Catanzaro tra dimissionari dimissionati e verginismi ritrovati

Franco Cimino: le ultime stranezze del capoluogo passano da due lettere di dimissioni

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di Franco Cimino*

Le stranezze che si susseguono nella nostra Città, sono talmente tante e tanto forti che si rischia di confondersi in esse. Insomma, ci si finisce di non capirci più nulla. No, non delle stranezze ma del dramma che tutti viviamo e che le stranezze abilmente coprono. Nella vulgata popolare più lontana, tutto questo si chiama “ magheria”, l’arte di mischiare le cose e le sostanze o gioco delle tre carte, la mano rapinante cioè che cambia rapidamente le carte sul tavolo, mentre “ u zaraffu” ,il complice che fa la parte del partecipante vincente, partecipa all’inganno. Ed è così che mentre la Città soffre terribilmente, al Comune si gioca a fare i furbi, convinti che la gente ormai imbocca tutto e sempre sonnolenta e apatica, sfiduciata e rassegnata, stia.

C’è chi fa il generoso, chi fa il rivoluzionario, chi il ribelle e chi l’oppositore. Ce chi fa l’amico del sindaco e chi il suo più acerrimo nemico, chi ne dice bene( a lui) e chi ne dice male(quando lui non è lontanissimo). C’è chi si dimette perché dimissionato e chi si dimette per verginismo ritrovato. Le ultime due ultime stranezze si trovano proprio sotto la voce dimissioni. Pochi giorni fa si dimette Alessio Sculco da assessore alle attività economiche e a tanto altro. Lo fa con una lunga lettera che io ho trovato sincera anche se la correttezza e la eleganza della sua forma avrebbero potuto infastidire per quel mostrarsi, in alcune parti, quale copertura di altre responsabilità, che quelle dimissioni potrebbero aver determinato. Insomma, anche una sincerità non del tutto sincera, una chiarezza non del tutto trasparente. Un superamento di una difficoltà personale che la difficoltà amministrativa, invece, accentuerebbe. Il caos del caos. A meno di un anno dal voto un assessore, che elenca innumerevoli cose ben fatte e poi successivamente certificate dai suoi colleghi, lascia per motivi professionali? Una persona che si ritiene responsabile, condizione successivamente certificata dai colleghi, che irresponsabilmente lascia l’attività amministrativa nel settore assai delicato? Ma si può? È davvero così? Ad aumentare la magheria, quell’insano artificio che accresce confusione ed inganno, intervengono le numerose appassionate calde dichiarazioni di esponenti del suo partito e del partito stesso, e di altri colleghi di giunta. Il sindaco tace e il numero complessivo degli intervenuti in verità è assai piccolo, ma l’appassionante perorazione delle virtù del giovane Alessio sono così forti da coprire quel vuoto e quei numeri.

Nelle stranezze delle stranezze, c’è chi addirittura lo vorrebbe sindaco alla prossima legislatura. Qualche furbo lo vorrebbe all’interno di una “ centerna” ( mi si passi il neologismo paesano) di nomi, qualche altro più furbo lo propone come unico e solo candidato. Se la gente fosse poco poco interessata alle vicende pur risibili di questa politica, si domanderebbe:” ma perché, se questo assessore è stato così attivo e qualificato, lo di lascia andare via con un bel saluto di circostanza? Al posto di quegli enfatici complimenti, non sarebbe stato meglio lanciare un forte unitario appello affinché restasse al proprio posto, magari con la nobile motivazione che si tratterebbe di un gesto eroico per salvare Catanzaro? La seconda lettera di dimissioni, queste immodificabili, sono del consigliere, anche regionale, Filippo Mancuso. Le motivazioni, da quel che si riesce a capire dalla “importante” missiva, sarebbe due intrecciate(questione di opportunità e di cumuliamo di impegni), che vorrebbero farsi una sola, la responsabilità nei confronti delle istituzioni( quale delle due rappresentate?). Sono due questioni molto importanti, queste, che da anni sollevo infruttuosamente.

Al di là di quel che consente la normativa, io sostengo il principio del “una testa un incarico, una sedia per un solo sedere”. Ritengo che una delle cause della crisi della politica e della intervenuta fragilità delle nostre istituzioni sia rappresentata dal cumuliamo degli incarichi, fatto questo che a mio avviso rappresenta un serio ostacolo alla difesa della tensione morale, che deve accompagnare la fatica di un qualsiasi amministratore e operatore della politica. Per quanto riguarda il “doppiaggio” delle cariche elettive, questa incompatibilità è ancora più necessaria dovendosi necessariamente intervenire su due fattori. Il primo riguarda l’esclusività dall’impegno a favore di una istituzione, che dovrebbe occupare tutto il tempo e le energie dell’eletto, mattina, sera e notte. Il secondo, la difesa intransigente dell’autonomia, anche operativa, delle singole istituzioni, specialmente quelle locali e territoriali. Non a caso si parla, anche nello spirito costituzionale, di democrazia partecipata e di autonomie locali. Il gesto, che si vorrebbe nobile di Mancuso, avrebbe avuto senso politico, valore etico e sensibilità democratica, se la rinuncia ad un seggio( immagino quello comunale) fosse avvenuta all’inizio del mandato. Oggi, esso si colloca nell’ambito di quelle deprecabili stranezze di cui ho detto nella preoccupazione che esse alimentino ancor più confusione e disorientamento tecnico-scientifico. Spero che almeno questa volta i cittadini capiscano.

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