Sanità, Bova: Benzina e minacce, chiederò intervento ministro

Il consigliere regionale: 'Queste condotte saranno valutate nelle sedi opportune, ma ancor prima dovranno dare risposte quei rappresentanti “pubblici” che anziché fare arrestare certe persone, le hanno pure assecondate'

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    ‘Quello che alcuni “precari “ della sanità hanno commesso oggi è senza precedenti e getta un’ombra ancora più allarmante sulla nostra terra. Cospargere di benzina le porte di uffici pubblici, minacciare i dipendenti di dare fuoco ad un intero edificio, è degno di un paese incivile. Queste condotte saranno valutate nelle sedi opportune, ma ancor prima dovranno dare risposte quei rappresentanti “pubblici” che anziché fare arrestare certe persone, le hanno pure assecondate’. E’ quanto afferma il consigliere regionale Arturo Bova in un post su Facebook.

    ‘Da domani tutti saranno giustificati ad armarsi e a minacciare per ottenere il riconoscimento di quello che non è un diritto ma una pretesa arrogante. Il Commissario Cotticelli è un Generale dei Carabinieri in pensione e rappresentante di Governo. La sua condotta è scandalosa e dovrà darne giustificazioni. Ma a questo punto aspetto risposte chiare e nette dal Ministro alla Salute. La Calabria è una emergenza nazionale. A nessuno sarà più consentito di utilizzarla come terre di strategie politiche’.

    Al post segue poi una comunicazione ufficiale sempre da parte del Presindente  commissione consiliare contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa che riportiamo a seguire per intero.

    ‘Quanto accaduto ieri nei locali della struttura “Madonna dei Cieli “, sede amministrativa della Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio“ sebbene attenuato nella sua gravità dallo stato di bisogno in cui versano i c.d. “precari” della Sanità, per larga parte vittime innocenti di quella mala politica trasversale che ha costruito la propria fortuna sulla pelle dei calabresi, non può non essere stigmatizzato e rischia di costituire un precedente estremamente pericoloso per i giorni che verranno.

    Luoghi pubblici occupati, benzina sparsa sugli arredi, sulle porte, minacce di appiccare il fuoco, benzina cosparsa sul corpo, minaccia di lanciarsi nel vuoto o di darsi fuoco, attimi di terrore per chi ha avuto la sfortuna di essere chiamato a trovare soluzioni a disastri altrui, cercando di salvaguardare le ragioni di quei lavoratori alla ricerca di uno “status” che qualifichi la loro posizione lavorativa, ma tenendo presente che la legge è un limite invalicabile anche per la Pubblica Amministrazione e che le legittime aspettative di quelle categorie di lavoratori non possono non essere contemperante con le legittime aspettative di chi ha vinto un concorso pubblico e da anni è inserito in valide graduatorie in attesa dell’agognato contratto.

    Cercherò di ricostruire la vicenda affinché tutti abbiano contezza degli accadimenti nella loro reale portata.

    La vicenda origina da un’altra triste pagina della Sanità calabrese, manifesto pubblico della bieca pratica del voto di scambio, e impresso nella memoria calabrese con il nome di scandalo della Fondazione Campanella.

    Il Centro Oncologico in cui si assumeva a chiamata diretta, dimenticando che nella Sanità Pubblica occorre essere vincitori di concorso per essere assunti. 

    Tutto parte dall’anno 2015 allorquando, a seguito della chiusura della Fondazione Campanella, il Commissario Scura autorizzò un concorso per assunzioni a tempo determinato della durata di 1 anno che , quindi, avrebbero dovuto scadere nel 2016.

    Il concorso fu espletato dalla Ao “Mater Domini” e dalla relativa graduatoria, in cui si collocarono in posizione utile gli OSS e gli Infermieri della ex Fondazione Campanella, si attinse per assumere personale sia presso il Policlinico Universitario “Mater Domini” che presso l’Ospedale Civile Pugliese di Catanzaro.

    Da allora quei contratti sono stati sempre prorogati in entrambe le strutture ospedaliere.

    La disciplina dei contratti ‘flessibili’ è sancita, per le pubbliche amministrazioni dall’art.36 del Testo Unico del Pubblico Impiego (D.lgs. n.165/2001 e smi) che, a sua volta, rinvia all’art.19 del D.lgs. n.81/2015.

