Operazione Jonny, Mirarchi: ‘Ecco come ho ucciso e carbonizzato Luigi Grande’

Le dichiarazioni del pentito che ammette le sue colpe e tira dentro malavita ma anche imprenditori e politici collusi DA CAPO DEGLI ESTORTORI A COLLABORATORE DI GIUSTIZIA, SANTO MIRARCHI  OPERAZIONE JONNY I NOMI DEGLI ARRESTATI  LE MANI SUI FONDI DEI MIGRANTI

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    di Giulia Zampina

    “Intendo riferire di essere stato l’autore dell’omicidio di Luigi Grande. Non ho detto questa circostanza fin ora in quanto mi sono trovato in questa situazione di collaborazione disorientato per il futuro della mia famiglia oltre che per la grave condanna alla quale mi sareiesposto ma ho riflettuto attentamente in questo periodo e ho capito che dovevo riferire ogni cosa qualunque sarebbero state le conseguenze perchè la mia collaborazione deve essere piena e completa su ogni circostanza.Per questo motivo piano piano ho maturato la decisione di dire tutto”

     

    E quando Santino Mirarchi dice di voler riferire tutto intende davvero tutto. Estorsioni, coinvolgimenti di politici e imprenditori con un alto tasso di collusione con la malavita e omicidi.Come quello di Luigi Grande di cui pure si accusa. Che Santino Mirarchi avesse deciso di collaborare era cosa nota, come anticipato qualche mese fa, le sue testimonianze iniziavano a trovare riscontro nelle indagini che hanno portato all’alba di questa mattina all’operazione Jonny durante la quale sono finite in manette 68 persone.

     

    “ L’omicidio che io ho compiuto di luigi Grande – dice Santino Mirarchi –  è legato alla scomparsa di mio cognato Fraietta Giuseppe. Io come ho già riferito in precedenti interrogatori ho sospettato fin dall’inizio che responsabile della scomparsa di mio cognato Giuseppe Fraietta fosse Nando Catarisano in conseguenza di quello che mio cognato aveva in precedenza fatto ai suoi danni e di cui ho già riferito nei precedenti interrogatori.Mi riferisco cioè all’attentato che mio cognato insieme a Cossari Giuseppe aveva fatto ai danni di Catarisano Nando,fatto che io, come ho già detto nei precedenti interrogatori, ho appreso sia da Giuseppe Fraietta che da Ferraggina Damiano.Pensavo tuttavia che poichè all’epoca erano detenuti Abbruzzo Salvatore, Ciccio Gualtieri Giuseppe Cosdco e Roberto Valeo, tutti appartenenti alla famiglia mafiosa di Nando Catarisano, quest’ultimo non si sarebbe esposto per reagire nei confronti di Giuseppe Fraietta.Ho tentato di avere notizie sulla scomparsa di mio cognato, come ho già detto nei precedenti interrogatori, da Gianluca Russo, detto “Sfregiato”, ilsoggetto che aveva l’appuntamento con mio cognato quella sera. Ho appreso di tale circostanza da mio cognato Giorgianni Antonio, in particolare sebbene io inizialmente non avevo dato molto peso al fatto che mio cognato Giuseppe Fraietta quella sera non era ritornato acasa, successivamente prolungandosi l’assenza di mio cognato mi sono molto preoccupato e ho incominciato a chiedere informazioni in giro e in uno di quei giorni mio cognato Giorgianni Antonio, quasi senza dare importanza alla cosa mi aveva detto che gli era venuto in mente che la sera in cui poi Giuseppe Fraietta era sparito lui stesso, cioè Giorgianni, Gianluca Russo e Fraietta avevano un appuntamento al Tabacchino sotto casa di Russo per andare a ballare in discoteca.Io mio sono molto arrabbiato col Giorgianni per il fatto di non avermi subito informato di questa circostanza tanto che io, nell’immediato, ho avuto l’impeto di sparare a mio cognatoGiorgianni,per questa sua mancanza e lo stesso Giorgianni ha trovato riparo dietro la moglie Annamaria Berlingieri che all’epoca era incinta. Così dunque ho saputo di questo appuntamento e ho chiesto quindi le ulteriori informazioni a Gianluca Russo così come ho riferito nei precedenti verbali. Poichè Gianluca Russo, come ho già riferito in precedenti verbali, mi ha detto che quando è sceso da casa sua per andare al tabacchino luogo dell’appuntamento, ha visto in un’auto parcheggiata vicino alla Palma che è posta di fronte al tabacchino, Grande Luigi insieme ad una ragazza che ribadisco non ho mai saputo chi fosse, abbiamo chiesto al Grande Luigi insieme a Russo, se lui quella sera avesse visto qualche cosa. In particolare Russo mi disse che quando lui è sceso da casa sua per andare al tabacchino che c’è sotto casa, non avendo visto Fraietta e avendolo atteso inutilmente, ha chiesto a Grande Luigi che era parcheggiato in auto lì davanti, se avesse visto Fraietta, ma il Grande gli ha risposto di no. Come ho già detto in precedenti interrogatori, dopo aver appreso della scomparsa di Fraietta il Russo, ricordando di aver visto una macchina, un Gippone, allontanarsi velocemente, da quel luogo nei pressi del tabacchino e poichè lì davanti c’era parcheggiato come ho detto il Grande, ha pensato che quest’ultimo poteva aver visto cosa era successo.Per questo motivo io e Russo siamo andati a casa di Grande Luigi e nell’occasione lo abbiamo incontrato nei pressi di un rivenditore di materiale edile, di Maccaruso, 200 metri prima di casa sua a Roccelletta di Borgia, io e Russo eravamo a bordo del mio Gippone “Tucson” e il Grande a bordo della sua “500”. Gli abbiamo detto che avevamo necessitò di parlargli e siccome lui si stava recando presso la casa di tale Emanuele Rinaldo ci siamo fermati con le nostre autovetture nei pressi di tale abitazione che è posta dove ci sono le case della Ferrovia a Catanzaro Lido. In quel luogo gli abbiamo chiesto notizie su mio cognato Fraietta Giuseppe ma lui, piangendo, ci riferiva che non aveva visto niente e che non voleva problemi. Io in quell’occasione non ho insistito oltre riservandomi poi di approfondire in seguito.In quel periodo io ero continuamente impegnato nei miei viaggi per il traffico di stupefacente tra Crotone e Reggio Calabria, tuttavia i miei familiari, cioè mia moglie, i miei figli e mio suocero avevano paura di uscire in quel periodo non sapendo cosa fosse successo a mio cognato Fraietta e temendo che qualcuno potesse avercela con tutta la famiglia. E per questo motivo che un giorno, mi sono alzato determinato a sapere cosa fosse successo”

