Regionali/ Dopo Viterbo nel centrodestra non è detta la parola fine

C’è da attendere l’esito dei tavoli nazionali e regionali, mentre serpeggiano in città malumori per l’indicazione di Occhiuto

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    di Lello Nisticò

    Tutto è in forse nel centrodestra calabrese in tema di candidato della coalizione alla presidenza della Regione Calabria. A ventiquattrore dall’annuncio viterbese di un accordo in Forza Italia nazionale sul nome di Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, la sensazione è che, nonostante molto cammino sia stato compiuto, l’ultimo miglio non sia piano ma presenti ancora asperità, dossi e sensi obbligati.

    Le asperità.

    L’asperità principale è nel capoluogo. Nonostante l’appello accorato di ieri sera da parte dei Giovani di Forza Italia catanzaresi – oppure proprio in ragione di questo – di lasciare alle spalle il vecchio e dannoso campanilismo, in mattinata nel ventre molle del centrodestra cittadino circolavano umori contriti se non neri in assoluto. Rinforzati dalle parole di Wanda Ferro, provenienti da Atreju, richiedenti rispetto nei confronti di tutte le componenti della coalizione e prudenza rispetto a fughe in avanti. Da qui la successiva precisazione di Tallini, di non volere mancare di rispetto a nessuno.

    Quasi d’incanto sono riemerse vecchie dispute, difficilmente trasferibili in documenti ufficiali o in prese di posizione pubbliche, ma ricorrenti nei capannelli della politica di medio cabotaggio, nei circoli aperti dei peones che fanno il lavoro duro e misconosciuto di raccattare voti laddove non arrivano i ragionamenti di strategia politica ma discorsi più terranei, di convenienza, prossimità e finanche tifoseria spiccia. Anche a ripercorrere la storia delle autopromozioni, non è chi non ricordi che già a inizio 2018 venne da più parti l’indicazione di un catanzarese alla guida della Regione dopo le stagioni non esaltanti riferenti a Reggio e Cosenza. Ragionamento ingenuo fin che si vuole, primitivo forse, ma facilmente spendibile e assimilabile. Venne in successione l’uscita allo scoperto di Occhiuto, sulla scorta di un accordo nazionale mai meglio individuato, che avrebbe assegnato la casella Calabria al fermo posta di Forza Italia.

    I dossi.

    Ieri è stato diramato da Viterbo l’accordo sottoscritto dal coordinamento nazionale di Forza Italia e dal coordinamento regionale, alla presenza dei consiglieri regionali e dello stesso Occhiuto, con tanto di foto di gruppo a corredo. Il ragionamento di Tallini, Santelli e Occhiuto appare lineare: non è stata posta all’attenzione dei vertici nessun’altra candidatura, quella del sindaco di Cosenza è condivisa ai massimi livelli, è forte di un background fatto di comitati e promozioni sul territorio.

    Il fatto è che il presunto accordo nazionale, se c’è stato, risale a prima che il mondo politico italiano cambiasse. Oggi FI non è trainante, ha mille problemi in tutti i territori, deve difendersi dalle Opa ostili provenienti da Lega e da Italia Viva, la nuova creatura di Renzi. Però, una carta Tallini e amici l’hanno da spendere. In Calabria Forza Italia sembra ancora in grado di respirare da sola: negli ultimi mesi ha incassato la maggiore percentuale di voto alle europee in relazione alle altre regioni, ha visto aumentare la dotazione parlamentare nazionale e consiliare regionale di una unità (Caligiuri e Giannetta). Non ci sarebbe ragione per non rinverdire il vecchio accordo. In realtà, c’è che rispetto a due anni fa, abbiamo in Calabria una Lega rampante quando prima era inesistente, e i FdI in grande salute quando prima erano, rispetto agli alleati maggiori, più che dimezzati. I quali, Lega e FdI, prima di accettare senza fiatare gli accampati diritti di successione diretta da parte del capostipite, avrebbero gradito un esame dell’albero genealogico. Da qui le dichiarazioni di Wanda Ferro (filtrate) e di Domenico Furgiuele (esplicite): nulla è deciso.

    I sensi obbligati.

    Domani è previsto l’incontro cardine tra Berlusconi, Salvini e Meloni. C’è da mettere ordine allo scacchiere della candidature. Si vota da qui al 2020 in Umbria, Calabria, Emilia Romagna, Puglia, Campania, Toscana, Liguria, Veneto. Le variabili sono molte e non è detto per forza che ricalchi in toto quello precedente. Da qui nascono le ansie e le attese. Ma non è finita.

    Perché all’accordo nazionale deve necessariamente seguire un tavolo regionale. I cui tempi non sono definiti, ma che tutti danno per strettissimi. Addirittura si parla di sole 24 ore di tempo tra l’uno e l’altro. Qui si decideranno veramente sigle e nomi. A tutti i partecipanti appare chiaro che solo unità di intenzione e comportamento può garantire la vittoria facile e sicura. Altrimenti sono dolori. Al tavolo regionale è sicuro che Occhiuto non sarà l’unico nome in gioco. Qualcuno farà i nomi di Sergio Abramo e di Wanda Ferro. È nelle previsioni, è nelle cose. Da quel momento in poi tutto può succedere. Come in una fiction.

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