Giunta regionale, se fossero tempi normali …

La definizione della giunta Santelli non risolve le tensioni accumulate nei partiti e nelle liste della maggioranza, destinate ad evidenziarsi nella prossima elezione del presidente del Consiglio

Se fossero tempi normali, nell’accezione particolare che della normalità si può attribuire alla Calabria, la giunta Santelli sarebbe già in crisi. Forse non in crisi assoluta, nel senso di caduta dell’esecutivo, ma certamente di crisi “relativa”, quelle situazioni in cui si va avanti per inerzia e per gregge piuttosto che per convinzione e unità d’intenti, non fosse altro per la legittima aspettativa di esercitare la fetta di potere appena conquistata.

Non c’è forza politica di maggioranza soddisfatta di come la presidente abbia sistemato le cose per il varo della sua giunta e per presentarla in tempo alla prima seduta di Consiglio, giovedì prossimo. Forse soltanto Fratelli d’Italia non ha fatto uscire allo scoperto mugugni e scontento, eccezion fatta per alcune schermaglie interne di presunte incompatibilità, ritenendosi soddisfatta delle deleghe assegnate a Fausto Orsomarso e anche per non incrinare con polemiche la favola bella della crescita di gradimento per Giorgia Meloni.

Per il resto, sono in tensione tutte le liste che hanno fatto parte della squadra vincente il 26 gennaio.

La Lega in Calabria è tutt’altro che il monolite che hanno raccontato le cronache politiche fino alle elezioni. L’accordo Salvini-Santelli passato sulla testa delle aspettative di Pietro Molinaro per l’Agricoltura, la delusione alla designazione di Nino Spirlì alla vicepresidenza in nome della personale amicizia con il leader, le critiche per la predominanza azzurra nella coloritura di giunta provenienti da Catanzaro, sono tutti inciampi che amplificano i dissidi interni che si vuole esemplificare nelle due linee divergenti Invernizzi-Sofo.

L’Udc, che fino alle elezioni si stentava ricordare in così baldanzosa energia vitale, in molte sue componenti regionali è sobbalzato alla conferma finale della designazione di Franco Talarico già, per il vero, ampiamente annunciata. È dovuto intervenire con insolito pugno di ferro il segretario nazionale Cesa che ha espulso il più riottoso dei dissidenti interni, il sindaco di Capistrano e responsabile nazionale dei giovani Udc, Marco Martino.

E poi c’è il caso curioso di Forza Italia, partito della presidente, e di Casa delle Libertà, lista che ha avuto un buon successo elettorale e che curiosamente ne paga le conseguenze. Per via della sua doppia natura, di essere una lista satellite di Forza Italia e, contemporaneamente, camera di composizione delle numerose fibrillazioni azzurre ante candidatura di Santelli. Il coordinatore della lista, Claudio Parente, è soddisfatto dell’accordo raggiunto che prevede la designazione di Domenico Tallini, Forza Italia, alla presidenza del Consiglio. Di tutt’altro avviso l’ala confluita in CdL facente capo a Tonino e Pino Gentile che reclamano la presidenza d’Aula per Sinibaldo Esposito, eletto a furor di popolo in CdL e per questo ritenuto più che legittimato a rappresentare la lista nelle cariche istituzionali regionali.

La competizione Tallini – Esposito, ambedue catanzaresi e competitori nella corsa alla supremazia cittadina del centrodestra, inficia anche l’equilibrio territoriale di Forza Italia, che sarebbe assicurato solo nella conferma di Tallini alla presidenza del Consiglio. Ma il meccanismo di voto, a scrutinio segreto e nella doppia validità, le prime due votazioni a due terzi dei votanti e le altre a maggioranza assoluta, non si presenta per nulla agevole, considerato che esiste comunque una minoranza che può offrire valida sponda a eventuali crepe dell’altra parte dell’emiciclo.

Ecco, se fossero tempi normali ci sarebbero tutti gli elementi di una crisi. Ma non sono tempi normali, per cui è probabile che, obtorto collo, si troverà la quadratura del cerchio, rimandando lo scioglimento dei nodi a dopo l’emergenza epidemica. Anche se c’è fortemente da dubitare che si ritornerà a tempi normali. Dopo l’emergenza sanitaria, permarrà, e grave, l’emergenza economica e sociale, più duratura. Per affrontare la quale servirà un rapporto diretto, stabile e collaborativo con il governo centrale non proprio in linea con alcune forzature emergenziali e ordinative della presidente Santelli.