevediamo interventi marginali, di rigenerazione, di cui invece ci sono i presupposti. Occorre guardare ai nuovi poli di attrazione. Uno di questi sarà la nuova metropolitana che porterà a una ridistribuzione di persone e attività. Così come è già avvenuto con la nuova 106. Non si può ovviare da queste due componenti, c’è un capitale già investito o da investire da fare paura. Da questo sistema a croce tra Fiumarella e nuova 106 non si potrà ovviare. C’è il tema di riqualificazione dell’area già edificata che entra in contatto con l’area pregiata di Giovino. C’è il tema della delocalizzazione di tutta l’area che segue il corso dell’Alli e sale fino alla pineta di Siano. E poi l’area pregiata di Giovino. E l’area direzionale di Germaneto». Come si evince, ancora non c’è, né ci può essere, un disegno concluso. Ci sono degli elementi da sviluppare a partire dai punti di valorizzazione che essenzialmente sono: il centro storico, l’area direzionale di Germaneto, il sistema dei fiumi (Corace, Fiumarella, Alli e Castace), le aree parco, Giovino, Catanzaro Lido. Delle ipotesi progettuali parla l’architetto Rigonat Hugues: «Dal punto di vista della valorizzazione del sistema dei fiumi e dei torrenti il Corace è elemento di ricomposizione paesaggistica e funzionale importante al quale ricondurre tutta la parte che congiunge Catanzaro Lido a Germaneto. L’idea è che questi due poli facciano riferimento l’uno all’altro per sopperire all’isolamento che interessa Germaneto organizzando aree a parco che siano collegate al fiume e collegate tra di loro. L’altro elemento fondamentale è riconoscere le grandi infrastrutture la nuova 106 e la viabilità di congiunzione con Lamezia come elementi che hanno spostato il baricentro del territorio su nuovi nodi e nuovi flussi, intorno a cui organizzare nuove offerte di attrezzature funzioni legate alla grande mobilità. Altro elemento è riconoscere l’ambito di territorio a est da Giovino a Siano come ancora sostanzialmente preservato dalle costruzioni, riconoscere ciò come valore, una fascia verde, un grande ambito di parco nel quale identificare il territorio».

    La sensazione prevalente, ma può essere solo una premonizione da profani, è che ancora si sia molto sulle generali sulla scorta di impostazioni metodologiche e di scuola. Tanto che a richiamare alla concretezza sono arrivati alla fine gli interventi più politici, con tanto di simulazione distopica di un acceso Consiglio comunale con battibecchi tra consiglieri di diversa consiliatura. Quello di Carlo Nisticò, architetto e già consigliere comunale, che mette l’accento sulla opportunità di tradurre le norme in interventi operativi adeguati alla realtà concreta, e quello di Michelangelo Bosco, consigliere di Cambiavento che chiede lumi sul rispetto del consumo zero di suolo e sulla volontà di rigenerazione del centro storico. E quello di Mimmo Tallini che fa opportunamente un po’ di storia anche a uso dei progettisti del Piano. I quali forse a questo punto hanno cominciato a credere nella veridicità del Sanguinis Effusione di cui sopra. Ma soprattutto, gli interventi, tra cui ancora quelli di Pasquale Squillace e di Giuseppe Macrì, hanno riportato l’attenzione sui due nodi ancora irrisolti che stanno a cuore dei catanzaresi e su cui attendono soluzioni adeguate il centro storico e l’area di Giovino. Le conclusioni di Sergio Abramo sono un invito a lasciare da parte in questa occasione le asperità di schieramento e a contribuire all’edificazione di uno strumento regolatore dello sviluppo con fare positivo e non distruttivo. Avendo cura, per troppa vis polemica, di non gettare discredito sull’immagine cittadina: pessima mossa di marketing strategico. Quando l’assemblea si scioglie, con la promessa di rivedersi a settembre per un esame più compiuto, è già buio. In Piazza monta l’onda del Red Food. Inutile dire che si contano più consiglieri comunali con pitta in mano di quanti se ne annoveravano su, in sala Consiglio.

    ElleEnne

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