La folla sul corso di Catanzaro e la città ritrovata per amore

L'intervento di Franco Cimino. E in molti si chiedono: 'La domanda che molti si pongono, come sempre negli eventi particolare, è: “perché tanta gente e all’improvviso?'

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    di Franco Cimino

    Domenica sera c’era tantissima gente sul Corso che si faceva fatica a camminare. La via più bella e importante era stata chiusa al traffico. Famiglie intere con bambini piccoli, tenuti dalla mano o sottocchio, altre, di giovane nascita, con le carrozzelle si “ confruntavano” con una quantità incalcolabile di ragazzi e giovani, che, con i primi corteggiamenti o con i fidanzatini mano nella mano, andavano che sembrava danzassero sui loro anni. C’erano catanzaresi di tutte le età e di tutte le condizioni sociali, professionisti e non, aristocratici con il nasino in su e umilissime persone, danarosi e senza una lira in tasca, tutti uguali in questa via lunga ed elegante come un fiume che scende per baciare il mare. E c’erano anche i catanzaresi più belli e delicati, quelli che talvolta dimentichiamo da qualche parte dove possano “ disturbare” meno, eppure la loro memoria è forza per noi e la Città. Anche loro, per nulla spaventati dalla folla, camminavano a passi meno incerti di quelli al chiuso di pochi metri quadri. Sono i nostri “vecchi”. Bisognava vederli uno per uno, tutti eleganti e raffinati, abiti colorati sotto il bianco dei capelli, uno spettacolo ! La domanda che molti si pongono, come sempre negli eventi particolare, è: “perché tanta gente e all’improvviso?” Le risposte, le solite: “ è Natale “, quella comune. “ È perché anche quest’anno sarà tre volte Natale”, la puntuale risposta del Comune. Se è merito del Natale o, come dicono le pur legittime dichiarazioni euforiche degli amministratori, perché, almeno una volta alla settimana, non si organizza un qualche natale casereccio e laico, ovvero una delle tante manifestazione che a poco prezzo potrebbero essere messe in piazza? Gli amministratori, che scoprono la Città solo nella settimana di Natale, sono più colpevoli, rispetto alla sua solitudine, molto più che i catanzaresi che, per presumibile mancanza di eventi, la lasciano sola. La verità, invece, sta in ciò che molti, specialmente nella politica cittadina e in gran parte della categoria dei commercianti e di chi li rappresenta, non vogliono capire. Io da sempre la riassumo in un mio slogan che è diventato un metro di misura del mio amore verso Catanzaro tutta, ché Catanzaro e tutta e una, unità anche territoriale indivisibile( fa sempre bene ripeterlo per i tanti ancora “ secessionisti” del nord o del sud, nostrani). Io mi ripeto continuamente: “ quando la Città chiama, rispondo presente.” Finora, mi è riuscito di farlo. La folla di ieri( e non è la prima volta) dimostra che questo detto valga anche per gli altri. Se li chiami, i catanzaresi, scendono in massa e si “ radunano” come per appuntamento. I catanzaresi amano la loro Città e di essa ne apprezzano gli spazi fisici. Li sentono adatti, abiti diversi realizzati su misura per ciascuno di loro. Amano il loro mare, come pochi. Amano ancor di più il loro Corso. Passeggiandolo, a tutti, anche ai giovani che non conoscono la storia di questi tre colli magnifici, sembra di camminare su un passato lungo e buono, che gratifica e inorgoglisce, vieppiù tranquillizzando sulle triste sorti odierne che potranno essere ribaltate. Corso Mazzini è un tuffarsi nel mare restando in centro. Lo consente il magnifico balcone di Bellavista. Corso Mazzini è la magia dell’incontro. Con la Città e la sua storia. Con se stessi e la propria storia. Con gli altri e l’identità cittadina, altrimenti perduta. Una forma antica d’incontro, bello, vero e pulito, si è verificata proprio domenica. Quanti hanno rivisto, invecchiato magari, quell’amico e quel conoscente che non vedevano da tanto e anche quello con cui in passato hanno avuto un qualche screzio o la solita antipatia? Con difficoltà degli spazi, molti si sono abbracciati e riconosciuti. È stato bello vederli ridere insieme e ricordarsi