Le fibrillazioni catanzaresi della Lega Calabria

L’architetto Giuseppe Macrì prossimo coordinatore provinciale di un partito in cui i dissidi tra vecchia e nuova guardia sono pronti ad esplicitarsi. Nervosa riunione a via Lombardi nella sede regionale

La Lega di Salvini avrà a breve il nuovo coordinatore provinciale di Catanzaro. Manca l’ufficialità, affidata al placet irrevocabile del segretario regionale Cristian Invernizzi, ma ormai pochi sono i dubbi nell’attribuire a Giuseppe Macrì, presidente dell’Ordine degli architetti catanzaresi, la carica e, insieme, l’onere di portare la temperatura interna a un grado di accettabile convivenza tra gruppi che, al momento, si guardano con sospetto se non con avversità. Quando, era il 12 dicembre 2019, Matteo Salvini si portò sulla terrazza della sede regionale della Lega che dà sull’ampia valle del Corace per il brindisi inaugurale, insieme al buon prosecco di Valdobbiadene, sparse ottimismo a fiumi e dispensò sorrisi a tutti i presenti: leghisti storicizzati e leghisti nuovi, “della prima ora” oppure “della prima poltrona”, tutti accomunati dalla salvifica fiducia nel “Capitano”, ancora in fase espansiva nonostante le prime avvisaglie di mancato sfondamento sul fronte ballerino dei sondaggi. A poco più di sei mesi da allora, nella stessa sede di via Lombardi, l’euforia dell’inaugurazione è solo un pallido ricordo, l’allegria ha lasciato il passo ai musi lunghi e ai nervi tesi. Sono giorni fatidici per l’organizzazione della Lega Salvini in Calabria. C’è da scegliere il candidato sindaco di Reggio Calabria per il centro destra, come da accordi nazionali. C’è, a Catanzaro, l’urgenza di affidare il coordinamento provinciale del partito, che è vacante da giugno 2019, da più di un anno, da quando l’allora commissario regionale con pieni poteri Invernizzi, nel dare l’avvio agli Stati generali della Lega in Calabria, azzerò i coordinamenti provinciali inaugurando l’epoca dei coordinamenti d’area. In pratica la provincia di Catanzaro fu divisa nelle canoniche tre aree con Antonio Chiefalo a capo della Lega di Catanzaro e dintorni, Nicola Azzarito Cannella per la Tirrenica e Caterina Urzino per la Ionica.

Questo organigramma non regge più, ormai da tempo. Azzarito Cannella è fuoruscito dal partito per l’evolversi dei dissidi interni in maturazione, e, attualmente, da primo consigliere provinciale leghista di Catanzaro è andato a ingrossare il gruppo di Forza Italia. Chiefalo ha lasciato il coordinamento perché si è candidato alle regionali, per la verità in largo anticipo rispetto alla scadenza di compilazione delle liste. La sua candidatura non ha sortito l’effetto da lui sperato, nonostante la buona affermazione personale, superato per pochi voti da Filippo Mancuso, che ha potuto godere dell’appoggio cittadino del gruppo che fa riferimento al sindaco Sergio Abramo, di cui il neoconsigliere regionale è componente sia in Consiglio comunale che provinciale. Anzi, si può affermare che proprio la compilazione delle liste ha costituito il nodo intorno al quale si sono coagulati i primi dissidi, generati a livello sovraordinato dal dualismo, tutto da decifrare e in continua evoluzione, tra l’ala calabro lombarda Invernizzi-Rauti e l’ala calabro-europea Furgiuele-Sofo. Ma sostenuti, nutriti e rinvigoriti da un crescente divario vertice-base, fatto di mancato dialogo e di scarsa partecipazione alle scelte organizzative, che si è manifestato in molteplici occasioni. Innanzitutto, le liste elettorali, la loro geografia non esattamente distribuita tra i vari territori. Ma, anche, la loro storia se così si può dire. O meglio, la storia degli ammessi, tra i quali i “leghisti della prima ora”, quelli che insieme all’adesione si erano addossati se non proprio gli insulti certo i sarcasmi e le accuse di tradimento della causa meridionalista, erano in evidente minoranza, surclassati nel numero e nei risultati dagli ultimi arrivati, dai “leghisti governativi”, quelli che hanno fiutato la buona occasione. Il malcontento serpeggiante tra i primi, a cui appartiene senza dubbio Antonio Chiefalo o anche l’ex coordinatore Lega giovani Salvatore Caliò, si è andato incanalando nel solco sempre più marcato tra vertice e base, vizio prevedibile in questo come in qualunque altro partito a impronta marcatamente personale, che, se non contenuto da dirigenti riconoscibili e autorevoli e non mitigato dalla partecipazione militante, sfocia facilmente nel dissidio conclamato.

Paradigmatico quanto è avvenuto martedì scorso nella sede di via Lombardi, nella riunione da cui è scaturito il nome di Macrì quale prossimo coordinatore. L’architetto, candidato non eletto alle regionali, appartiene ai leghisti di nuovissima generazione, che ha manifestato il suo avvicinamento alle sorti del Carroccio nelle stagioni ultime delle vacche grasse. La base storica si sente parecchio trascurata in questa fase di posizionamento interno, tanto è vero che molti militanti, anche con un curriculum riconosciuto, non ha ricevuto l’invito a partecipare alla riunione, di sicura importanza organizzativa, ma non allargata a tutte le componenti. Chi ha un po’ forzato la mano, partecipando ugualmente anche in virtù di una riconosciuta e continua militanza, è stato invitato ad allontanarsi. È il caso, per esempio, di Pino Rotundo, già tesserato Lega Nord nel 2009, fondatore di Calabria Lega Federalista nel 2010, che partecipò già nel 2011, quando fu eletto Michele Traversa, alle amministrative di Catanzaro, coordinatore cittadino del movimento. Quindi un personaggio ampiamente riconoscibile in un partito teoricamente su base territoriale e legittimato alla partecipazione a una riunione che sembra non abbia seguito gli standard procedurali minimi. A presiederla un giovane assessore comunale di Cardinale, Marco Maiolo, a parteciparvi con evidente piglio dirigenziale il giornalista Massimo Tigani Sava e Francesco Palaia, già coordinatore cittadino originariamente fulminato dalla piattaforma del Movimento 5Stelle, e, naturalmente Pino Macrì.

L’episodio è suscettibile di avere conseguenze se non immediate, certamente bisognoso di un chiarimento ravvicinato con i vertici riconosciuti della Lega Calabria, ovvero con il segretario regionale Invernizzi. Quella di Catanzaro non è l’unica fibrillazione in atto nella casa calabrese della Lega. Non c’è provincia o città capoluogo nella quale il giovane organismo politico che si richiama a Matteo Salvini non soffra di qualche dissidio interno, più o meno manifesto. Destinato, prima o poi, se non risolto, ad esplicitarsi in forme più radicali.