‘Io, a 81 anni carcerata tra le mura di casa’ foto

L'ascensore é rotto. I gravi problemi di salute non le permettono di utilizzare le scale


di Maria Teresa Rotundo

Prigioniera tra le mura della sua casa, è questa la condizione in cui è costretta a vivere un’aziana donna di 81 anni. La signora Iolanda Daniele, da circa un mese, non può più uscire dal suo appartamento situato al quinto piano di un palazzo popolare di via Teano, nel quartiere Aranceto di Catanzaro, è costretta a rimanere a casa per tutto il giorno, perché l’ascensore condominiale non funziona e lei così anziana e malata non può utilizzare le scale in autonomia.

Una situazione di disagio che l’anziana donna aveva già vissuto lo scorso anno, dopo che la rottura dell’ascensore l’aveva costretta a stare in casa per mesi. A seguito di molte segnalazioni da parte della sua famiglia e di Stefano Veraldi di Fare per Catanzaro, la situazione era tornata alla normalità, ma ora ecco ripresentarsi il suo incubo, l’ascensore è fuori uso.

Sono stanca e amareggiata, non si può vivere così, sono carcerata tra le mura di casa – ha detto l’anziana molto provata – Ho difficoltà a muovermi, non posso uscire per fare la spesa e anche andare dal medico accompagnata da parenti o amici è diventato complicato.” Dal racconto dell’anziana l’ascensore ha smesso di funzionare perché nelle zone comuni del condominio è stata staccata la corrente, nonostante lei abbia sempre pagato le quote spettanti per l’alloggio e il condominio, ma probabilmente non tutti lo fanno: “Quello che mi sta accadendo non è giusto – ha proseguito – ho sempre pagato tutto quello che dovevo e vedermi in queste condizioni per me è umiliante.

Sto soffrendo per questa situazione ma nessuno riesce a venirmi incontro. Sono stanca di chiedere invano aiuto. Nessuno mi ascolta.” Iolanda convive con tanti problemi, quelli di salute prima di tutto, superati tre infarti ha ora difficoltà motorie, problemi alla vista e il diabete, si mantiene con una pensione minima che le basta a stento per comprare le medicine e fare la spesa e a tutto questo si aggiunge la solitudine con cui fanno i conti molti anziani e che, oggi, a lei pesa forse un po’ di più, perché non solo non può ricevere costantemente l’affetto dei suoi cari che vivono lontano da lei, ma che la costringe a stare dentro casa, in attesa di qualcuno che possa accompagnarla fuori, aiutandola a salire e scendere le scale con grande difficoltà.

Cinque piani a piedi e al buio nelle ore serali non sono una passeggiata per un giovane, figuriamoci per un’aziana donna malata come lei quanto possa essere faticoso salire le scale con una busta della spesa o una cassa d’acqua e, va aggiunto, che in queste condizioni, anche poter essere soccorsa in caso di emergenza sarebbe molto complicato. Ecco perché Iolanda e i suoi familiari hanno più volte avanzato la richiesta di un alloggio a lei più consono, magari al primo piano, ma non c’è stato nulla da fare.

Forse c’è chi ha più diritto di lei o forse l’onestà non sempre paga, perché, e questo va detto, in Italia c’è chi con prepotenza occupa alloggi, non paga il canone dovuto e ha un discreto tetto sulla testa e chi, invece, come la signora Iolanda è costretta a vivere in costante disagio pur essendo un cittadino onesto. La solitudine e l’isolamento di Iolanda sono una conseguenza dell’assenza di attenzione verso chi è debole e non mostra prepotenza: “Le persone anziane e oneste non possono essere abbandonate così – afferma il figlio Giuseppe – mia madre è come se fosse invisibile perché nessuno cerca di risolvere il suo problema, è stata dimenticata già un anno fa ed ora siamo al punto di partenza, nonostante i suoi problemi potrebbe vivere con serenità la vecchiaia dopo essersi sacrificata una vita e invece non può farlo.” Basterebbe poco per alleviare la sofferenza di Iolanda e rincuorare i suoi cari.

Basterebbe trovarle un alloggio che non possa causarle disagi, che le permettesse di essere più autonoma e serena. Basterebbe un po’ più di attenzione verso chi vive nelle sue condizioni, verso chi ha bisogno di cure e considerazione, verso chi ha lo sguardo dolce, onesto e sofferente come lei e non ci chiede altro che essere più umani.