    LA TRAPPOLA TESA A LUIGI GRANDE

    Per questo motivo sono ritornato a casa dove ho prelevato dal mio orto una pistola calibro 6 e 35 e i colpi della calibro 7 e 65.Ho portato la pistola e i colpi all’interno della mia autovettura “Tucson” ponendoli in un sottofondo che avevo realizzato all’interno del bracciolo posto sul lato destro del posto di guida all’interno del quale già custodivo la pistola 7 e 65 che era già carica. Avevo anche caricato la calibro 6. Dopo aver fatto ciò prendevo l’autovettura “Mazda” mi mio cognato Nino Masciari e mi portavo a Roccelletta di Borgia presso l’abitazione di Luigi Grande che io non sapevo dove fosse posta precisamente ma che ho individuato perchè ho visto parcheggiata lì davanti sulla strada la sua autovettura 500 gialla.

    Dopo aver bussato alla Grande mi ha aperto laporta quindi mi ha fatto entrare e io gli ho detto , come scusa, che mi ero recato da lui in quanto avevamo un’appuntamento con Gianluca Russo, ciò gli ho detto per indurre lo stesso ad uscire di casa, pensando che soltanto con me nonsarebbe venuto. Mi ha fatto accomodare in cucina dove lo ho atteso seduto fin tanto che lui si è preparato per uscire, lo stesso era vestito con un paio di pantaloni corti fino a sopra il ginocchio, con una maglietta a maniche corte e indossava sandali del tipo di quelli che io chiamo brasiliani, cioè le infradito: in particolare hanno il fondo in gomma e due strisce di plastica sopra, sono quelle in cui si infila l’alluce. le strisce di sopra erano verdi o gialle.

    Sebbene io avessi intenzione di agire già da subito, ho evitato di farlo in casa sia perchè ero sprovvisto delle armi ancora, sia perchè avevo incontrato quelle persone nel portone. Siamo quindi usciti con il Grande il quale ha portatocon se anche un cellulare di colore bianco con il display “touch screen” marca mi pare “NGM”.Quando siamo usciti, il Grande sipropose si prendere la sua autovettura 500 e lasciarla nel quartiere “Fortuna” ma io l’ho dissuaso dicendogli di andare con la macchina che avevo io, con la quale quindi abbiamo raggiunto casa mia, dove ho cambiato l’autovettura lasciando quella di Nino Masciari e prendendo il mio Gippone “Tucson” quello nel quale avevo custodito le armi.

