Regione Calabria, vertice del centro destra per la presidenza del Consiglio

Si deve scegliere tra Mimmo Tallini (FI) e Baldo Esposito (CdL). Scarse le possibilità dell’accordo, sarà scontro in Aula

di Raffaele Nisticò

La maggioranza di centro destra che ha portato Jole Santelli alla Cittadella, questa sera dovrebbe portarsi in una Cittadella blindata per Coronavirus nel tentativo di arrivare a un accordo sull’altra presidenza che conta, quella del Consiglio, a poche ore dalla convocazione in Aula. Il condizionale è d’obbligo. Perché il tentativo, diciamo subito, si presenta molto difficile.
Non solo perché la battaglia per il posto di comando a Palazzo Campanella si incentra sulla dicotomia tra due pezzi da novanta del centrodestra, Domenico Tallini (FI) vs Sinibaldo Esposito (CdL). Ma anche perché il posticipare ad libitum il punto limite degli accordi tra le diverse anime della coalizione lo ha pericolosamente avvicinato al collo di bottiglia più stretto, laddove i ragionamenti politici tra le liste e i partiti urtano pericolosamente sui nomi, sugli individui, sulle persone.

Dipaniamo prima il filo dei partiti e delle liste. Secondo il ragionamento ampiamente partecipato prima dalla candidata e poi dall’appena eletta presidente Santelli, ciascuna delle liste partecipanti alla coalizione avrebbe avuto il giusto riconoscimento in giunta. Qualche giorno fa, all’esito degli accordi diretti tra Santelli e Matteo Salvini, così non è stato. Due assessori esterni in capo alla stessa presidente, vicepresidenza e assessorato “senza portafoglio” alla Lega, due a Forza Italia, uno ciascuno a Fratelli d’Italia e a Udc. Nell’elenco manca, vistosamente, Casa delle Libertà, evidentemente esclusa dall’accordo raggiunto faticosamente tra Forza Italia e Lega, e per di più gravato dalla previsione della presidenza del Consiglio regionale in capo a Domenico Tallini. Una lista arrivata quasi come una benedizione nel convulso momento preelettorale, coordinata da Claudio Parente, e capace di fungere da camera di compensazione per i numerosi elementi non perfettamente in linea con la candidatura Santelli, con tre teste di ariete nelle tre circoscrizioni: Pino Gentile alla Nord, Baldo Esposito alla Centro, Giacomo Crinò alla Sud. Gli ultimi due sono risultati i due eletti della lista, che ha racimolato una ragguardevole percentuale complessiva (6,39%). L’accordo per la presidenza dell’Assemblea su Tallini ha ricevuto l’avallo da parte di Parente, scatenando però le rimostranze degli esclusi da tutto. Nomi non di secondo piano, a cominciare dal non eletto Pino Gentile e continuando con Giacomo Crinò e Baldo Esposito, tra l’altro il più votato in assoluto, con la bellezza di 10.281 voti, dopo il forzista Gianluca Gallo. Questa Cdl avvalora la tesi di essere espressione di identità autonoma. Al contrario, Parente, evidentemente, l’ha sempre considerata una filiazione diretta di Forza Italia e sua lista complementare. Tant’è vero che al vertice sarà la stessa Santelli a rappresentare la sua parte.

E qui veniamo all’altro punto focale, che riguarda i due competitori. Ambedue catanzaresi, si contendono la supremazia cittadina nel centro destra che vistosamente si raccoglie da una parte sotto la leadership dell’ortodosso Tallini, eletto con “soli” 8.009 voti, coordinatore provinciale di Forza Italia, e dall’altra di Baldo Esposito, alla guida del movimento di “Catanzaro da Vivere”, parallelo ma mai sovrapponibile a Forza Italia, pur trovando ispirazione nell’ex senatore azzurro Piero Aiello.

Questa parte di Cdl, compresi gli eletti Esposito e Crinò, mal sopportano l’idea della supremazia istituzionale assegnata a Forza Italia, e rivendica una sua presenza apicale, assegnandola a Esposito. Eguale considerazioni vengono da parte leghista, per l’appiattimento su un solo partito delle due cariche di vertice, Giunta e Consiglio, e da Fratelli d’Italia, che avrebbe gradito un riconoscimento in più del solo assessorato assegnato a Fausto Orsomarso.
Non è detto che la riunione odierna termini con un accordo. Anzi. Le possibilità sono ridotte al lumicino. Anzi, ancora, non è neanche detto che la riunione si svolga, rimandando tutto a domani mattina, appena prima o durante l’insediamento del Consiglio. Con tutte le incognite del caso, e con il serio rischio che non basti la prima giornata di votazioni e si debba sforare su venerdì. Non proprio un esempio di concretezza e rapidità, in tempi dove il tempo in sé non è variabile indipendente.