Antonio Argirò: ‘Contro il declino della città il centrosinistra deve trovare da subito un riferimento autorevole’

Dialogo con l’ex vicesindaco e assessore alla Cultura sulla crisi della rappresentanza catanzarese in Regione e sulle possibilità di risalita

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C’è stato un periodo nella vita regionale, coincidente con il secondo dopoguerra e ancora di più dalla nascita dell’istituzione Regione fino al primo decennio del presente secolo, in cui la centralità geografica di Catanzaro ha coinciso con quella politica.

Non per niente lo status di capoluogo, riconosciuto a livello normativo, venne statuito e mantenuto senza obbedire alle strumentalizzazioni anche violente ormai storicamente definite.

La sensazione che tutti i cittadini avvertono, da qualche anno a questa parte, è che la fase ascendente della crescita collettiva si sia dapprima interrotta, tramutata in un plateau monotono e paralizzante, per poi immettersi sul piano inclinato della decrescita per nulla felice.

Prova ne è il depauperamento demografico, soprattutto giovanile. Prova ne sono le continue smarginature – qualcuno le chiama spoliazioni – che erodono uffici e competenze e dirottano su altri luoghi aspettative a lungo coltivate, evidentemente non irrorandole con il dovuto concime.

Prova ne sia il ruolo di semplice spettatore che il politico catanzarese, come categoria di principio e non come personaggio individuale, si è visto attribuire, e che sembra purtroppo gradire, rispetto alle traiettorie elettorali regionali e nazionali.

Ne abbiamo parlato con Antonio Argirò, affermato dottore commercialista con un recente passato da amministratore della città di Catanzaro, per cinque anni assessore alla cultura durante il mandato di Rosario Olivo e anche vicesindaco tra il 2010 e il 2011.
Sì, è vero – ci dice Argirò, che esattamente 10 anni fa fu candidato sindaco nell’elezione poi vinta da Michele Traversa -. Voglio ricordare, non soltanto a me stesso, che nella storia regionale la nostra città è sempre stata il centro dell’attività politica, intellettuale, economica e culturale.

Tranne gli ultimi anni, in cui lo sviluppo della comunità catanzarese ha subito un forte ridimensionamento in tutti questi ambiti. Oggi in misura maggiore, ben più tangibile. Nel silenzio assordante di centrosinistra e di centrodestra, in totale disprezzo della storia politica di questa Città. Fa rumore l’apatia, l’accettare e il compiacere le scelte fatte da pochi”.
Queste parole giungono a poche ore da due fatti che, per un verso e nell’altro, movimentano quel poco di dibattito pubblico che, eroicamente, sopravvive sui Tre colli: l’attivazione di un corso interateneo di medicina, ma indubbiamente con centralità innovativa ad Arcavacata, e la designazione dei due principali sfidanti alle prossime elezioni regionali, con baricentro indiscutibilmente cosentino.

Da quel che osservo, i prossimi appuntamenti elettorali si riveleranno un disastro annunciato per il centrosinistra. Ma ancor prima di questo, voglio sottolineare come la Città di Cosenza sarà ancora una volta al centro delle scelte politiche e nei posti di comando della vita amministrativa regionale, mentre Catanzaro, ancora una volta, dal dopo Loiero a oggi, soffrirà, con il rischio concreto di essere emarginata in maniera definitiva.

Preciso che non ho nulla contro la città dei Bruzi e i suoi cittadini, anzi. Ma di certo è giunto il momento di chiedere ai rappresentanti del centrosinistra Catanzarese, ai quali idealmente sono vicino, e ove mai qualcuno si sia accorto che ancora esistano ai livelli parlamentari, regionali e comunali, commissari compresi, in quali vicende sono occupati e da che parte stanno.

Il centrodestra prenota il presidente e il vice presidente della massima istituzione calabrese, il cosentino Occhiuto e il reggino Spirlì, mentre la sinistra, compreso il M5S, pensa e ripensa se allearsi o meno, finendo con il tirar fuori dal cilindro candidati destinati alla solita sconfitta.

Come se l’esperienza non avesse insegnato abbastanza, e anche tanto recentemente da non poter essere per nulla dimenticata. Al contrario, bisogna dare merito agli eredi dei due giganti della politica calabrese, Mancini e Misasi, di averne saputo raccogliere l’esperienza carpendone la segreta arte relazionale di questi due illustri personaggi, che, peraltro, nella massima espressione della loro carriera politica hanno comunque riconosciuto alla classe politica catanzarese la nomina a presidente di Regione dei suoi migliori esponenti politici: Olivo, Veraldi, Dominijanni, Rhodio, Ferrara e Loiero”.

Chiediamo ad Argirò, che è stato esponente di rilievo del cattolicesimo del dopo Democrazia cristiana, come guarda ai movimenti politici pre elettorali, ricordando che appena dopo le regionali si dovrà pensare alle amministrative di primavera, quando si avvererà l’atteso o il temuto, dipende dai punti di vista, dopo Abramo. “Anche per le Comunali i tavoli del centrodestra si sono apparecchiati per discutere con largo anticipo del dopo Abramo. Il centrosinistra nel concreto langue, si riunisce, pensa perché no, generando aspettative in più potenziali candidati, naturalmente senza alcun progetto unitario.

Giacché, alcuni palesemente e altri sullo sfondo, sono in campagna elettorale per il posto da primo cittadino, e singolarmente si muovono interagendo con le varie anime della sinistra catanzarese senza pensare ad un’unica aggregazione, che si consolidi con un candidato competente, disposto a mettere mano a questa Città massacrata politicamente, socialmente, economicamente e culturalmente. A questo, nel concreto, ripeto, non ci si pensa proprio”.

Argirò non ha nessuna velleità di ritorno dal punto di vista politico. Da quando ha deciso di rientrare nella professione non lo sfiora proprio il pensiero di rientrare nell’Aula rossa o in altra assemblea elettiva.

È un atteggiamento molto diffuso negli esercenti le professioni. Sarebbe questo il bacino più ricco da cui pescare i migliori esponenti della ovunque evocata società civile. Ma unanime è il moto di rigetto verso questa possibilità. Gliene chiediamo conto.

Vorrei premettere che le prossime elezioni comunali, appuntamento che riguarda tutti molto da vicino, sono una delle maggiori preoccupazioni del nostro futuro prossimo, viste le nuove e complicate sfide che si dovranno affrontare e superare. Pertanto, porre a capo della nostra realtà municipale una persona qualificata che guidi una forte alleanza unita costituisce una priorità imprescindibile e vitale per Catanzaro.

Per fugare ulteriori preoccupazioni per un irrimediabile degrado, è venuta l’ora di ritrovare l’antico orgoglio catanzarese attraverso l’impegno da parte di quanti amano questa comunità, da qualsiasi postazione si trovino. Politici della vecchia guardia e della nuova leva, associazioni, intellettuali e semplici cittadini, per raggiungere una migliore comprensione del ruolo presente e una più limpida visione del futuro della vita economica, sociale e culturale di questa nostra Città”.

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