Manuela Costanzo: “Eccessivo entusiasmo mediatico dei quattro consiglieri già usciti dall’inchiesta”

La consigliera di Obiettivo Comune ribadisce di essere oggetto di una disparità di trattamento e valutazione

Manuela Costanzo non ci sta. Ieri è stato il giorno dell’uscita definitiva dal processo “Gettonopoli” di Gianmichele Bosco, Nicola Fiorita, Demetrio Battaglia ed Eugenio Riccio, perché così disposto dal giudice Teresa Guerrieri nell’esaminare la posizione dei quattro consiglieri secondo quanto dedotto dal pm che per loro già a marzo aveva fatto richiesta di archiviazione. Si può comprendere la loro personale soddisfazione, secondo la consigliera di “Obiettivo Comune”.

Meno giustificabile, per Manuela Costanzo, “il gran battage mediatico che ne hanno fatto, il loro ergersi a paladini della giustizia e vittime esclusive di una palese ingiustizia, non considerando che ci sono posizioni aperte e che per tutti deve prevalere la presunzione di non colpevolezza. Avrebbero fatto meglio a scegliere un rispettoso silenzio. A questo punto non mi resta che ribadire ancora una volta, e gridare se necessario, che rimane ancora sostanzialmente aperta la mia posizione, che, nel contestare la richiesta di archiviazione per tenuità del fatto così come formulata dal pm, ritengo del tutto analoga ai quella dei quattro prosciolti in via preliminare”.

È la tesi dei due pesi e delle due misure che viene sostenuta dall’avvocato Giuseppe Pitaro, che assiste Manuela Costanzo, nell’opposizione presentata al gip il 23 aprile scorso, nella quale si chiede che venga rigettata “la richiesta di archiviazione avanzata dall’Ufficio di Procura, il tutto con ordinanza in virtù della quale venga disposto che il Pubblico Ministero formuli pronuncia più favorevole alla Costanzo o in via subordinata venga disposta la prosecuzione delle indagini e la restituzione degli atti al PM”.

In sostanza il legale chiede di procedere a una investigazione suppletiva, interrogando Manuela Costanzo sullo svolgimento delle sedute e sulla redazione e tenuta dei relativi verbali della Prima, della Terza e della Quarta Commissione nelle quali la sua assistita è rispettivamente componente, componente, presidente/verbalizzante. Dall’escussione, secondo Pitaro, dovrebbe venire acclarata e palesarsi “una disparità di trattamento e valutazione tra la posizione della mia patrocinata e quelle di altri indagati (nello specifico i signori Riccio, Fiorita, Battaglia e Bosco) beneficiari di provvedimenti più favorevoli”, palesandosi altresì “un’omessa valutazione dell’attività di indagine suppletiva ed un’errata valutazione degli atti e delle prove acquisite a discapito della Costanzo”.

Nei mesi scorsi la definizione giudiziaria dei consiglieri comunali indagati. Come è ormai noto, le posizioni degli indagati nell’indagine esplosa a dicembre 2019 sono state valutate in modo diverse dal Pm. Per cinque consiglieri è stato richiesto il rinvio a giudizio, per quattro l’archiviazione piena (richiesta accolta dal giudice), per diciotto (che intanto hanno rimborsato le somme contestate) l’archiviazione con il riconoscimento della tenuità del fatto. Secondo il legale di Manuela Costanzo, anche per lei doveva valere la richiesta di archiviazione piena, come accaduto per Gianmichele Bosco, Nicola Fiorita, Demetrio Battaglia, ed Eugenio Riccio.