Vertenza Almaviva, Carchidi: ‘Vergognoso attacco mediatico nonostante il licenziamento di 1666 persone’

Il segretario generale della Slc Cgil Calabria punta il dito contro 'istituzioni che scaricano responsabilità e sciacalli che provano a ricercare consenso sul dramma delle persone'

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    «La vicenda relativa alla vertenza Almaviva Roma, dopo un epilogo drammatico, sta proponendo una paradossale e quanto mai irreale interpretazione, tra istituzioni che scaricano responsabilità e sciacalli che provano a ricercare consenso sul dramma delle persone». Queste le dure parole del segretario generale della Slc Cgil Calabria Daniele Carchidi all’indomani del licenziamento di oltre 1600 persone da parte di Almaviva.  «Sui media e sui social è in corso, – continua Carchidi –  da qualche giorno, uno sciacallaggio mediatico incredibile ai danni dei lavoratori Almaviva e delle rappresentanze sindacali. Le Rsu non hanno fatto altro che dar seguito al mandato dei lavoratori che non erano disposti a ridurre salario e diritti per l’ennesima volta. 

    La colpa delle Rsu di Roma sarebbe, quindi, di aver rispettato il loro mandato e quindi la volontà dei colleghi? Si cerca di far ricadere la colpa di questo licenziamento di massa sugli stessi che lo subiscono e non su un’azienda che l’ha sempre voluto, che da anni usa questa minaccia per ottenere riduzioni del costo del lavoro, con la complicità di una classe politica che da tempo risulta sorda alle rivendicazioni dei lavoratori del settore. La responsabilità del Governo è chiara ed evidente. Il Ministero si è svestito della divisa da arbitro scendendo in campo dalla parte dei datori di lavoro. In un settore, quello dei call center, dove si alternano committenti private, spesso a importanti partecipazioni pubbliche, a committenti che sono enti o amministrazioni direttamente pubbliche».  «Da anni ribadiamo  – continua ancora Carchidi – che il male del settore risiede nella deregolamentazione del sistema degli appalti, incentrato sul massimo ribasso che permette utili solo alle committenti. Basterebbe affidare gli appalti a prezzi al di sopra del costo del lavoro per mettere in sicurezza un settore lacerato sotto i colpi del liberismo sfrenato.

    Da tempo viviamo il paradosso in cui in  vertenze cosi complicate, ove va ricercata una mediazione difficile tra parti sociali e datoriali, il Ministero, che in questo settore è anche “padrone”, sceglie di far abbattere sulla parte debole il costo dell’assenza di regole. Il governo ritorni alla sua funzione di mediatore nelle vertenze, cominciando a dare il buon esempio laddove esso stesso è datore di lavoro ad assegnare appalti al di sopra del costo del lavoro, facendo al contempo rispettare quelle clausole sociali che fino a prova contraria sono legge, promulgata dal governo stesso. Se il governo – conclude il segretario – non dovesse cambiar rotta, a breve termine ci troveremo ad affrontare altre Almaviva, altre vertenze in cui ai lavoratori verrà sottoposto il ricatto di ridurre il proprio salario per mantenere il posto di lavoro».

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