e…perdonarsi. Non è l’atmosfera del Natale che ci fa buoni, questa riguarda solo i cattivi di razza, quei soliti che li riconosci subito dall’ipocrisia con cui veicolano gesti stereotipati e la parola ridondante e affettata di falso buonismo. I catanzaresi li fa buoni la Città. Taluni di più essi, a volte pochi a volte tanti, quando appaiono diversi( un po’ maldicenti, un po’ egoisti, un po’ invidiosi), è perché hanno perso il contatto fisico con il proprio perimetro urbano, hanno smarrito il senso della comunità. Insomma, non si sono incontrati. Con l’altro. Con i luoghi. Con la propria immagine riflessa nei muri e nelle strade. No, non è il Natale, non è neppure Tre volte Natale, che fa ci fa buoni, ma è la Città. Il problema, che è politico, è quindi di farli incontrare, i catanzaresi, che domenica, scendendo a frotte, hanno solo manifestato il recondito desiderio di abbracciarsi. Di stare insieme, guardarsi negli occhi. E perché no? toccarsi sgomitando tra la folla senza infastidirsi , anzi rivolgendosi il reciproco “ scusami”.
    Torna qui il tema controverso della “ chiusura del Corso”. A Catanzaro un’amministrazione pigra e timorosa, al pari delle precedenti, non vuole ricordarsi che Catanzaro è l’unica città in Italia che non ha la cosiddetta isola pedonale. Una insistita ignoranza politica, ancora porta chi ci governa a considerare il chilometro più bello del Paese come una qualsiasi strada interna e ne tratta, anche con grave ignoranza, come questione tecnica della viabilità. Infatti, la grande rivoluzione più recente è stato il cambio del suo senso di marcia. Di marcia…degli autoveicoli. La geniale ragione addotta è stata quella di far entrare e… uscire più facilmente i mezzi motorizzati dalla Città. È del tutto evidente l’assurdità anche logica di tale posizione. Pe due motivi, almeno. Il primo è che la viabilità non riguarda solo lo spostamento delle automobili e neppure il migliore scorrimento del loro traffico. Il secondo, è che la corretta gestione del traffico automobilistico serve per liberare gli spazi vitali da tutto ciò che li inquina, rumore dei motori e delle ruote sull’asfalto compresi. Queste ragioni si determinano nel principio più antico dal quale sono nate le Città, che sono fatte per gli uomini. Tale principio resta invariato, nonostante la modernità e la tecnologia impongano l’utilizzo di mezzi sempre più comodi e veloci per gli spostamenti. La Politica ha come compito anche quello di saldare innovazione e conservazione, tecnologia e “nostalgia”, velocità e lentezza, baldoria e quietitudine. Per dirla in soldoni, le gambe delle persone e le ruote delle automobili. Le intelligenti e corrette amministrazioni si impongono l’obbligo di disegnare continuamente la Città, per liberarla non per imprigionarla. Per farvi entrare le persone e fare uscire le automobili. I Centri storici si conservano perché non sono stati pensati per il traffico veicolare. Sono stati costruiti per farvi camminare liberamente le persone. Catanzaro può restituire se stessa ai suoi cittadini riservando l’esclusivo utilizzo degli spazi antichi, quindi Corso Mazzini, a chi vi ci cammina. Si ha paura per il “traffico commerciale” che, dicono, di riduca enormemente. Pregiudizio e ignoranza, anche questo. Dappertutto, la chiusura al traffico funziona anche per l’opposto di questa preoccupazione, le vendite aumentano ed è facile immaginare il perché. Per noi, crisi economica e conseguente povertà delle famiglie permettendo, la difficoltà di fare acquisti( se fosse oggettivamente valutabile) è data da pigrizia e cattiva abitudine. Il Comune si faccia educatore e persuasore della “ esistenza conveniente” e della vivibilità urbana e umana, si lasci il tempo giusto del convincimento, e si vedrà presto come il Corso restituito alle persone, il Centro Storico alla Città, cambierà il volto di Catanzaro restituendole tutta la bellezza che ancora conserva. È qui, dalla sua bellezza, dalla cultura dei luoghi, che nascerà una nuova coscienza civile, una permanente prosperità e buona ricchezza per tutti.
     

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