Al Comunale la ‘musica pericolosa’ di Piovani dà emozioni

Il percorso della serata è un viaggio tra alcuni dei capitoli più significativi che hanno caratterizzato la carriera artistica del Maestro tra teatro, cinema e televisione

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    Chi ha assistito almeno una volta ad un concerto di Nicola Piovani sa quanto per il pianista e compositore Premio Oscar la parola sia un elemento centrale del racconto musicale. Anche ieri sul palco del teatro Comunale, gremito in ogni ordine di posto, il maestro ha rinnovato il suo abituale rito di condivisione con il pubblico in occasione dell’atteso appuntamento nell’ambito della stagione promossa da Ama Calabria.

    “La musica è pericolosa” è il titolo del viaggio che ha visto Piovani in veste di ideale direttore d’orchestra affiancato da una squadra di strumentisti ben composita e variegata: Marina Cesari a sax e clarinetto, Pasquale Filastò a violoncello e chitarra, Ivan Gambini alla batteria e percussioni, Marco Loddo al contrabbasso e Rossano Baldini alle tastiere.

    Il maestro sul palco tiene più volte a specificare che per lui il mondo delle sette note rappresenta una fonte di allegria, ma anche di dolore, e per questo “pericolosa”. Il percorso della serata è un viaggio tra alcuni dei capitoli più significativi che hanno caratterizzato la sua carriera artistica, tra teatro, cinema e televisione, scandita da tanti incontri straordinari. Si inizia da due personaggi del calibro di Fellini e Monicelli con cui collaborò per le colonne sonore di titoli come “Intervista”, “Ginger e Fred”, “Speriamo che sia femmina” e “Il marchese del Grillo”.

    E’ una musica sempre “parlata” quella proposta da Piovani che sceglie di dare una nuova veste a quelli che sono diventati dei classici ascoltati tante volte. Eppure, arrivato alla soglia dei 73 anni, il maestro trasmette una gran voglia di divertirsi, spingendo sul tasto dell’(auto)ironia e della libertà espressiva. Ad accompagnare le tappe di questo viaggio sono le scene di film, cartoline del passato, ma anche immagini oniriche e fantasiose come quelle disegnate da Manara per la parentesi dedicata alla rilettura del mito di Orfeo.

    Piovani lascia per ultimo il trittico ispirato dalla forma canzone per regalare al pubblico il climax di emozioni. “Quanto t’ho amato” suggella in pochi minuti il processo creativo condiviso con due interpreti del dono della parola come Benigni e Cerami. “Il bombarolo” richiama alla memoria l’indimenticabile esperienza vissuta al fianco di De Andrè per “Storia di un impiegato”, con il celebre riff nato quasi per caso, dalle variazioni di tre note uscite fuori dallo scrigno dei ricordi d’infanzia.

    “Caminito”, infine, offre al pubblico l’occasione di riascoltare la voce unica e magnetica di Marcello Mastroianni, accompagnata dal pianoforte che qui diventa uno strumento in grado di rinnovare l’emozione di un altro incontro straordinario, rimasta intatta nel tempo. Il finale è tutto per il capolavoro che non può mancare, “La vita è bella”, su cui si accendono le luci degli schermi smartphone per immortalare il momento. Applausi a scena aperta, un altro viaggio è arrivato al termine regalando esattamente ciò che ci si aspettava.

    d. i. 

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