La poesia non in versi del calcio italiano scritta da Antonio Ludovico

“C’era una volta il catenaccio’ è il titolo del libro edito da La Rondine scritto dall'avvocato che raccoglie le storie di 31 'campioni dimenticati'

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    di Giulia Zampina

    Torna alla scrittura, Antonio Ludovico, di professione avvocato, animatore delle serate culturali del museo del Rock per passione e narratore di storie. Torna alla scrittura a quattro anni dal suo ultimo romanzo, intimo e personale e dopo aver dato alle stampe cinque anni fa Protagonisti imperfetti, 31 storie rock. E come in una cabala torna il 31.

    Questa volta Antonio Ludovico parla di 31storie di un calcio che non c’è più. “C’era una volta il catenaccio’ è il titolo del libro edito da La Rondine. 

    Una poesia che non si compone di versi ma di parole che messe insieme raccontano quel fantastico mondo che è il calcio. Un mondo pieno di contraddizioni e per questo capace di suscitare emozioni forti e diverse. Senza dimenticare la passione per la musica Antonio Ludovico contestualizza le storie dei suoi protagonisti negli anni in cui hanno calcato i campi di calcio. Ecco che parlando  di Alviero Chiorri racconta degli anni in cui nasce il punk, ma anche di cosa è diventato ora, un tifoso doriano amico di Vittorio De scalzi (fondatore dei New Trolls) che preferisce il sole di Cuba.

    Una vita da mediano, non quella di Oriali celebrata da Ligabue, ma quella di Ruben Buriani, ultimo di 14 figli che passò dal Milan al cesena sempre con la stessa passione e determinazione.

    Ma tra i protagonisti scelti da Antonio Ludovico per  il suo libro non potevano mancare i nomi cari al calcio catanzarese. Angelo Mammì, l’uomo della provvidenza per quel gol di testa del 30 gennaio 1972.

    E ovviamente Massimo Palanca, per il quale ogni parola sembra già detta e scritta , se non fosse per quella parola finale con cui  Ludovico chiude il libro, ma anche la storia di Palanca e che vale per tutti “Unforgettable”.

    Perché “Non tutti i campioni fanno la storia. Alcuni risultano dei magnifici perdenti, altri hanno vinto molto ma sono stati dimenticati, ma tutti – dico tutti – meritano un posticino nel cuore di chi il calcio degli anni ’70 e ’80 lo ha vissuto pienamente”

     

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