Terremoto Commissioni: dato numerico, giudiziario e quello politico

L'inchiesta era partita per verificare la posizione di alcuni alla fine ha coinvolto la maggior parte degli eletti indistintamente TERREMOTO AL COMUNE, 29 INDAGATI (NOMI E VIDEO)

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    di Giulia Zampina

    A leggere tutte le cifre, riconosciute a titolo di rimborso per la presenza nelle commissioni ai consiglieri a cui oggi è stato notificato un avviso di conclusione indagini, si direbbe che nessuno si è fatto ricco percependo le somme contestate, che in un paio di casi superano 1.000 euro, ma per lo più non vanno oltre le 500 euro, per alcuni addirittura si parla di 192 euro.

    Il discorso cambia quando si passa ad analizzare i rimborsi alle tre aziende coinvolte, dove i numeri diventano più importanti, € 103.160, € 78.749, € 23.179  € 18.391 e 46.190. Il capo di imputazione, in questo specifico caso, è per tutti lo stesso. Tre consiglieri comunali sarebbero stati assunti in maniera artificiosa per garantire un rimborso anche laddove la loro assenza dal posto di lavoro era giustificata da attività politica che poi di fatto, secondo gli atti di indagine, non svolgevano.

    L’attività di intercettazione è costata oltre 15.000 euro.

    E’ evidente che la scelta è stata quella di mettere sotto i riflettori un sistema, quello appunto degli eletti negli enti locali,  che certamente non è tra i migliori dal punto di vista di garanzia del monitoraggio capillare. Il cerchio più piccolo tra quelli concentrici che formano l’immenso mare della politica. 

    Ma i riflettori in qualche caso hanno sbagliato anche direzione.

    Capita infatti di leggere negli atti dell’inchiesta che ad uno degli indagati sia contestata la partecipazione nella stessa ora e nello stesso giorno ad una commissione provinciale. Solo che lo stesso consigliere comunale non ricopre la medesima carica all’interno dell’ente intermedio, quindi mai avrebbe potuto partecipare ad una riunione di commissione a Palazzo di Vetro. 

     La Pubblica amministrazione è quel luogo franco in cui le regole sono certe in quanto esiste un diritto chiaro e codificato, ma la loro applicazione, anche dal punto di vista giudiziario, è abbastanza elastica, si sceglie di notificare una conclusione indagini datata  ottobre 2019, il 13 di dicembre, circa 45 giorni dopo e a 13 giorni dalla presentazione delle liste per le candidature alle elezioni regionali in cui, direttamente o indirettamente i soggetti indagati saranno coinvolti. 

    Un’inchiesta partita da un esposto, alimentata anche da allegati costituiti da “scatti rubati” che avrebbero dovuto certificare l’assenza o la presenza di questo o quel consigliere ad una seduta di commissione.

    Indagini andate avanti con l’incrocio di immagini ed intercettazioni, per alcuni sicuramente probanti di una condotta non consona al mandato elettorale ma che  oggi si sono concluse con un indistinto atto di accusa per 29 consiglieri comunali.

    Gli indagati avranno modi e tempi per chiarire le loro posizioni. Eventuali responsabilità andranno accertate e, laddove ne sussistano i termini, adeguatamente sanzionate.

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