Mgff, l’intimità del dolore nella prima da regista di Mastandrea

Stasera 'Ride' presentato in concorso. La conferenza stampa di questa mattina 

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    Ci pensava da tanto, «da una quindicina di anni», e alla fine lo ha fatto. Il passaggio dietro la macchina da presa di Valerio Mastandrea è stato ragionato e fortemente voluto, per sua stessa ammissione – tra il serio e il faceto, come sua consuetudine -, dopo una certa stanchezza come attore, «un colpo basso» lo ha definito ironicamente.

    Ecco allora “Ride”, la sua opera prima che il regista romano presenterà oggi nell’area del Porto, cornice delle serate del sedicesimo Magna Graecia Film Festival, e che ha illustrato questa mattina nel corso della conferenza mattutina al La Perla del Porto. Non una storia semplice, quella del film, ma che contiene al suo interno più elementi che la sceneggiatura ha cercato di affrontare, partendo da quello principale della perdita di una tra le persone più care, un compagno, un padre, per un incidente sul lavoro con tutto il contorno mediatico che ne segue: «Parla di intimità del dolore – ha detto -, difficile da afferrare, poiché è un dolore pubblico e porta via loro il diritto stesso al dolore». Ma in realtà il film, che ha anche toni da commedia, non si sofferma su chi è andato via, ma «su chi rimane, senza nulla togliere a chi è morto», ha aggiunto. Questo perché “Ride” non vuole soffermarsi sul problema specifico, ma «raccontare le persone, che è uno degli strumenti del cinema per rapportarsi con la gente. Spesso si sostituisce addirittura a una certa politica che non scende in strada, che si fa col telefonino», ha spiegato.

    Insieme a lui, protagonista della masterclass pomeridiana al Supercinema, alla conferenza moderata da Antonio Capellupo, c’erano anche alcuni tra gli interpreti del film. Prima di tutto Chiara Martegiani, protagonista di Ride e compagna, nella vita, di Mastandrea: «Il lavoro più grande è stato il pensiero di questo personaggio, che parla poco in realtà – ha affermato -. Dovevo sempre dosare ogni sua reazione, sebbene lei abbia una certa leggerezza che la caratterizza».

    Di diritto al dolore ha parlato Milena Vukotic: «Ci sono schemi imposti dalle leggi, dall’educazione, ma il dolore è dolore comunque. Il mio personaggio sente il bisogno di affermare e imporre una certa libertà di sentimento profondo, di sentirsi apparentemente libera di esprimere quello che lei vuole. Alla fine ha le stesse insicurezze e paure di Carolina – il personaggio della Martegiani, ndr -, quelle di cadere nella negatività, che ci acchiappa prima o poi».

    Presente anche Milena Mancini, che nel film è Marta, l’attrice è stata simpaticamente punzecchiata da Mastandrea per il suo rapporto, poiché ostentato sui social, con Vinicio Marchioni, suo marito, anche lui a Catanzaro in questi giorni per “Drive me home” di Simone Catania: «Non siamo assolutamente in competizione, in realtà ci compensiamo molto, io sono molto fisica, lui invece è più riflessivo, vuole sempre capire, studiare. Stiamo fortunati, e siamo matti».

    Carmen Loiacono

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