La ‘congrega’ e i catanzaresi rendono omaggio al morzello foto

Ieri tradizionale riunione in attesa della cena del 31

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    Di Elisa Giovene 

    “ T’a dde sculara gargi gargi” – “ti deve scolare dalla bocca”- ciò si riferisce al sugo del particolare piatto del “morzello” ed è così che i catanzaresi ritengono si debba gustare il “re” della cucina tipica della città. “’U morzeddhu”, ( da “morzha, morzha” ovvero “piccoli pezzi”) resta in cima alle “classifiche” delle pietanze preparate nel capoluogo, da considerare un “must”, da consumare sempre e in maniera particolare la sera del 31 dicembre. A fine anno, dunque, sulle tavole dei cittadini catanzaresi non mancherà di certo la succulenta pietanza, accompagnata dalla classica “pitta”, particolare pane a forma di ciambella stretta con poca mollica.

    I panificatori, nella mattinata del 31 dicembre, avranno un surplus di lavoro, basta pensare che una sola panetteria potrebbe arrivare a venderne circa 500 pezzi, numero che potenzialmente oscillerà a seconda del panificio, costituendo l’elemento necessario per la degustazione del prelibato piatto. La storia del morzello, ha radici antiche, forse addirittura saracene, una storia che pone questa pietanza fra quelle più povere e pertanto, preparata dal “popolo” che doveva accontentarsi anche dei resti del “macellato” per poter riempire il proprio piatto ( nota la leggenda della popolana che, rimasta vedova, reinventò il piatto per sfamare i suoi figli ).

    La ricetta prevede come ingrediente principe le interiora bovine con diversi componenti: trippa ( reticolo, rumine e cento pezzi), cuore, polmone, milza ed intestino crasso, oltre alle parti fondamentali non possono mancare, l’alloro, il concentrato di pomodoro, il peperoncino ed un mazzetto di origano da apporre nella casseruola. A fine cottura, come da tradizione, verrà servito caldo in un pezzo di “pitta” inzuppato da ambo i lati nel sugo. Attualmente, le “putiche d’o morzeddhu” ( osterie che preparano il morzello), non sono tante, alcuni dei più rinomati “puticari” oggi purtroppo non sono più in vita, ma la tradizione continua e le osterie esistenti determinano ancora quella consuetudine che non può certamente scomparire poiché rappresenta l’anima della città.

    Proprio in riferimento a ciò sono nate associazioni e congreghe, fra queste ultime “l’Antica Congrega dei Tre Colli”, che si riunisce da trentacinque anni  per “celebrare” questo piatto.

    La Congrega, il cui presidente è Stefano Alcaro, nasce formalmente nel 2014, ma in realtà è il 28 dicembre del 1984 che avviene la sua nascita, ovvero quando quattro amici del liceo scientifico si ritrovano in una “putica” della città a gustare ed a parlare proprio di morzello.

    Ogni 28 di dicembre, dunque, i soci si riuniscono per questa goliardica usanza ed anche quest’anno la data canonica è stata rispettata. Proprio ieri, in una tipica trattoria della città, si è svolto il tradizionale rito della degustazione del particolare “morzello”, forma rappresentativa per meglio definire e sostenere le tradizioni del nostro territorio.

    La data del 28 di dicembre, segna l’usuale incontro che annualmente si arricchisce di nuovi iscritti che vengono presentati dai soci stessi e, come consuetudine, dovranno sottoporsi al rituale d’iniziazione al grido di “In vino veritas in morzello salus”. Il nuovo socio dovrà rispondere ad alcune domande sulla ricetta, nonché prestare solenne giuramento di fedeltà al morzello, dopodiché verrà sottoscritto il verbale di ammissione alla Congrega stilato su carta da fornaio e timbrato, dal neo iscritto, con il mento intinto nel sugo.

    Ad allietare l’incontro di ieri, la presenza a sorpresa della tradizionale maschera catanzarese di “Giangurgolo” che, come ben si sa, è egregiamente rappresentato dall’attore e regista Enzo Colacino, presente alla riunione in veste di “socio onorario“.

    L’intento dell’Antica Congrega dei Tre Colli, associazione senza scopo di lucro, è quello di rilanciare la tradizione della cucina catanzarese che, oltre al “morzello”, si pregia di essere ricca di tanti altri piatti, senza escludere la parte culturale che determina la sua notevole importanza. Attualmente, oltre alle tradizionali “putiche”, anche alcuni ristoranti propongono “l’illustrissimo morzello”, si ricorderà come nel 2015 lo chef Rubio lo scelse come “piatto d’eccellenza” fra quelli calabresi, tanto da lanciare una sfida proprio a Catanzaro ai migliori esperti del morzello preparando anch’egli la rinomata pietanza, destreggiandosi fra pitte, frattaglie e peperoncino.

    Certamente, il tempo in cui il forte profumo del morzello invadeva alcune strade del centro storico, è oramai svanito, infatti già dalle ore 9,30 del mattino il morzello era pronto per essere gustato e la “manovalanza” attiva sin dalle prime ore del giorno, ne approfittava per gustarne la prelibatezza. I tempi, sono dunque cambiati, ma la tradizione del morzello rimane quanto mai “viva”… anche quest’anno per il 31 dicembre, i catanzaresi onoreranno la tavola con il tradizionale ed ottimo “morzeddhu”! 

     

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