Il Consiglio comunale, un teatro dell’assurdo

Un canovaccio fatto di pratiche, insinuazioni, dispetti e contumelie IL LIVE DEL CONSIGLIO 

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    È entrato di tutto nel Consiglio comunale odierno. Un drone, il manuale Cencelli, le strutture regionali, finanche le cravatte di Marinella. Un gran calderone in cui si è cucinata a fuoco lento una minestra fatta di pratiche, insinuazioni, dispetti, contumelie. Gli insulti si sono sfiorati. Ma non disperiamo. Se la salute di una maggioranza si misura con l’approvazione delle pratiche all’ordine del giorno, la Giunta Abramo è più solida che mai. Se i parametri sono altri, la coesione o la condivisione di obiettivi anche a breve termine, la Giunta Abramo è sull’orlo dello sfacelo. Punti di vista. Piò prevalere quello del sindaco, che appena sente odore di zolfo si eclissa e non rientra se non a polemica terminata. Oppure può vincere l’angolo di visuale dell’opposizione, che, per rendere pan per focaccia, appena riprende la parola Abramo si alza e si apparta in corridoio. Tra queste due opposte prospettive c’è il mare magnum dell’incertezza dovuta al fantasma delle elezioni regionali, alla lotta sempre più evidente per la supremazia cittadina nel centro destra, alla difficoltà di capire apertamente se Sergio Abramo vuole essere candidato o meno alla presidenza della Regione. Glielo chiede apertamente Giovanni Merante che mesi or sono, insieme al collega Triffiletti ha lasciato Forza Italia per insediarsi nel gruppo misto. Non sono così diretti molti altri intervenuti, i quali però non mancano di accennare alle difficoltà sopravvenienti sul sindaco di Cosenza Mario Occhiuto per via del bilancio in disordine massimo, bacchettato e bocciato dalla Corte dei conti. È un esponente del Misto, Eugenio Riccio, formalmente all’opposizione, a dare un assist ad Abramo quando ricorda che l’eventuale riconoscimento del dissesto al Comune di Cosenza non è indolore per il primo firmatario del bilancio, ossia Occhiuto. Ma la mela della discordia è morsa ovunque, anche nei gruppi più piccoli. A un certo punto Giuseppe Pisano si alza e si dissocia, in qualità di capogruppo di Officine del Sud, apertamente anche se obtorto collo dalle sorti del sindaco Abramo e con un colpo di teatro si ammanta della bandiera giallorossa con Forza Catanzaro, per dire che il suo credo è solo quello. Ma subito dopo si assiste all’altro componente del gruppo, Gironda, che si dissocia dalla dissociazione, e deve intervenire il presidente Polimeni a spiegare perché se Officine del Sud come gruppo non esiste più può tranquillamente esistere un capogruppo di Officine del Sud. Insomma, un teatro dell’assurdo. Che fa pensare che la maggioranza non c’è più, si è dissolta, come più volte ripetuto, come neve al sole. E allora ecco gli appelli di Roberto Guerriero (Socialisti e Democratici), l’annuncio di Nicola Fiorita (Cambiavento), la disponibilità di Bosco (Cambiavento), la condivisione di Costa (Partito Democratico): dimettiamoci tutti, decretiamo la fine di questa Giunta che non ha più ragione di esistere. Poco prima l’irruento irrompere di Sergio Costanzo aveva messo sul banco degli imputati tutto l’operato del governo cittadino, parlando apertamente di illeciti e puntando il dito soprattutto nei confronti dell’assessore all’Ambiente Cavallaro, commissariato dallo stesso sindaco che gli ha alienato la delega alla depurazione. E, di seguito, lo schermo passa ”La guerra dei Costanzo”: Sergio (Fare per Catanzaro) e Manuela (Obiettivo Comune) armati di reciproci ricordi e di vicendevoli armadi con dentro scheletri. E potremmo continuare per altri episodi e altri ancora. Insomma non è un bel spettacolo. Però è gratis e, in questa penuria di appuntamenti degni di nota nel centro storico, è un’idea per passare qualche ora in sopportabile allegria. Di serio si potrebbe dire che le probabilità che questa maggioranza tiri a campare fino al 2020, scadenza naturale, sono al 50 per cento con la possibilità opposta. Fabio Celia (Fare per Catanzaro) è convinto che non succederà nulla, perché, testuale, «molti dovrebbero tornare a lavorare». Ma, intanto, già si ipotizzano maggioranze alternative, con esponenti del gruppo misto possibilisti nel dare una mano ad Abramo qualora, nella partita a due Tallini /Aiello che si sta giocando in casa, nel Consiglio, e fuori, negli altri luoghi della politica, arrivi l’ora delle scelte. Nel frattempo, lui, il sindaco, placidamente e senza scomporsi, incassa un altro turno favorevole in Aula. Al ritorno, dopo i bagni a mare, si vedrà.

    Lello Nisticò

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