Danneggiata installazione galleggiante, autore: non capisco perchè

Qualcuno ha tranciato i cavi che la tenevano ferma. Marco Raffaele: niente giustifica inciviltà

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    Ha creato un’opera d’arte galleggiante dal titolo ‘Si Salvini chi puo’ per far riflettere sull’attuale problema dell’immigrazione e dell’accoglienza in Italia e ha deciso di installarla proprio in acqua, affinché potesse avere un impatto maggiore sull’osservatore, ma dopo il suo ancoraggio la brutta sorpresa, con molta probabilità, qualcuno ha tranciato i cavi che la tenevano ferma. Il fatto è accaduto ieri,  alle prime luci dell’alba, nel quartiere Lido di Catanzaro: il giovane artista Marco Raffaele, per istallare in totale sicurezza la sua originale opera, ha pensato bene di farlo molto presto per evitare di disturbare i bagnati:”Con l’aiuto di un amico sono sceso in spiaggia che era ancora  buio e insieme abbiamo fissato in acqua il gommone, parte integrante dell’opera – ha raccontato l’artista – poi mi sono allontanato per un po’ di tempo in attesa dell’arrivo dei primi bagnati, al loro arrivo sono tornato per osservare la reazione che potevano avere al primo impatto con l’opera e ho constatato la spiacevole sorpresa.”

    L’opera galleggiante aveva preso il largo e l’artista catanzarese per poterla recuperare e constatarne il danno ha dovuto noleggiare un gommone:”Non so chi abbia potuto compiere questo gesto, fatto sta che le funi che tenevano il gommone risultano tagliate, con molta probabilità con lo stesso coltellino che componeva la mia opera”. Chi ha tranciato le funi che tenevano fissa l’installazione di Marco Raffaele? E soprattutto perché lo ha fatto? Perché decidere di rovinare un’installazione artistica che, proprio perché frutto di un originale estro creativo, racchiude in sé bellezza. Il suo messaggio potrebbe essere condiviso o meno ma ciò non giustifica il gesto d’inciviltà.

    L’opera galleggiante è stata progettata in modo tale da rappresentare il problema dell’immigrazione italiana, un gommone racchiudeva al suo interno tante mani, quelle dei profughi che chiedono aiuto in mare, un volto con i colori del tricolore italiano teneva invece in pugno un coltello ad indicare il destino a cui sono condannati questi uomini se non vengono accolti. “Io non sono né di destra, né di sinistra, sono solo umano – ha sottolineato – se ho realizzato quest’opera è per poter far riflettere su un tema che mi sta a cuore. Che fine ha fatto il senso di umanità? Perché non dobbiamo aiutare il nostro prossimo? Perché lasciare morire tanti uomini in mare? Sono amareggiato per quello che è successo – ha concluso – questo dimostra che non si ha più rispetto di nulla”. A Marco Raffaele non rimane che l’amaro in bocca, la delusione per il gesto compiuto nei confronti della sua opera ora deturpata, ma anche la voglia di voler continuare a esprimere quello che prova attraverso il suo sensibile animo e quell’estro creativo che da sempre lo accompagna.
    Maria Teresa Rotundo

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