    Le norme citate stabiliscono che al contratto di lavoro subordinato può essere apposto un termine di durata non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque non eccedente i ventiquattro mesi, solo in presenza di alcune tipiche condizioni.

    Il citato art.19 consente ai Ccnl la possibilità di deroga. 

    Nel caso di specie l’art.57 del Ccnl del Comparto sanità prevede il termine massimo di 36 mesi, superabile, relativamente al personale sanitario, di non oltre 12 mesi, fino ad una durata massima di 48 mesi.

    Nel novembre 2018 il Commissario Scura, il Direttore Generale Panella ed il Sindaco di Catanzaro, sottoscrissero un accordo con cui, avvalendosi del citato art. 57 del Ccnl del Comparto Sanità, il Commissario Scura autorizzò la proroga dei contratti precari OSS e Infermieri del Pugliese sino al completamento delle procedure concorsuali – che nel frattempo erano state bandite – e comunque non oltre i 48 mesi che, per quanto detto, rappresentano il termine massimo.

    I concorsi per Oss e Infermieri, furono conclusi a febbraio. L’Azienda ha assunto i vincitori e avrebbe dovuto far cessare tutti i contratti di coloro che erano stati assunti a tempo determinato.

    È bene precisare che quasi tutti gli Oss e Infermieri c.d. “precari” purtroppo non avevano superato il concorso.

    Per evitare che tanti madri e padri di famiglia perdessero il lavoro, per altro in una impellente necessità di assicurare i Lea di settore, il Commissario Cotticelli, con due ulteriori verbali di marzo e di maggio 2019, autorizzò le Aziende a mantenere in servizio il personale sino al 31 dicembre 2019. 

    Tale autorizzazione ovviamente non può che valere nel rispetto della legislazione vigente che, per quanto detto, non consente di superare i 48 mesi, durata peraltro espressamente richiamata nel succitato accordo con il Commissario Scura.

    E’ proprio in ordine al rispetto di tale limite massimo  che nella vicenda si inserirono gli idonei delle graduatorie OSS e Infermieri del Pugliese che, rivendicando il proprio diritto a veder avvivato lo scorrimento della graduatoria relativa all’ espletato concorso, ottengono dal Commissario Cotticelli la rassicurazione che saranno assunti sui posti resi liberi.

    Il 1° settembre 2019 il contingente di personale precario ‘più anziano’ ha raggiunto i 48 mesi e conseguentemente è cessato dal servizio. Poiché, progressivamente, tra settembre e ottobre, un significativo contingente ‘precario’ avrebbe raggiunto i 48 mesi, con nota del 10/09/2019, la Direzione dell’ A.O. “Pugliese-Ciaccio”, rappresentava al Commissario Cotticelli i problemi che ne sarebbero derivati per l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza.

    Il Commissario Cotticelli, con nota dell’11/09/2019, autorizzava il Direttore Generale dell’ Ao “Pugliese- Ciaccio “ ad assumere personale a tempo determinato, ove ciò si fosse reso necessario per garantire i Lea. In quella nota si precisava, tra l’altro, che “. . . E’ di tutta evidenza che l’assunzione di personale a tempo determinato va effettuata mediante l’utilizzo delle graduatorie valide presenti in Azienda ricorrendo, in mancanza, a quelle delle altre Aziende del SSR”.

    Letti in combinato disposto, il citato art.57 Ccnl Sanità, l’autorizzazione concessa dal Commissario Scura nel verbale del novembre 2018 e la nota del Commissario Cotticelli da ultimo richiamata, il principio che ne deriva impone che al raggiungimento dei 48 mesi il rapporto di lavoro del personale precario deve cessare e, al fine di garantire i Lea, occorre assumere dalle valide graduatorie risultate dal concorso OSS e Infermieri espletato dalla A.O..

    Nulla contro i c.d.”precari”, per i quali si impone un piano di salvaguardia, attesa anche la necessità di non disperdere il patrimonio di formazione che oggettivamente rappresentano, trattandosi di gente che conosce il “mestiere”.

    Ma qualunque sia l’obbiettivo e la priorità delle esigenze contrapposte, giammai si potrà prescindere dal rispetto delle regole.

