L’afflato mistico dei Palazzi del potere calabrese

Da Spirlì a Tallini a Varone, le devote scelte di Jole Sant’elli

Più informazioni su

    “La Chiesa ricorda che San Francesco di Paola salvò miracolosamente la città di Frejus dalla peste. Sicuramente proteggerà la nostra terra”. Così il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini al termine della sua lettera aperta ai calabresi, credenti miscredenti o indifferenti che siano, nel giorno dedicato al loro patrono.

    Si avverte un alone mistico intorno ai Palazzi del potere calabrese. A diffondere la soffusa luce indizio di santità sono diversi piccoli lumini che si sono andati via via accendendo in questi tempi grami, di più, decisamente bui. D’altra parte, non fu la grande paura della fine del mondo a generare gli impeti millenaristici intorno, appunto, all’anno Mille? E in quale terra potrebbero ancora una volta germogliare se non nella Calabria culla delle intuizioni apocalittiche di un altro grande padre della Chiesa, Gioacchino? Solo che, quest’ultimo, essendo postato in permanenza su San Giovanni in Fiore, centro di irradiamento della dottrina oliveriana, ultimamente è un po’ in ribasso nelle quotazioni di affidamento. Epperò, e curiosamente in coincidenza con il cambio di presidenza, è tutto un prevalere di mani giunte e di richiami ultraterreni.

    Ha iniziato, con un impatto così straniante che ancora i più devono riprendersi dallo stordimento, il nominato vicepresidente Nino Spirlì. Questa la sua reazione alla telefonata con la quale la Presidente gli comunicava, il 18 marzo, la designazione: “Invoco la Benedizione del Signore e mi affido alle amorevoli cure della Santa Vergine Immacolata. E mi impegno a svolgere il mio compito nell’unico interesse della mia gente. Accompagnatemi solo con le Vostre preghiere. Grazie. Dio Vi voglia bene”. Brillante giornalista, tanto per citare la sua meno blasonata delle specializzazioni, tiene un blog sul Giornale.it nel quale informa quasi quotidianamente sui suoi trascendenti moti di spirito. Scorrendolo ci si imbatte in questa pagina di diario: “Lunedì 20 gennaio 2020, San Sebastiano – da Casa Spirlì, a Taurianova, nella Piana di Gioia Tauro (a Gioia Tauro, Matteo Salvini e il suo Amico) Lo sto accompagnando, seguendolo ammirato, in questa lunga marcia per le mille terre di Calabria”.

    L’ammirazione, si può tranquillamente dedurre, è altamente reciproca, tanto che l’indica zione per Spirlì è giunta direttamente dal “Capitano” alla Governatrice, sbrogliando in un sol colpo l’intricato nodo delle vicende leghiste in terra di Calabria. Qui però preme rammentare l’ispirato filo che tiene unite le esternazioni celestiali di Spirlì all’acme ascetico raggiunto dall’Eterno Riposo recitato (a occhi chiusi) da Barbara D’Urso e (a labbra un po’ titubanti) da Matteo Salvini. Niente male, per un programma che si chiama “Live”.

    Il giorno dopo, a Report su Rai Tre, c’è stato l’infortunio sui ventilatori che ha causato le dimissioni di Domenico Pallaria da capo della Protezione civile calabrese. Dopo l’immediato “crucifige” – “Perdonami padre, non so quel dico” – la presidente ha accettato le volontà (penultime) di Pallaria e ha nominato in sua vece il primo dei dirigenti che le veniva sotto tiro, ovvero Fortunato Varone, non fosse altro perché dirigente generale del dipartimento alla Presidenza. Questo è ciò che si dice, della quasi casualità della scelta. In verità, i più arguti arguiscono, si perdoni il bisticcio, che la scelta è stata a lungo meditata e per nulla fortuita. Fortunato Varone, è stato scritto e in ogni caso è motivo di sicuro orgoglio personale, è nipote di Natuzza Evolo, la mistica di Paravati. Gli argutissimi, che sarebbero i più arguti tra gli arguti, hanno subito capito e unanimemente approvato: se c’è uno indicato per venire a capo della Prociv è Varone. Fortunato lui, e fortunati i calabresi.

    Da rimarcare che le voci, come l’ultimo dei virus, si espandono a macchia d’olio. Addirittura, pare che in Conferenza Stato – Regioni, alla prima riunione plenaria, la neo governatrice abbia fatto buon viso a cattivo gioco quando sul suo segnaposto qualche buontempone aveva stampigliato: “Regione Calabria – on. Jole SANT’ELLI”. La Presidente non l’ha presa a male, e né poteva farlo, a meno di mentire un po’ a se stessa. Perché il pensiero di santità, in fondo, la sfiora più volte, leggermente, leziosamente, come soffio di zefiro a primavera, quando, accanto a Spirlì e ben conoscendo le insperate ispirazioni di Tallini, al tavolo di Giunta al dodicesimo piano della Cittadella, si ritrova, veramente, a due passi dal cielo. Quando poi arrivano le devozioni della sera, e con l’intercessione di Sandra Savaglio, le stelle stanno a guardare.

    Più informazioni su