L’INTERVENTO, Romano Pitaro: Tristezza per la morte di Sergio Mirante

'Questo e' il ricordo mio di Sergio. La risata lieve che gli illuminava lo sguardo, l'eloquio pacato privo di saccenteria e incline a esaminare col distacco necessario cio' che non si sa, l'intelligenza versatile'

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    di Romano Pitaro*

    “Un grido e’ stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perche’ non sono piu'” (Matteo 2-18). La morte improvvisa di Sergio Mirante e’ un dolore sconfinato che annienta ogni parola (“tutte le parole sono logore”) e incrina la fiducia nel Verbo (Giovanni). E subito richiama quanto papa Francesco ha detto durante la prima udienza generale del 2017 dedicata alla seconda moglie di Giacobbe, Rachele:”Davanti alla tragedia della perdita dei figli una madre non puo’ accettate parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non puo’ e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionato all’amore”.

    Terribile questa morte che scuotendo profondamente la comunita’ di Sellia Marina, “rompe il mare di ghiaccio” dentro tutti noi che abbiamo avuto la gioia di conoscere “il gigante buono” (come lo chiamano i suoi amici) e che col suo tragico incombere oscura tutto, cielo e terra, e invade di disperazione i cuori dei parenti piu’ stretti di Sergio. Come si puo’ interrompere la vita di un “giovane guerriero” bello e forte, tendendogli un agguato a sangue freddo? Non si accetta neppure se, intenti a penetrare la morte con la ragione, cerchi un appiglio nel fantasmagorico universo mitologico, dove c’e’ spazio per ogni uguale e contrario.

    Sergio sorseggiava succo di mirtilli, le mattine estive al bar. Si aggiungeva al gruppo d’amici e, con la leggerezza fresca, profumata e vibrante dei trent’anni, sussurrava idee, progetti, sogni. Spaziava dalla crisi dell’architettura contemporanea agli impegni sportivi (era un atleta) e confidava il desiderio, che sentiva forte, di occuparsi in prima persona di temi ambientali.

    Questo e’ il ricordo mio di Sergio. La risata lieve che gli illuminava lo sguardo, l’eloquio pacato privo di saccenteria e incline a esaminare col distacco necessario cio’ che non si sa, l’intelligenza versatile e un’apprezzabile capacita’ di ascolto. Tutto intorno, in quei giorni di sole e mare, sembrava perfettamente aderente alla sua voglia di fare, dire, dare, migliorarsi. Aveva davanti milioni di giorni, da dove e’ sbucato Il mostro crudele che l’ha fatto capitolare?

    L’antico e il nuovo Testamento invitano a scrutare gli orditi misteriosi di un Dio che pero, se pure esiste, qui (come purtroppo tante altre volte) semplicemente non appare giusto. Ai suoi genitori a sua sorella, a Peppe Madia, zio orgoglioso dei successi di questo meraviglioso ragazzo, un abbraccione affettuoso. Vi siamo vicini, sebbene con la nostra parte di umana impotenza, in questo terribile frangente. Facciamo, tutti, proviamoci, che il pianto non sommerga la speranza. Che non l’abbia vinta l’inquietante e problematico piccolo gioello della letteratura biblica (cosi presenta il libro di Qhoelet Gianfranco Ravasi) quando afferma:”Si, tutto e’ vuoto.Tutto il futuro non e’ che vuoto”. Forse, per scongiurare l’angoscia, e’ alla biblica Rachele, (“questa donna che ci parla della speranza nel pianto”) che dobbiamo guardare.

    giornalista

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