    A suffragare ulteriormente siffatta impostazione militano, altresì, 

    1)- Il rifiuto dell’Ufficio del Personale dell’Azienda Pugliese di proporre un atto deliberativo in tal senso in quanto contrario alla legge;

    2)- Un espresso parere legale reso in tal senso dall’Ufficio Legale dell’Azienda Ospedaliera.

    Entrambi gli Uffici evidenziano come l’art.1 della legge regionale c.d. ‘salva precari’ nulla dice in merito alla possibilità di superamento del limite massimo dei 48 mesi ( “Al fine di garantire il diritto alla salute e l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, per i contratti a tempo determinato o flessibile del personale che presta servizio presso le Aziende sanitarie e ospedaliere della Regione Calabria, compresi i rapporti di lavoro cessati nell’ultimo periodo, è disposto il rinnovo fino al 31 dicembre 2019” ).

    Il Direttore Generale f.f. della Ao altro non aveva fatto che applicare la legge e le dirette “inequivoche e tassative “ fornite dai Commissari di Governo.

    Resto basito nell’apprendere che il Commissario Cotticelli, non solo abbia disatteso la sua stessa nota dell’11 settembre che imponeva di attingere dalle graduatorie valide, ma nulla ha fatto e/o detto a fronte di un atteggiamento così grave di protesta messo in campo ieri da alcuni c.d. “precari”. 

    A fronte di diversi ipotesi di reato, avrebbe quantomeno dovuto stigmatizzare quella condotta, non fosse altro perché è un ex Generale dei Carabinieri che tanto bene ha fatto durante il suo onorato servizio.

    Nulla di tutto questo!

    L’ex Generale Cotticelli, giunto sul posto accompagnato dal Sindaco Abramo, dimenticando le “sue” direttive precedentemente impartite, gli obblighi di legge, il silenzio colpevole mantenuto a fronte degli allarmi lanciati dalla Direzione Generale, incurante del suo ruolo di rappresentante di Governo chiamato più di ogni altro al rispetto delle regole e della presenza delle Forze dell’Ordine, preoccupate che la situazione potesse degenerare, alla presenza di quella moltitudine di persone altro non ha saputo fare che chiedere al direttore generale se era disponibile a dimettersi.

    Ma come, anziché difenderlo, anziché giustificare il suo operato, anziché ricordare ai manifestanti quali fossero le regole da applicare e rispettare, anziché esprimere una condanna netta di quel modo di agire che offende la tradizione democratica della protesta sindacale, chiede, con fare pilatesco, a colui che aveva eseguito i suoi ordini, di dimettersi senza dare spiegazione alcuna della richiesta.

    Con altrettanta arroganza, mi spiace dirlo, davanti a tutti come un novello tribuno della plebe, chiede la disponibilità di una stanza nella sede della Azienda Sanitaria e dice ai manifestanti: “ adesso il problema lo risolvo io “.

    Subito dopo, unitamente alla rappresentanza di quei lavoratori e ad un sindacalista dell’USB, sindacato di base peraltro neanche firmatario di CCNL, ha sottoscritto un accordo di dubbia legittimità e comunque esorbitando le sue attribuzioni, nominando l’avv. Preianò, dirigente dell’Azienda in utilizzo temporaneo presso il Dipartimento Sanità, ‘Soggetto attuatore’ per l’adozione di un provvedimento amministrativo che consenta l’assunzione di costoro, oltre dunque il limite di legge dei 48 mesi, e la stipula di un contratto di lavoro sino al 31 dicembre 2019.

    Non vi è dubbio alcuno che il gesto compiuto dal Commissario Cotticelli ecceda le sue competenze e i limiti di legge e impone un intervento diretto e non più procrastinabile del Ministro della Salute, al quale mi rivolgo apertamente ribadendo, ancora una volta, di guardare alla Sanità calabrese come una delle principali emergenze nazionali.

    Siamo arrivati alle scene di guerriglia urbana. Cosa deve succedere di più?

    Le regole sono diventate un optional persino per chi è lautamente pagato per farle rispettare.

    Da domani in avanti, chiunque si sentirà autorizzato e spronato a ricorrere alla violenza, alla minaccia e agli attentati come strumenti legittimi di rivendicazione dei propri diritti.

    Non è così che si salva la Sanità calabrese, non è così che si assicura il posto di lavoro alle persone’.

     

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