L’attesa e l’assenza. Riunione dei gruppi consiliari e dei dirigenti di Forza Italia a Palazzo di Vetro

Si attende di conoscere il commissario politico inviato da Tajani e con quali poteri, mentre la forzosa interruzione della leadership di Tallini apre interrogativi sulla tenuta del partito azzurro in città e in provincia

Quando il presidente dimissionario del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini è giunto al palazzo di giustizia accompagnato dal legale di fiducia per incontrare l’aggiunto Vincenzo Capomolla, da poco si era conclusa la riunione dei gruppi consiliari di Forza Italia al Comune e alla Provincia, allargato agli esponenti delle liste civiche che a Forza Italia fanno diretto riferimento, Obiettivo Comune e Officine del Sud.

Mimmo Tallini per lunghi anni è stato la guida di tutti i partecipanti, non solo dal punto di vista politico, spesso intervenendo con sollecitudine anche nelle vicende personali e familiari che tutti si portano dietro, talvolta come spinta propulsiva altre volte come fardello. Anche per questo la vicenda giudiziaria in cui si trova coinvolto Tallini, con i pesanti addebiti che gli vengono rivolti dalla procura distrettuale, oltre ad avere oltremodo interessato tutta l’opinione pubblica cittadina, ha investito come una tempesta i forzisti catanzaresi che oggi si sono ritrovati alla ricerca di una possibile via d’uscita politica dall’impasse che necessariamente si è venuto a creare. Da Roma giungono notizie poco rassicuranti alle orecchie di Cardamone e colleghi: Antonio Tajani, vice e plenipotenziario di Berlusconi, ha intenzione, e in qualche modo l’obbligo, di commissariare il coordinamento provinciale, così come c’è da rimpiazzare Mimmo al regionale del partito.

Già questo getta fumo negli occhi e distorce con il velo del risentimento e dell’amor proprio la prospettiva a breve e medio periodo: per l’immediato, con il Consiglio comunale che incalza e al quale occorre presentarsi con un minimo di idee chiare, e le elezioni provinciali che incombono, queste elezioni di secondo livello che riescono sempre a rompere equilibri consolidati molto più di quanto ci si aspetterebbe per il loro intrinseco valore rappresentativo. Per non parlare delle regionali, l’ambito nel quale il dimissionario coordinatore provinciale era riuscito a imporsi come necessario punto di snodo delle tante ambizioni locali di cui si nutre Forza Italia in Calabria e a creare una fitta rete di corrispondenze e appartenenze. E poi c’è da decidere cosa fare del restante mandato cittadino: alle nuove elezioni comunali mancano ancora una ventina di mesi, si deve decidere quale fine deve fare il quarto mandato di Abramo: se interromperlo bruscamente, sulla scia emozionale dell’irrompere esterno della magistratura, oppure lasciarlo consumare lentamente sfruttando l’abbrivio precedente, parando i colpi sopraggiunti e dargli giusto e onorevole commiato. Su quest’ultimo orientamento sembrava orientarsi il documento stilato da Ivan Cardamone quale coordinatore cittadino e capo delegazione di Forza Italia in giunta, offrendo responsabilità subito dopo aver esternato fiducia nell’operato della magistratura ma anche fiducia incondizionata al leader che la stessa magistratura persegue. Di questa contraddizione palese, e sempre vigente in simili circostanze, si sono fatti carico ancora pochi esponenti politici esterni a Forza Italia ma interni alla maggioranza di centro destra. Come ricorda per esempio Giuseppe Pisano, che ha conosciuto e frequentato Mimmo Tallini da vicino, ed è molto frastornato da quanto gli è capitato, consapevole di quanto sia difficile per un politico distinguere nell’immediato, discernere il buono dal cattivo, dividere con l’accetta il marcio e il sano: “Chi concede giustamente fiducia alla magistratura e si limita alla solidarietà verso Tallini – dice il capogruppo di Catanzaro con Abramo – fa una cosa a metà: a Tallini occorre estendere fiducia nelle sue capacità di dimostrarsi estraneo a quanto gli viene addebitato”. Una posizione che per esempio ha manifestato Piero Aiello, e sulla quale si è allineato Sergio Abramo, dopo lo sbandamento fraseologico dettato dal precipitare degli eventi e dall’urgenza di separare le sorti dell’amministrazione dal caso giudiziario.

La riunione in Provincia dei forzisti comunali e provinciali è stata interlocutoria. Si attendono notizie certe da Roma: si vuole capire bene quali sono le intenzioni dello stato maggiore azzurro. Antonio Tajani invierà un commissario, questo è pacifico. Ma in città si vuole sapere chi sia e quali poteri assumerà, se gli sarà comunque affiancato un vice che sia espressione della volontà degli iscritti, di chi ha mantenuto Forza Italia su livelli elettorali sicuramente superiori alla media nazionale. E intanto occorrerebbe che dalla platea degli amministratori forzisti si ergesse qualcuno in grado di assumere ruolo e autorevolezza che sono stati di Tallini per decenni.

Nessun partito sopravvive sulle spalle di un solo leader, a qualunque livello. Occorre costruire per tempo una successione credibile e non traumatica. Tallini probabilmente questa accortezza non l’ha avuta, forse per questione di tempo ma più probabilmente per una fioritura umana non eccelsa o ancora troppo acerba per manifestarsi con decisione. Questo, unito alla performance non esaltanti del partito nazionale e al declino inevitabile del leader che l’ha creato, può creare problemi seri di tenuta. Non sulle sorti della giunta e del Consiglio comunali, ma sui destini personali di tanti amministratori o militanti che, privi del collante Tallini, possono optare per sciogliere le fila e disperdersi nell’offerta politica al momento più attraente.