Maestre sospese per violenza a scuola: ‘Ti taglio le mani’

I bambini raccontano di schiaffi e calci, di percosse con un pezzo di legno, di ceffoni (per i maschietti) e pizzicotti (per le femminucce)

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    di Antonio Capria
     

    Le telecamere installate dai carabinieri registrano le urla delle indagate contro gli alunni, per i motivi più svariati e banali: ora per un oggetto rotto, ora per porre fine ad un litigio. “Ti taglio le mani”, “ti picchio”, “ti prendo a schiaffi”, “ti devo sbattere fuori a calci nel sedere”, sono solo alcune delle espressioni minacciose che le maestre – si fa fatica a definirle tali – rivolgevano ai ragazzi. Gli alunni venivano fatti oggetto anche di epiteti offensivi – qualcuno veniva chiamato “maiale” – e spesso ricevevano schiaffi sonori, pizzicotti, strattonamenti.

    Un “cospicuo materiale indiziario” quello raccolto dai carabinieri della Compagnia di Soverato, guidati dal capitano Gerardo De Siena, con il nucleo radiomobile al comando del tenente Fabrizio Bizzarro, che ha indotto il gip Barbara Saccà ad emettere su richiesta della Procura un provvedimento cautelare di sospensione dall’esercizio della professione di insegnante per 12 mesi a carico delle due maestre di una scuola elementare di marina di San Sostene, indagate per il reato di maltrattamenti.

    Una condotta che al gip appare grave perché “abituale”, un comportamento tenuto costantemente dalle insegnanti nel quotidiano svolgimento delle proprie attività.

    Le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Irene Crea, sono partite dalla denuncia presentata ai militari della stazione di Davoli dalla mamma di un alunno, insospettita dal comportamento del figlio che si rifiutava di parlare di ciò che avveniva a scuola, assumendo di fronte all’argomento un atteggiamento di chiusura ben distante dal suo normale modo di relazionarsi. La donna ha quindi raccontato ai carabinieri che il figlio le aveva riferito, dopo le festività natalizie, di aver ricevuto un pizzicotto dalla maestra – “mi ha stretto forte il braccio fino a farmelo bruciare”, poi nell’aprile scorso la scoperta di un livido sulla guancia sinistra del bambino. Alle insistenze dei genitori, e dopo la testimonianza di una compagna, il bambino ammette di avere ricevuto uno schiaffo dalla maestra. Il giorno dopo rifiuta di andare a scuola, i genitori insistono, e al ritorno riferisce di avere ricevuto un altro schiaffo da una seconda maestra, circostanza confermata da un altro compagno. I genitori accompagnano il bambino al pronto soccorso dell’ospedale di Soverato, dove gli viene diagnosticato un trauma contusivo sullo zigomo sinistro, con 15 giorni di prognosi. Qualche giorno dopo anche una seconda mamma riferisce ai carabinieri (poi ritrattando in seguito ai rimproveri del marito) che la figlia le aveva raccontato di alcuni episodi di violenza avvenuti in classe. In un caso si era verificato che il bambino aveva chiesto insistentemente alla maestra di poter andare in bagno, ma questa, “anziché accontentarlo, lo strattonava perdendo l’equilibrio”.

    Le accuse concordano, i carabinieri raccolgono altre testimonianze: i bambini raccontano di schiaffi e calci, di percosse con un pezzo di legno, di ceffoni (per i maschietti) e pizzicotti (per le femminucce).

    Il gip nella sua ordinanza evidenzia come “le angherie e i soprusi” consumati in danno del singolo alunno si ripercuotono necessariamente anche nei confronti degli altri componenti della classe, generando quello stato psicologico e morale che causa una condizione di abituale e persistente sofferenza tipica dei maltrattamenti. Né la violenza psicologica, verbale o fisica può rientrare nell’ambito dell’abuso dei mezzi di correzione.

    Il giudice ha quindi deciso di applicare la misura cautelare, contestando ad entrambe le indagate le aggravanti, essendo stati commessi i maltrattamenti in presenza e in danno di minori e profittando del proprio ruolo lavorativo. Una delle due maestre è accusata anche del reato di lesioni aggravate.

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