Mardente (Meetup) risponde a Riccio: “Non accetto critiche da un professionista del trasformismo”

"Pur collaborando per un parlamentare, non godo di alcun privilegio "

«Non accetto lezioni da un professionista del salto della quaglia come Eugenio Riccio, famoso in città perchè capace di cambiare schieramento ad ogni volgere delle stagioni proprio per rimanere nella Casta cittadina». È quanto afferma in una nota Francesco Mardente, tirato in ballo dal consigliere Eugenio Riccio durante un intervento nel Consiglio Comunale di martedì 12 febbraio.

«Eugenio Riccio ha sempre tentato di rimanere aggrappato alle maggioranze politiche cittadine – spiega Mardente – proprio per non perdere il proprio potere politico in Città ed accusa me di far parte della Casta. In realtà, forse gli sarebbe piaciuto entrare nel Movimento 5 Stelle, ma per le nostre regole non sarebbe neanche candidabile, visto che è già al quarto mandato da consigliere comunale con il terzo schieramento diverso. Dopo Catanzaro nel Cuore nel 2006 e Catanzaro con Abramo nel 2011 e 2012, infatti, Riccio è stato eletto con Svolta Democratica – Ciconte Sindaco, schieramento che ha già abbandonato per entrare nel Gruppo Misto da cui può essere utile stampella per il Sindaco Abramo».

Mardente continua: «Pur collaborando per un parlamentare, non godo di alcun privilegio. Ho una posizione acquisita con il duro lavoro personale e sono un professionista titolare di due partite Iva che, tra l’altro, ha avuto il coraggio di investire in una città da cui, anche grazie al lavoro di Riccio e della Casta cittadina che rappresenta, i giovani della mia generazione sono costretti sempre più spesso a scappare».

«Da un personaggio attaccato alla poltrona da quasi 15 anni – conlude Mardente – che ha tentato di strizzare l’occhio a tutti gli schieramenti, non accetto di essere definito casta. Riccio, evidentemente, è rimasto seccato dal fatto che alle ultime elezioni regionali io abbia intaccato il suo storico elettorato nel quartiere Lido e cerca di attaccarmi. Ha sbagliato bersaglio, ritenti un’altra volta perché, da buon uomo di legge, è da collusi e malfattori che deve difendere Catanzaro, non dal sottoscritto».