    A bordo della mia autovettura quindi ci dirigiamo in località Germaneto dove ho la disponibilità di un appezzamento di terreno che avevo acquistato nel 2004-2005 da tale “Toto” mi pare, e che era rimasto intestato formalmente al vecchio proprietario come da accordo con lo stesso. In particolare ho consegnato al proprietario la cifra di 15mila euro e residuava il pagamento ancora di 10 mila euro che il vecchio proprietario mi disse avrei potuto pagare quando ne avessi avuto la possibilità. Devo dire che il terreno venivan e viene curato da mio suocero Tonino Berlingieri “U Cassanu”. In quel luogo cercando sempre il momento opportuno per agire, ho prelevato del mangime per i cavalli che ho riposto all’interno di un secchio e che ho portato a bordo della mia autovettura con il Grande, nel luogo in cui custodisco i cavalli dentro il capannone all’interno della cava di Amerato vicino alla galleria località Sansinato.. In quel luogo ho detto al Grande di perlustrare insieme vicino alla Fiumara per vedere se sitrovava il corpo d Fraietta ma io ho fatto tutto con l’intento di agire nei confronti di Luigi Grande. La mia intenzione era quella di farparlare Luigi Grande e quindi, successivamente ucciderlo comunque poichè non potevo rischiare che lo stesso dopo si rivolgesse a quellidi Roccelletta di Borgia con i quali era amico e che conseguentemente avrebbero agito nei miei confronti.La mia intenzione era comunque quella di abbandonare il corpo di Luigi Grande nel territorio di Roccelletta di Borgia per far capire al gruppo di Catarisano che io avevo saputo eche mi ero vendicato. Lasciato la zona dell’impianto di calcestruzzo di Senese, ho quindi preso la strada che io chiamo di Susanna, cioè quella che porta da San Floro a Roccelletta e lungo questo percorso, in direzione Roccelletta, ho imboccato una traversa sulla destra.  Imboccando tale strada in terra battuta, in salita, raggiungo un luogo dove c’era un uliveto con una casa abbandonata. Il terreno non si presentava coltivato, ma c’erano soltanto gli alberi di ulivo. Anche in quel luogo ho detto al Grande di fare un giro per vedere se vi era traccia del corpo del Fraietta.

    Lui scende dall’autovettura e io , in quel momento, approfittando di ciò, prendo dal nascondiglio nella macchina lapistola 7 e 65 già carica. Quando entrambi ci siamo trovati all’esterno io ho detto al Grande se aveva capito perchè lo avevo portato li e lui mi ha risposto di avere capito e quindi ci siamo messi a parlare della scomparsa di Fraietta

    GLI ULTIMI ISTANTI DI VITA DI LUIGI GRANDE

    Alle mie domande su cosa sapesse di mio cognato Fraietta lui negava di aver visto qualcosa, a quel punto mi sono allontanato con il pretesto di prendere le sigarette in macchina e al ritorno, invece di raggiungere lafinestra dove era seduto il Grande, dal lato esterno, sono entrato nella casa abbandonata e ho raggiunto alle spalle il grande, afferrandolodai capelli e trascinandolo all’interno della casa dove vi erano pezzi di legno e vecchie reti della raccolta delle olive abbandonate di colorebianche verdi e arancioni. Afferro un pezzo di legno e lo percuoto sia sulle gambe che sulle braccia intimandogli di parlare e dire quello che sapeva. Lui è fuggito dalla finestra e io esplodo in aria un colpo di arma da fuoco. In quel frangente lui cade sul terreno, quindi ioapprofitto per raggiungerlo, afferrarlo da un piede e trascinarlo nuovamente in casa dalla porta. Mentre faccio questo lui perde uno dei due sandali all’esterno.Una volta all’interno della casa, lo colpisco nuovamente sulla testa con un legno, nella parte del cranio dal lato destro e a quel punto c’è un’abbondante fuoriuscita di sange e vedo anche del bianco che io ho pensato fosse il cervello, ma, in ogni caso il Grande ragionava, era lucido. Lo afferro e gli lego le mani congiunte con un pezzo di ferro filato e con un altro pezzo di ferro filato gli lego i piedi congiunti alla caviglia.Con le mani legate il grande si proteggeva la parte della testa che io gli avevo ferito. Lo colpisco ancora sulle braccia per farmi dire ciò che sapeva e lui mi racconta tutta la verità .

