Marca: inaugurata la mostra antologica di Gaetano Zampogna foto

Il Corpo dell'Arte esposto fino al 22 novembre

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    E’ solo una selezione della ricca produzione di Gaetano Zampogna, ma, scelta attentamente dai curatori Teodolinda Coltellaro e Giorgio De Finis, offre abbastanza spunti per accostarsi a un artista raffinato, espressione di fine ‘900 e di tutte le sue inquietudini anche contemporanee. E’ “Nel corpo dell’arte”, l’esposizione inaugurata ieri sera al piano inferiore del Marca, promossa dalla Provincia di Catanzaro insieme alla Fondazione Rocco Guglielmo. Il taglio del nastro ha potuto contare sulla presenza dello stesso artista, nonché su quelle della curatrice Coltellaro e del direttore artistico del Museo, Rocco Guglielmo.

    “Nel corpo dell’arte” presenta ai suoi visitatori 30 opere esemplari delle epoche attraversate dall’artista nel corso della sua produzione, a partire dagli anni ‘80. Una prima sezione è infatti dedicata ai lavori con il collettivo Artmedia: muovendosi nel contesto della società mediale, Zampogna e i suoi guardano all’essere umano, ma soprattutto ai giovani con i loro disagi, con le loro problematiche sociali, mentre vengono proposti giochi, lotterie, gratta e vinci, «giochi semplici – ha spiegato Teodolinda Coltellaro -, in cui loro diventano facili prede e vittime inconsapevoli». Dalle tele, coi giovani e il gioco, ma anche le copertine delle riviste internazionali sugli argomenti più attuali – clonazione, su tutti -, si passa a una sorta di “omaggio” dell’artista ai suoi maestri o predecessori. E’ la sala in cui imponenti stampe ospitano inserzioni “saccheggiate” da Warhol e Lewitt, per esempio. La sala più grande, la prima per i visitatori che accedono all’esposizione direttamente dall’esterno, è infine dedicata all’uomo vittima che si trasforma in carnefice, ma diventa elemento salvifico; è la sezione delle macellerie: su tele prestampate, con fiori e decori shabby, il pittore ha realizzato scene di scannatoi, con le carcasse bene in vista nella loro macabra semplicità. Esempi di rara raffinatezza, queste ultime opere riescono a dare poesia ad ambienti che non paiono averla: addirittura, in uno splendido omaggio a Bacon e perfetta sintesi, Zampogna, ripropone due quarti di un bovino – o suino, non è importante -, che diventano maestose ali che trasformano il presunto macellaio in un angelo.

    Nella sua esaustiva introduzione, Teodolinda Coltellaro ha spiegato come «nelle opere di Zampogna, i segni dell’arte, in quanto portatori di una propria verità sostanziale che sottende al vero, riescono a definire il sistema di segni mediali con ibridazioni creative che ne smontano il potenziale negativo. L’opera diventa luogo d’analisi, ma anche di racconto, di narrazione, che scava nel dato oggettivo smontandolo e rimontandolo secondo regole etiche che affiorano dalle distese inquiete del proprio mondo interiore». Proprio in merito alle macellerie, Coltellaro, nel suo testo critico sulla mostra afferma che queste «preludono a uno straordinario percorso di sintesi operato nella profondità del proprio Io in cui confluisce l’Io sociale. Egli vive pienamente il proprio tempo del quale è testimone disincantato, in grado di cogliere, con la sua sintassi creativa, le discrasie interne al corpo sociale, fin nella carne. Con le “macellerie” Zampogna porta in scena il corpo dell’arte, il vero dell’opera. E il corpo si fa carne e si offre come possibilità di salvezza».

    «E’ una mostra estremamente interessante», ha affermato il direttore Guglielmo, spiegando come l’esposizione rientri nella rassegna “Attraversare il territorio”, nata per dare spazio «ad artisti che vivono e lavorano fuori dalla nostra regione, ma non solo hanno i loro natali in Calabria, ma mantengono un rapporto di lavoro con la propria terra di origine». Zampogna è infatti originario di Scido, in provincia di Reggio Calabria, e vive a lavora da tempo a Roma, ma non ha mai perso i contatti con le sue origini. «Questa mostra che potremmo definire una antologica raccoglie opere espressione della sua ricerca artistica degli ultimi trenta anni. Avrete la possibilità di vedere delle opere che evidenziano la ricerca di sempre nuovi segni e linguaggi che segnano una diversa espressività».

    Di poche parole – come ogni artista che si rispetti -, Gaetano Zampogna: visibilmente emozionato, ha preferito lasciare “la parola” alle sue stesse opere. La mostra potrà essere visitata fino al prossimo 22 novembre.

    Carmen Loiacono

     

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