Prova di forza di Oliverio: ‘Il Pd calabrese è qui’ foto

L’assemblea dei circoli Pd al teatro Comunale LA VIDEOINTERVISTA AD OLIVERIO   

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    di Lello Nisticò

    Assemblea dei circoli e degli amministratori Pd. Tradotto: prova di forza di Mario Oliverio. Al teatro Comunale di Catanzaro, quando, in lieve ritardo sul tabellino di marcia, lo speaker annuncia le presenze, 450 posti in sala tutti occupati, 150 rimasti fuori per esigenze di sicurezza, oltre 100 sindaci, oltre 150 segretari di circolo, si alza caldo l’applauso degli accorsi al richiamo del presidente. Arrivano da tutta la Calabria, da San Giovanni in Fiore a Gallico. Chi sono? Secondo il commissario regionale Stefano Graziano e il responsabile Mezzogiorno Nicola Oddati sono ormai ex militanti, ex iscritti, ex elettori, ex democratici.

    Secondo Giuseppe dell’Aquila, semplice segretario del circolo Pd di Cirò Marina, sono i veri militanti, i veri iscritti, i veri elettori, i veri democratici. Si presenta così, in questa rappresentazione del doppio che giusto un teatro poteva contenere, la situazione di un partito che ormai viaggia su due binari differenti con due carte di identità egualmente valide. Una rilasciata dall’ufficio territoriale e una dall’ufficio centrale. Per Zingaretti, o chi per lui, una brutta gatta da pelare, a poche settimane dalle elezioni regionali che mai come oggi il Pd si direbbe sicuro di voler perdere, in un gioco al massacro che non conosce al momento soste né ripensamenti.

    L’assemblea, prima dell’intervento conclusivo di Oliverio, approva per acclamazione il documento letto all’inizio che significativamente conclude: «I democratici calabresi, in coerenza con la linea generale più volte espressa dal segretario nazionale Nicola Zingaretti, devono essere protagonisti e partecipi delle scelte relative al futuro della Calabria a partire dalla predisposizione del programma, dalla definizione delle alleanze, dalla scelta del candidato a Presidente della Regione e dalla selezione delle candidature per il Consiglio regionale. Al fine di rendere visibile l’azione e il pensiero dei territori, l’Assemblea da mandato ad una delegazione di chiedere un incontro alla Segretaria nazionale del PD nel corso del quale sarà consegnato e illustrato il presente documento e le oltre cinquemila firma raccolte tra gli iscritti del PD calabrese».

    Nel documento, e anche nella decina di interventi che si sono succeduti sul palco, si chiede ragione della singolare esclusione di Oliverio, caso unico nel Paese, quale candidato pur essendo presidente uscente e pertanto legittimato di diritto a partecipare alle primarie; si chiede come sia pensabile di trasferire nel territorio l’esperienza di governo giallo rosso quando i primi a non volere l’accordo sono proprio i Cinquestelle, che lo fanno, tra l’altro, usando toni definiti offensivi prima che perentori; si chiede di rendere conto delle ragioni per le quali il commissario, nominato per portare il partito calabrese al congresso, attui da mesi ormai un’azione che «violando le regole statuarie, cerca di impedire ai circoli e agli organismi intermedi di discutere e contribuire alle imminenti scelte relative alla prossime scadenze politiche ed elettorali». Questo il documento. Ma la forza della manifestazione è stata nella successione degli interventi sul palco, svolti da segretari di circolo – quelli di Cirò Marina, di Cosenza 1, di Sbarre, di Cetraro, di Siderno, di Gallico, di Santa Caterina sullo Ionio -, da semplici militanti – Valeria Giancotti da Serra San Bruno che ha da poco strappato la tessera del Pd, o il giovanissimo Raffaele Calomino di Montalto Uffugo o Michele Rizzuti segretario dei giovani Pd di Cosenza -, sindaci – di San Pietro a Maida e di Acri –, consiglieri regionali come Giuseppe Aieta. Tutti a magnificare l’azione di governo portata avanti in questi ultimi cinque anni da Mario Oliverio. D’altra parte riconosciuta accettabile dagli stessi promotori della sua esclusione in nome del rinnovamento.

    È mancato all’appello un rappresentante dei circoli della città ospite, Catanzaro. Non si può pensare a una dimenticanza, troppo madornale. Piuttosto un ulteriore monito sulla consistenza del Pd nella città capoluogo. Oltre ai citati, di rilievo la presenza in sala della deputata Enza Bruno Bossio e di qualche altro consigliere regionale, Michele Mirabello e Giuseppe D’Acri. Tutto è confluito sul discorso finale di Mario Oliverio. Puntiglioso, nel ricostruire i passaggi della sua ostinata esclusione da parte del commissario e della stessa segreteria nazionale. Appassionato, soprattutto quando nel cercare di comprendere le ragioni dell’ostracismo, ha detto: «Forse per problemi di carattere giudiziario. Se è per questo, sono profondamente indignato. Ho speso la mia vita guidato da una bussola, quella del rispetto della cosa pubblica, del rigore morale nell’utilizzo delle risorse pubbliche, e questo lo grido ad alta voce perché tutti ascoltino e sentano. Non vorrei ricordare, ma devo farlo, la risoluzione della Corte di Cassazione, quando dichiara di un “chiaro pregiudizio accusatorio” nei miei confronti. Questo dire e non dire è vergognoso, è un metodo di altre stagioni che mi auguro non vengano mai riprodotte». Alla fine, tra bandiere del Pd sventolate al vento e ovazioni: «Stasera sono molto lusingato. Questa per me è la migliore candidatura che mi si possa affidare, la più grande che mi sia stata mai data». Cosa possa succedere adesso non è allo stato prevedibile. Oliverio esce da questa prova legittimato a proseguire nella ricerca della riconferma. Si attende ora una risposta da Roma, possibilmente dal segretario nazionale in persona. Se mai la Calabria rientra nelle preoccupazioni romane.

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