Consiglio Ordine avvocati: ‘Le ragioni di una candidatura’

La candidata Paola Garofalo: 'Da quella sala consiliare uscirà “il Presidente” non “un presidente” e se vorrà (come deve) essere il Presidente di tutti dovrà tener conto delle qualità di ciascuno dei Consiglieri'

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    di Paola Garofalo*

    Propongo la mia candidatura a Presidente del COA oggi e in sede consiliare perché è il Consiglio il luogo delle decisioni e perché dovrebbe essere il luogo delle scelte condivise quanto più possibile. Da quella sala consiliare uscirà “il Presidente” non “un presidente” e se vorrà (come deve) essere il Presidente di tutti dovrà, nel rispetto di tutti, tener conto delle qualità di ciascuno dei Consiglieri che costituiscono la vera ricchezza di un Consiglio che intanto sarà forte e rappresentativo in quanto accoglierà in sé le varie anime di questo Foro, che è tanto vasto quanto vario e che pertanto solo nella varietà del nostro essere avvocati e persone libere, potrà assumere future scelte condivise e per ciò stesso forti.

    Davanti agli eventi che si sono succeduti negli ultimi giorni, ho ritenuto di dover presentare la mia candidatura alla Presidenza perché, sebbene candidatami alle elezioni per il quadriennio in corso l’ultimo giorno all’ultima ora, il risultato ottenuto mi obbliga a leggere, anche in tal senso, il dato elettorale. La lettura dei dati, scevra da ogni condizionamento numerico o di alleanze, è un dovere non solo individuale ma collettivo: i risultati parlano con chiarezza circa i candidati più votati, ma quel dato non è l’unico di cui tenere conto per la scelta perché la norma non prevede la nomina del più votato, ma che il Presidente sia scelto tra i consiglieri eletti, cioè evidentemente dopo la proclamazione degli eletti, tenendo conto a mio sommesso parere in primis e soprattutto della sua capacità di sintesi tra le varie anime del Consiglio. Dunque oggi noi avvocati saremo liberi di scegliere il ns Presidente e non posso sottrarmi per rispetto di me stessa, della mia storia professionale e istituzionale poiché ritengo – ed il dato elettorale me lo conferma – di avere almeno analoghe qualità degli altri candidati autorevoli alla Presidenza. Non posso ma soprattutto non voglio fare con il mio voto “l’ago della bilancia” tra due Presidenze maschili, autorevoli entrambe ma scontate in questa come in molte altre battaglie, né voglio rinunciare alla battaglia per una Presidenza femminile per rispetto degli avvocati che mi hanno eletto al di là delle quote. La mia candidatura, che potrebbe apparire forse come un’arrogante ed ingiustificata scelta, è in verità per me un imperativo categorico cui ho ritenuto responsabilmente di non dover abdicare. 

    *avvocato eletto nel Coa

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