Allotta (sindacato polizia Pnfd): ‘No al bavaglio sui social’

'Oltre a rischiare la vita con gli stipendi tra i più bassi d’Europa, da oggi i poliziotti rischieranno pure sanzioni “disciplinari e/o penali” se eserciteranno un loro diritto sancito dall’art.21 della Costituzione'

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    ‘Arriva il bavaglio per le divise-“Non dovete lamentarvi sui social’” Paradossale che un Paese che si professa democratico voglia esercitare una funzione così dominante al punto imporre una sorta di bavaglio alle forze di polizia! E’ quanto sostiene il Sindacato Polizia Nuova Forza Democratica, guidato da Ettore Allotta nella sua qualità di Segretario Generale Provinciale di Catanzaro.- Il Sindacato di polizia Pnfd va all’attacco: nessun bavaglio per chi esprime la propria opinione con pacatezza ed educazione, per chi manifesta eventuali disagi o estrinseca a mezzo un social il proprio stato perché è contrario ad ogni forma di democrazia.- Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani- Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

    – Quella democrazia tanto decantata dagli Organi di Stato verrebbe scudisciata da questa idea di imbavagliare le forze di polizia impedendo loro di esprimersi sui social network (che come ormai è risaputo costituiscono un vero e proprio scambio in tempo reale di opinioni con altri soggetti). Una tale imposizione sarebbe una frustata sula schiena della nostra democrazia. I social ( ad esempio Facebook ) sono, praticamente, equiparati a un vero e proprio mezzo di stampa e impedire agli agenti di polizia di usufruirne rappresenta praticamente una sorta di discriminazione vera e propria. Come a dire “tutti possono usare i social ed esprimere le proprie opinioni o idee purchè costruttive ma non gli agenti di polizia”.

    Deve osservarsi – sostiene Allotta – che anche una lamentela può e deve essere intesa come una critica costruttiva in quanto la lamentela in se stessa indica che vi è qualcosa che non va. Né può passare per buono – insiste Allotta – il fatto che essendo appartenenti alle Forze di Polizia gli agenti devono astenersi dal lamentarsi o dall’esprimere opinioni anche forti perché a questo punto anche i Giudici presenti con i loro profili su Facebook o gli stessi Parlamentari non dovrebbe usare i social. Il Sindacato di Polizia Pnfd non accetta questa sorta di bavaglio virtuale in quanto limita senza dubbio la libertà di pensiero degli Agenti di Polizia che già hanno una vita molto sacrificata e rischiosa.

    Dopo i tentativi di accentrare il controllo su tutte le indagini e sulle cd “fake news” – poi bocciati – puntualmente e fortunatamente dalla Corte costituzionale e dall’Onu – dunque adesso il Capo della Polizia vorrebbe limitare pure la libertà di manifestazione del pensiero dei poliziotti sulle pessime condizioni in cui sono costretti a lavorare, tra “scarsa sicurezza”, “materiale inadeguato”, “poche risorse”, “addestramento insufficiente” e la triplicazione dei suicidi tra le Forze dell’ordine, causati in gran parte da un ‘disagio organizzativo’ ormai sotto gli occhi di tutti. E non è un eufemismo sottolineare che tale situazione è gravissima e potrebbe anche essere una causa scatenante nel tragico ed elevato numero di suicidi fra le forze dell’Ordine.

    Ed anzi, esprimere il malcontento o il proprio disagio anche sui social potrebbe essere considerato uno strumento di notevole importanza atteso che ci troviamo in un mondo ormai governato anche e con la cibernetica e i messaggi di disagio potrebbero essere raccolti da più persone contestualmente e salvare una vita umana. Sui social come ben si sa si allacciano amicizie, si cementificano ancora di più amicizie già esistenti e si supera la paura di parlare e di confessarsi con molta più facilità. Allotta rincara la dose: ‘Oltre a rischiare la vita con gli stipendi tra i più bassi d’Europa, da oggi i poliziotti rischieranno pure sanzioni “disciplinari e/o penali” se eserciteranno un loro diritto sancito dall’art.21 della Costituzione . Chissà cosa ne penserà la Cedu – Corte europea dei diritti umani e ciò non può assolutamente essere consentito per la assoluta tutela della libertà di espressione e manifestazione del pensiero’.

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