Callipo e i mutevoli e liquidi scenari della politica calabrese

La candidatura dell'imprenditore vibonese divide e a volte spacca

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    di Lello Nisticò

    La validità di una scelta politica o di una candidatura si misura in due modi divergenti e non necessariamente contrastanti: dall’ampiezza del consenso o dall’asprezza del contrasto. A leggere le prime reazioni alla dichiarazione di interesse di Pippo Callipo e all’appello fortemente motivante di Nicola Zingaretti sussistono ambedue i parametri.

    Iniziamo a considerare le voci contro, perché da questo lato ci sono da fare alcune distinzioni importanti. Se vogliamo, di ordine psicologico.

    Ci sono quelle dettate se non proprio dalla paura, certo dal timore che il sì di Callipo possa guastare l’andamento tutto sommato scontato con cui si attende lo svolgersi della campagna e l’esito del voto. A questo ordine di reazione possiamo annoverare quella di Cristian Invernizzi, il coordinatore lombardo della Lega in Calabria: «Non nascondiamo un certo stupore riguardo il fatto che Callipo, già candidato come presidente contro il Pd nel 2010, abbia deciso di fare una scelta in antitesi con la sua storia politica». Come vedremo, questa critica si ripete da più parti, quasi in prima battuta, come fosse in qualche modo facilmente appetibile e di immediato uso.

    Ci sono poi le reazioni attribuibili alla rabbia. È quella di Luigi Guglielmelli, segretario della federazione dem di Cosenza e ortodosso oliveriano:  «Callipo appartiene per cultura, storia e visione alla destra padronale e autoritaria», e, più avanti: «mi farò carico di presentare ai nostri dirigenti nazionali operai, studenti, lavoratori e sindacalisti calabresi visto che oltre alla vecchia Confindustria non si è riusciti ad andare per ricercare un candidato».

    Il consenso è, naturalmente, più ragionato e tende, in linea generale, a essere il più ecumenico possibile. Occorre recuperare terreno e tutte le spinte possono essere utili. Prendiamo una voce per tutte, quella di Mimmo Battaglia, capogruppo Pd al Consiglio regionale, con il suo appello «al mondo del Pd e al centrosinistra a fare quadrato e squadra attorno alla candidatura di Pippo Callipo, perché uniti si può vincere. In questo momento bisogna pensare al bene dei calabresi e a un passo indietro rispetto a personali aspirazioni per il bene della nostra terra, che non può essere regalata al centrodestra».

    Insieme a Battaglia, rimarcando l’alto profilo del candidato invogliato direttamente da Zingaretti, c’è tutta l’ala “ufficiale” del Pd, non tanto perché stia necessariamente con il segretario o con i suoi confusi inviati Oddati e Graziano, quanto per essere anti-Oliverio o solo semplicemente a-Oliverio. In questo senso sarà interessante osservare, da qui alla compilazione delle liste, quale sarà il dislocamento dei vari apparti afferenti ai Partito democratico. In soldoni, se prevarrà l’aspetto “regionalistico”, sensibile all’influenza propria di cinque anni di potere in termini di assessorati e dipartimenti, oppure l’aspetto più propriamente “politico”, teoricamente più aperto alla transizione verso il nuovo cui aspira Zingaretti. Da notare che non manca chi molto bruscamente afferma che il dilemma in realtà non esiste, essendosi il Pd calabrese praticamente auto dissolto dopo anni di non discussione, non azione, non ricevuto.

    Sulla critica più immediata a Callipo, quella di essere tendenzialmente di destra e di estrazione padronale, ricordando il suo passato da presidente di Confindustria e di antagonista dei candidati di centrosinistra nelle passate regionali. In questi casi, è buona cosa storicizzare e contestualizzare. Quale fu l’impatto di Callipo da presidente degli industriali nella Calabria del dopo Fortugno, quali furono i passaggi che lo portarono a presentare la sua candidatura in antitesi a Loiero, perché tra Ferro e Oliverio nel 2014 tendenzialmente sembrò favorire l’allora esponente di Forza Italia. Sono mutevoli e liquidi gli scenari della politica, soprattutto quando è molto vicina alla gestione del potere, come capita nelle Regioni. Ci sarà modo, in questa campagna elettorale per discuterne con Callipo. Anche perché sarà un tormentone a cui dovrà farci il Callo.

     

     

     

     

      

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