‘Taverna, uniamoci tutti adesso per il suo bene’

"La Città è a un punto di svolta. Dopo le buone opere realizzate, può fare il grande salto"

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    di Franco Cimino

    Taverna è anche la mia Città, credo che lo sappiano,ormai, tutti coloro che mi conoscono. Lo è per adozione. Reciproca. Lei ha adottato me trent’anni e ventiquattro giorni or sono. Io ho adottato lei lungo lo stesso tempo dal valore immodificabile. Lo è per vocazione, la mia personale, potendola concepire, oltre il sentimento, come una delle più importanti realtà di una grande aggregazione urbana. È la nuova Catanzaro, città di Mattia Preti e della Magna Graecia. Quella che da Squillace-Borgia dolcente si distende fino ai monti della piccola Sila, con Taverna punto di unione di tutto ciò che le ruota intorno e dai suoi piedi sale. Per tale inestricabile intreccio di ragione e sentimento, seguo questa mia altra città costantemente e ne sostengo sempre le battaglie che conduce, mentre sollecito quelle che dimentica. Di più, la invoco a puntare in alto, ad elevare le sue ambizioni senza mai accontentarsi del possibile, del reale in quanto realistico o viceversa. Insomma, di ricordarsi sempre che è la città di Mattia Preti, della religiosità intensa, colta e profonda di tanti secoli lontani, la realtà territoriale ancora ricca di risorse e di bellezze, che possono trasformarla in un uno dei territori più ricchi e più ricercati dal mondo della cultura e del turismo, ovvero dei due elementi abbinati.

    Pur seguendola sempre e per quindici anni vivendola dal di dentro, non ho, tuttavia, mai partecipato alle competizioni politiche interne, sia quando le parti si scontrano durante le elezioni sia quando lo strascico di queste percorre, sotterraneamente o apertamente, tutta la legislatura. È un atteggiamento, questo mio, che deriva dal mio amore per il luogo e per quell’educazione personale che mi spinge sempre a rispettare il posto che mi ha accolto evitando intromissioni improprie e disturbanti. Ho seguito, con questo spirito, anche l’ultima campagna elettorale. Del suo esito si sottolinea lo “storico” distacco di voti tra i vincitori e gli sconfitti, tra il vincitore e lo sconfitto. La eco che mi è giunta nel Capoluogo è per me più importante. Si sono sentiti da qui le tensioni, in alcuni momenti, anche rancorose e ho visto il riflesso del fuoco che dai suoi vicoli storici veniva soffiato sulla piazza del confronto e dell’incontro, come ogni agōra dovrebbe essere. E questo mi è molto dispiaciuto, anche se conosco la frequenza e la resistenza di Taverna verso questi accesi conflitti. Le due persone che hanno guidato i due schieramenti, sono brave persone, come tutti i candidati delle due liste, molti dei quali conosco personalmente o attraverso la storia delle loro famiglie.

    Ho molta stima per Sebastiano Tarantino, il vincitore, e molto affetto per Eugenio Canino, lo “sconfitto”. Il primo lo conosco meno di quanto non conosca il secondo. Però, ho visto all’opera entrambi e in ciascuno ho avvertito la stessa passione politica e lo stesso sentimento verso la loro città. Sebastiano ed Eugenio, va ricordato con decisione, sono due sindaci, l’ingegnere per esserlo stato, il dottore per esserlo nuovamente. Questo elemento non va sottaciuto dai tavernesi e mai dimenticato dai due protagonisti della battaglia elettorale. Chi ha fatto il sindaco di una comunità, ovunque essa di trovi nel mondo, merita attenzione e rispetto, per il duro lavoro che sono chiamati a fare in condizioni difficili e rischiose. E per quattro lire di guadagno, che se ne vanno per i caffè al bar insieme a tanto tempo esistenziale e, talvolta, alla serenità e a un po’ di salute. C’è di più: un sindaco, una volta indossata quella fascia, all’interno del petto, molto vicino ai polmoni e al cuore, resta per sempre, se la vorrà sentire e se i cittadini gliela vorranno vedere. Per tali ragioni, una volta finite le battaglie elettorali, questi nostri due sindaci, chiudendo l’udito agli squilli di tromba di chi non vuol smettere di far la guerra, devono operare insieme per il bene di Taverna.

    La nostra Città è a un punto di svolta. Dopo le buone opere dai due realizzate, può fare il grande salto. Volgersi verso Catanzaro e la Calabria, dopo aver chiamato a sé i paesi che la contornano, per concorrere, con originalità di pensiero e di proposte, a un vero grande progetto di sviluppo per la nostra magnifica, pur se offesa e ferita, terra. Ho visto il messaggio che ha inviato Eugenio Canino dopo il voto. È buono e distensivo. Attendo con intima certezza che sarà di eguale apertura, quello che invierà Sebastiano Tarantino il giorno del suo insediamento. In quell’aula, e anche fuori e prima, con vigore straordinario, la persona che io considero la gran signora della politica locale, Clementina Amelio, potrà favorire la nascita del nuovo clima per una operosa costante collaborazione dei “ due sindaci”. Aver fattivamente operato, e con una intelligenza politica di alto livello, con Eugenio e Sebastiano, nei due diversi momenti gestionali, le consentirà di realizzare l’opera più necessaria in questa fase, l’unità delle forze cittadine nell’esclusivo interesse della nostra amata Taverna. La conosco personalmente, conosco la sua sensibilità e il suo amore per questa comunità. La conosco e sento che ci riuscirà. Viva Taverna. Taverna è viva. E delle sue grandezze vivrà.

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