     

    L’ULTIMA COSA CHE GRANDE DICE E’ CHE FRAIETTA E’ STATO UCCISO A LEGNATE

    In particolare mi dice di aver visto Nando Catarisano,  con altre persone uscire dal ristorante e aver trascinato mio cognato Fraietta all’interno del “gippone” che Nando aveva e si erano allontanati. Alle mie domande mi ha detto che non sapeva dove si trovava il corpo di mio cognato Fraietta ma sapeva che lo avevano ucciso percuotendolo, in particolare che lo avevano “ammazzato di legnate”. Io alla notizia che mi ha dato il Grande ricollego anche ciò che mi aveva riferito in precedenza un’altra persona circa la presenza di quelle persone al ristorante quella sera, nel senso che mi dissero della presenza di altre persone.

     

    L’EFFERATO DELITTO E L’INTENZIONE DI DECAPITARLO

    Quando il Grande mi diceva quelle cose , mi diceva anche che se io lo avessi ucciso quelli di Roccelletta me l’avrebbe fatta pagare. Io lo rimproveravo del comportamento che aveva avuto la sera della scomparsa di mio cognato Fraietta, nonostante l’amicizia che c’era tra loro due e anche l’affetto che il Grande, a parole manifestava per il Fraietta. Il Grande mi diceva che lui con aveva parlato in precedenza in quanto aveva paura di quelli di Roccelletta e io gli facevo capire che avrebbe dovuto avere paura anche di me e ho continuato a picchiarlo con il bastone. Ad un certo punto il Grande mi disse di portarlo in ospedale e io allora l’ho fatto alzare e per aumentare il suo stato di terrore ho esploso un colpo di arma da fuoco colpendo vicino a lui, il muro della casa posto alle sue spalle, sfiorandolo sul suo lato sinistro all’altezza della testa.

     Dopo aver asploso questo colpo, sapendo che ormai non potevo avere altre informazioni, mi sono avvicinato e ad una distanza di circa un metro, gli ho esploso un colpo di pistola alla nuca.Ricordo di aver visto fuoriuscire dal foro che c’era sul lato destro della nuca anche materia che mi è sembrata il cervello. A quel punto il Grande cade sul suo lato sinistro con la testa vicino al muro presso il quale avevo esploso in precedenza quel colpo di pistola e il corpo verso il centro della stanza. L’ho visto in volto e lo sentivo rantolare con la lingua di fuori.A quel punto gli sparo un altro colpo d pistola alla tempia sul lato destro. La mia intenzione era quella di decapitarlo per poi lasciare latesta del Grande presso l’abitazione di Nando Catarisano ma mi sono poratto presso la mia autovettura dove pensavo ci fosse un’ascia che di solito tengo ma non l’ho trovata, immagino perchè mio suocero nelle occasioni in cui utilizzava la mia autovettura l’ha usata e non l’ha più riposta.

     

    IL CADAVERE BRUCIATO

    Rientrato nella casa ho ricoperto il corpo con le reti e i pezzi di legno che c’erano all’interno della casa avendo curaperaltro di prendere il cellulare del Grande, raccogliere i bossoli dei colpi esplosi e i mozziconi di sigarette che avevamo fumato nei pressidel davanzale della finestra. Quindi nella parte del terreno posto tra l’angolo sul lato sinistro della casa, guardando la porta d’ingresso e un albero di fichi che vi è a distanza di 5-6 metri, ho fatto una buca e ho nascosto i mozziconi di sigaretta di marca “Merit” e “Malboro light”. Ho prelevato quindi i bossoli e il pezzo di legno che ho usato per colpire il Grande e li ho messi nella macchina. Il pezzo di legno l’ho prelevato in quanto era sporco del mio sangue essendomi ferito con un chiodo che c’era infisso. Quindi ho appiccato il fuoco alle reti e ai pezzi di legno con cui avevo coperto il corpo del Grande con l’intento di distruggere il corpo. Intendevo in questo modo, oltre che a significare la mancanza di valore del soggetto, anche evitare che venisse trovato tempestivamente il corpo e fosse collegata a me la sua morte”

     

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