L’INTERVISTA-Laganà (dirigente grandi opere): città sia amata

"Sottopasso di Via Magellano, soprapasso del Benny Hotel, Riapertura del Palazzo dello Sport risultati importanti ma pesa carenza di personale"

Più informazioni su


     di Alessia Burdino

    Cosa c’è dietro la veste di un tecnico? Quali sono i segreti di una professione affascinante ma controversa? Ce lo spiega Giovanni Laganà direttore dei settori Grandi Opere ed Edilizia Privata del Comune di Catanzaro. Un professionista che ha vestito i panni del dirigente senza mai dimenticare l’importanza della professione. Un professionista che l’amministrazione comunale ha, fortemente, voluto. Perché ha voluto puntare sul merito e la qualità professionale dello stesso.

    Giovane direttore dei settori Grandi Opere ed Edilizia Privata del Comune di Catanzaro: un connubio possibile, quindi?

    “Beh, più che giovane ora, diciamo che la mia esperienza professionale nel campo dei lavori pubblici inizia quasi immediatamente dopo la laurea. Nel 1997 infatti, quando sono stato assunto in ANAS come Quadro Tecnico, avevo 27 anni e nel 2002, a 32 anni, ho assunto il primo incarico da Dirigente Tecnico del Compartimento per la Sicilia che mi ha consentito la realizzazione dell’Autostrada Catania – Siracusa. Non so se ancora adesso questo sia un “primato”, allora risultai il più giovane dirigente dell’Ente Nazionale per le Strade. È  stata però la Calabria a darmi le più grandi soddisfazioni: Capo Compartimento Regionale ANAS nel 2008 e Direttore Generale della Regione Calabria poi fino al 2013, con in gioco la responsabilità della realizzazione dei Megalotti della 106 e di altri importanti cantieri in provincia di Cosenza, Catanzaro, Vibo, Reggio Calabria e Crotone per poi passare alle metropolitane leggere di Cosenza e Catanzaro ed ai nuovi ospedali calabresi. Poi un anno da Direttore Generale presso la Italconsult che mi ha consentito anche di avere una visione sull’estero. Tutte esperienze professionalmente formative ed impegnative dalle quali ho tratto linfa vitale che mi consente oggi di dirigere i due settori dell’Ente comunale a me affidati. La gioventù mi ha dato entusiasmo, ma l’esperienza mi consente di fare scelte oculate”. 
    Si sarà già fatto, sicuramente, un’idea sulla situazione dei settori e sul lavoro da fare. A che punto sono i programmi?

    “Sinceramente non mi aspettavo la carenza di personale che oggi caratterizza non solo i settori che dirigo ma tutti gli uffici del Comune di Catanzaro. Questo, ovviamente, condiziona l’attività della macchina amministrativa ma la situazione, sia pur di disagio, va affrontata mettendo in condizione i dipendenti – soprattutto quelli di fresca nomina – di svolgere al massimo le proprie funzioni. Anche con qualche sacrificio di carattere personale. Bisogna far capire che il ruolo del dipendente pubblico ha riflessi anche sul sociale e che il suo contributo è indispensabile per la crescita di un’intera comunità. Su questo, lavoro quotidianamente supportando ed incoraggiando l’attività di chi opera al mio fianco. Uno dei miei indicatori è rappresentato dalle luci del secondo piano di Palazzo de Nobili: rispetto al primo periodo, durante il quale ogni sera ero io a spegnere le luci del mio ufficio, adesso, a distanza di cinque mesi, condivido l’uscita con qualcuno anche ad ora tarda. Per me questo è già un traguardo. Catanzaro è una città che va amata e che certamente soffre di alcune carenze infrastrutturali a cui stiamo alacremente lavorando, anche in pochi… Ed i risultati cominciamo a vedersi: Sottopasso di Via Magellano, soprapasso del Benny Hotel, Riapertura del Palazzo dello Sport, riefficientamento del depuratore, Scuola di Via Molise. Tutto frutto di un’azione sinergica svolta soprattutto dai giovani funzionari dei Settori. Comincio ad essere orgoglioso, e poi Catanzaro è una Città alla quale sono profondamente legato ed in quello che faccio ci metto anche cuore e passione”.

    Quale potrebbe essere l’opera il cui impatto potrebbe agevolare lo sviluppo della città?

    “Il porto senza alcun dubbio.  Un’opera che finora è servita solo ai pescatori ed a qualche diportista probabilmente senza una gestione adeguata anche di esperti del settore. Una visione diversa, associata ad una prospettiva invitante, può cambiare tutto: intercettare le rotte del Mediterraneo che puntano verso la Grecia e verso l’Adriatico. È così che l’opera portuale potrà accogliere navi da crociera e puntare in maniera decisa sul turismo. La mission più importante e difficile sarà poi quella di trasformare le strutture a terra nell’agorà del quartiere marinaro, ma anche in uno dei luoghi più ameni dell’intera Città. Il porto dovrà essere di per sé un’attrazione: ospitare esercizi commerciali, ristoranti, luoghi di incontro e di svago. Dovrà essere vivo e attrattivo sia per il turista che per il cittadino. Catanzaro ha una morfologia strana: si affaccia sul mare e si sviluppa nell’entroterra. Ma questo non è uno svantaggio, anzi. Può essere il punto di forza per costruire un’offerta turistica completa e vincente”.

    Che consiglio di sente di dare ai giovani professionisti della città?

    “Di seguire le nostre attività e di essere convinti che la pubblica amministrazione può aiutarli nell’esercizio delle proprie funzioni, soprattutto in quelle svolte da liberi professionisti. Certo, alcune particolari tipologie di incarichi professionali, riferite ad opere complesse di ingegneria o architettura, meritano un livello di esperienza particolarmente elevato. Ma qui subentra un aspetto che tengo ad evidenziare: il coraggio di credere nella caparbietà e nella voglia di scommettersi da parte dei giovani professionisti i quali vanno incoraggiati e sostenuti nelle azioni, pur difficili, che sono chiamati a compiere. È per questo che, al di là delle specifiche responsabilità connesse agli incarichi, c’è un altro lato della medaglia che un dirigente pubblico ha il dovere di illuminare: far sentire il professionista parte integrante del procedimento tecnico amministrativo ricordando, in primis a te stesso, che anche tu sei stato giovane in cerca di spazi adeguati. E proprio in quei momenti che, da Dirigente, attraverso l’esperienza acquisita, devi essere in grado di supportarlo adeguatamente. Solo allora lascerai tracce e segni indelebili, che contribuiranno a renderlo più autonomo e sicuro nel prosieguo del suo percorso di vita”.

    Più informazioni su