Maltrattamenti San Francesco Hospital, annullata ordinanza cautelare

La Cassazione cancella il divieto di dimora per Luca Pilato e rinvia per un nuovo giudizio al Tribunale del Riesame


di Antonio Capria

La Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui il Tribunale di Catanzaro confermava l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Settingiano disposta dal Gip nei confronti di Luca Pilato, operatore socio sanitario della casa di cura San Francesco Hospital accusato di maltrattamenti nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla procura di Catanzaro.

Le indagini, che si sono basate anche sull’esame delle immagini catturate dalle telecamere piazzate dagli inquirenti all’interno della casa di cura di Settingiano, avevano fatto emergere come alcuni dipendenti avrebbero maltrattato gli anziani affidati loro per ragioni di assistenza e di cura, “attraverso gratuite umiliazioni e assumendo un atteggiamento di deliberata indifferenza verso i più elementari bisogni di assistenza dei degenti, nonché tenendo nei confronti di questi una condotta inutilmente severa e mortificante”.

La Corte di Cassazione, pur non mettendo in discussione la valenza indiziaria degli elementi acquisiti durante le indagini, ha ritenuto fondato il ricorso presentato dal difensore dell’indagato, l’avvocato Vincenzo Cicino, nella parte in cui viene evidenziata la carenza di motivazione con riferimento alla corretta qualificazione giuridica dei fatti accertati. Secondo la Suprema corte, infatti, ai fini della configurabilità del delitto di maltrattamenti, l’esistenza in una casa di ricovero per anziani di un generalizzato clima di sopraffazione e violenza nei confronti degli assistiti non esime dalla rigorosa individuazione dei distinti autori delle varie condotte, in quanto il carattere personale della responsabilità penale impedisce che il singolo addetto, in mancanza di addebiti puntuali che lo riguardano, possa essere chiamato a rispondere, sia pure in forma concorsuale, del contesto, anche nel caso in cui ne tragga vantaggio.

Seppure a Pilato sono stati addebitati tre specifici episodi di violenza gratuita posti in essere nella sua veste di operatore socio sanitario ai danni di altrettanti anziani ricoverati nella struttura, ai quali avrebbe sferrato degli schiaffi – episodi che potrebbero integrare gli estremi di singoli reati diversamente qualificati – non è stato chiarito da quali dati informativi potesse essere desunto il carattere abituale di questi comportamenti dell’indagato.

Le condotte dell’indagato non possono quindi essere inserite in un contesto di “continuità” con i maltrattamenti posti in essere da altri operatori nei confronti degli ospiti della struttura, senza precisare in quale maniera e in quale forma tali ulteriori episodi avessero visto coinvolto l’indagato.

I giudici della Cassazione hanno quindi annullato l’ordinanza rinviandola per un nuovo giudizio al Tribunale del Riesame di Catanzaro.