“Catanzaro a rischio fallimento secondo Money.it. Il sindaco che ne pensa?”

"Altro che conti in ordine". La nota di Alfredo Serrao e Antonio Nisticò de I Quartieri

Altro che conti in ordine. Il comune di Catanzaro, scrivono Alfredo Serrao e Antonio Nisticò de I Quartieri – secondo quanto pubblicato da Money.it, sarebbe uno dei dieci comuni italiani a più alto rischio di fallimento, avendo accumulato un debito di 25,5 milioni di euro nei confronti dello Stato che dovrebbe restituire in tre anni con pesanti “rate” da 8,5 milioni. Sta crollando miseramente il mito, costruito su false rappresentazioni, del comune che fa poco in termini di servizi e di risposta ai cittadini, ma che però è in buona salute(?) Questa clamorosa notizia si aggiunge ai rilievi della Corte dei Conti che hanno smantellato, punto dopo punto, la fantasiosa ricostruzione della bontà dei bilanci del comune di Catanzaro, rifilata per anni dal sindaco Abramo ai cittadini. Quei rilievi della Corte dei Conti che necessitano di controdeduzioni e di aggiustamenti nelle poste di bilancio che non è, come imprudentemente affermato, una specie di circolare, ma che risponde invece a precise indicazioni, da chiarire sul documento contabile della città. Se la situazione è quella descritta da Money.it, il comune di Catanzaro si sarebbe indebitato fino al collo al punto da rischiare seriamente il fallimento. 

L’inchiesta condotta da Money.it parte dai dati forniti dal titolare del Tesoro, Daniele Franco, sui prestiti statali pro-imprese creditrici che hanno allargato i disavanzi di 1.750 enti locali. Nella classifica dei primi dieci, in termini di debito accumulato, che rischiano il fallimento (dati Ifel-Anci) figura il comune di Catanzaro al settimo posto. Un ben triste primato. Lo stesso primato, sempre in negativo che fa emergere ormai all’ordine del giorno di ogni Consiglio comunale “nuovi” debiti fuori bilancio, quelli che sembrano essere il dono quasi quotidiano di un pozzo di San Patrizio del quale non si conosce ancora il fondo, tanto da invocare una “commissione d’inchiesta”. E’ questa la solita formula italica quando non ci si vuole assumere una responsabilità, che è anche di ordine patrimoniale, tanto da mettere in predicato il potere di controllo e di verifica che i consiglieri comunali dovrebbero esercitare all’interno della commissione “permanente” bilancio, il cui presidente Giuliano Renda ne delegittima la funzione, tacendo su un eventuale commissione “speciale” da costituire.

Secondo il sito specializzato, lo stop della Consulta (sentenza 80/2021) alla norma salva-bilanci che permetteva di ripianare i debiti in 30 anni, e che riporta la gestione dei disavanzi nei ben più stretti tempi ordinari, solleva più di un interrogativo sulla possibilità che i Comuni indebitati riescano a chiudere il rosso accumulato con i prestiti statali pro-imprese creditrici degli scorsi anni. E a poco serve, o servirà, la pezza dei 500 milioni del Decreto Sostegni bis, visto che manca ancora un percorso chiaro da seguire per dare una riassestata ai bilanci. Per come serve davvero a poco la proroga dei termini al 31 luglio per l’approvazione dei documenti contabili comunali, se a Catanzaro non si scioglie la riserva sull’effettiva consistenza del debito conosciuto e fuori bilancio, senza escludere dal contesto gli altri debiti che fanno capo alle società partecipate.

C’è da aggiungere che secondo i dati Ifel-Anci, dei 1.750 comuni con deficit da anticipazioni di liquidità (FAL) 812 sono a rischio fallimento, distribuiti al 91% al Sud. A spiccare sono soprattutto le regioni Calabria, Campania, Lazio e Sicilia, che ne raccolgono circa tre quarti. 

Ripetiamo, se la situazione è quella prospettata da MoneY.it, si preannunciano tempi assai duri per una città di Catanzaro già ridotta allo stremo e che vede ogni giorno aggravarsi il degrado e l’abbandono. Il comune non sarà più in grado di assicurare nemmeno i più elementari servizi. Questa l’eredità che Abramo lascia alla città dopo il suo ventennio, nel silenzio sospetto della maggioranza di governo e di un opposizione, dentro e fuori dalle istituzioni sempre distratta o nella migliore delle ipotesi colpevolmente impreparata.