‘La nostra ‘Madunina’ del Duomo sia illuminata anche durante restauro’

La proposta dell'avvocato Nunzio Raimondi 

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    di Nunzio Raimondi

    Dalla finestra del mio studio privato ogni sera volgo lo sguardo alla nostra Madonnina: non è “tuta d’ora e piscinina” ma altrettanto è una “bela Madunina che te brillet de lontan”,come racconta la bella canzone popolare per la Madonnina che campeggia sulla guglia più alta della meravigliosa Cattedrale di Milano,dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Qui da noi,dopo il bombardamento dell’agosto del 1943,restò poco o nulla dell’originaria Cattedrale normanna del 1121, che aveva visto tanti importanti eventi storici della nostra amata Catanzaro e si procedette ad una ricostruzione del principale luogo di culto della città in modo alquanto improvvisato e senza riguardo per lo stile originario dell’edificio. Fatto si è che i catanzaresi,già molto provati da quell’evento traumatico che distrusse una parte della memoria storica della città (in seguito avremmo dovuto assistere a tante altre lacerazioni della nostra identità culturale ed urbanistica…e non per causa di guerra),si ritrovarono nel 1956 con la chiesa madre dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace,quasi irriconoscibile.

    Sicché il restauro che di recente è stato disposto per iniziativa del nostro Pastore,mons.Vincenzo Bertolone,è auspicabile che valga pure a restituire all’edificio il suo aspetto originario, recuperando così alla memoria dei catanzaresi l’antica bellezza della loro pluricentenaria Cattedrale.Ma se una cosa noi catanzaresi non cambieremmo mai della nostra attuale Chiesa madre,è proprio la Madonnina (la devozione mariana dei catanzaresi ha infatti radici antiche:non soltanto la Cattedrale è dedicata a Santa Maria Assunta,ma anche nell’altra imponente Chiesa cittadina,la basilica minore dell’Immacolata Concezione,si rinnova ancora oggi,l’8 dicembre di ogni anno,l’offerta del cero alla Vergine Immacolata da parte del governo della città,come disposto in un voto del 1641,trascritto con atto pubblico nel 1660,in segno di ringraziamento alla Madonna per aver risparmiato Catanzaro dalla peste),da noi amata non meno di quella cantata dalla vulgata popolare meneghina. Giungendo in città,da qualsiasi accesso,si scorge,infatti,distintamente di giorno (ed alla sera,così ben illuminata!) la statua bronzea di Santa Maria Assunta,la quale si staglia,a braccia aperte,sulla facciata-campanile della nostra Cattedrale,rendendola meno anonima di quanto l’ultima fredda ricostruzione,in effetti,l’ha trasformata.

    È un’opera -la Madonnina- assai pregevole di Giuseppe Rito,l’autore de “il Cavatore”,inno al lavoro ed alla laboriosità dei catanzaresi,nonché della bellissima statua “giustizia e libertà”, che troneggia possente in cima allo scalone centrale della nostra gloriosa Corte di Appello.Si tratta di uno scultore che Leonida Repaci definì “commovente nel suo trepidante tentativo di rendere l’assoluto poetico nella favola creativa”,il quale visse a lungo ed operò nella nostra città e di cui noi catanzaresi andiamo molto orgogliosi.

    Ma la nostra Madonnina,significativamente orientata non in linea con la facciata dell’edificio ma rivolta verso le vie cittadine,è un tutt’uno con l’altro simbolo dedicato al lavoro;tale per cui,similmente alla Madonnina di Maria nascente in Milano,Ella veglia sulla nostra fatica,sul lavoratore che cava col piccone la dura roccia,dalla quale sgorga l’acqua pura,ricompensa per chi cerca con volontà e determinazione.Chi non ricorda, infatti,il ritornello della canzone popolare milanese:”sota a ti se viv la vita,se sta mai coi man in man..”.E già:anche per noi Maria Assunta è la Mamma che veglia sulla nostra fatica,con le sue braccia aperte accoglie le nostre confidenze,le nostre debolezze,le nostre sofferenze,ci incoraggia a vivere nella rettitudine e nella gioia di Cristo risorto. Anche qui la Madonnina nostra è tutt’uno con la laboriosità dei lavoratori catanzaresi,in un percorso che,grazie alle opere di Giuseppe Rito,si dipana da Lei,lungo le vie principali della città,fino al coraggio e la forza liberante del lavoro de “Il Cavatore”,per giungere al tempio della “giustizia e libertà”,dopo il buio dell’ultima grande guerra,”ultime dee superstiti”(come recita la bella iscrizione posta ai piedi del monumento). Sono questi i simboli importanti (insieme al nostro monumento ai caduti della grande guerra 1915-1918,opera magnifica del Guerrisi,priva ormai da troppo tempo dell’elemento più qualificante,una “madre calabrese” che,nel gruppo scultoreo originale,trovava posto alle spalle dei fanti e che sembrava guardare verso l’Assunta,in direzione della Cattedrale a Lei dedicata) della nostra identità popolare,sui quali significativamente si deve sempre essere vigili.Per questo motivo mi permetto sommessamente di segnalare che sarebbe davvero bello se si riuscisse a trovare il modo per congiungere di nuovo lo sguardo di queste due mamme,una della terra ed una del cielo,ricollocando la “madre calabrese” nel posto in cui il bombardamento del 1943 repentinamente quanto tragicamente ce la tolse.

    Ed un’ultima notazione:da quando sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Cattedrale,la nostra Madonnina che si staglia sul campanile della nostra Cattedrale,nella notte,non è più illuminata.Non è certo il caso di dover ricordare ai responsabili che,alla sera,quando i lavoratori rientrano nelle loro case per il meritato riposo,tutto si oscura:ma la luce lassù,che illumina la Madre di Dio Assunta in cielo,non si spegne,anzi da Lei i principali monumenti della nostra città, espressione della nostra più profonda identità popolare,riflettono la luce (ed è così vivamente avvertita questa devozione mariana di noi catanzaresi che,nel 1998,il nostro grande ed indimenticabile Padre Arcivescovo,Mons.Antonio Cantisani,elevò la basilica dell’Immacolata a Santuario Mariano Diocesano,in tal modo dando attuazione ai sentimenti di profonda unione del Pastore col popolo santo di Dio nell’affidamento corale della città alla Madonna).

    Sicché sarà bene che quella luce,benché si lavori per ristrutturare l’edificio,non la spegniamo neanche noi,figli diletti della Mamma del cielo. Così potremo ricordare a tutti che da quella fonte di luce i catanzaresi tutti traggono la forza per costruire il loro futuro,col duro lavoro,nella libertà e nella giustizia,così come fulgidamente narrato dai più importanti monumenti cittadini. Del resto cos’altro è un monumento se non un modo per monère,”ricordare” l’essenziale per un popolo;ciò che sembra irrinunciabile in un mondo che sembra aver quasi del tutto smarrito la memoria di sè.

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