Oliverio: liberare la Calabria dalla logica coloniale che la soffoca

Conferenza stampa dell’ex presidente: “non sono io ad avere rotto il fronte unitario, ma chi, nel Pd, ha fatto tutto per salvaguardare l’elezione di tre persone”

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Mario Oliverio finalmente la conferenza stampa l’ha tenuta. L’aveva programmata appena dopo la decisione di partecipare comunque, anche da solo, alla contesa per la presidenza, ed era poi scivolata in avanti per sopravvenute esigenze organizzative. Prima tra tutte la necessità di formare una o più liste. Alla fine, proprio nel giorno nel quale un sondaggio gli attribuisce uno speranzoso quoziente di preferenze, l’ex presidente si è fermato a una, della quale, nella conferenza che ha tenuto all’hotel di Gizzeria caro anche al Pd, garantisce essere “espressione dei territori, delle competenze, di esperienze diverse. Una lista qualificata, la nostra. Anche coloro i quali vengono indicati ancora oggi come personalità sule quali innescare dubbi sono personalità di primissimo ordine”. Il riferimento che fa è a “Francesco D’Agostino, un imprenditore che ha subito un procedimento giudiziario dal quale è uscito con grandissima dignità, grandissimo onore e grandissima soddisfazione perché la sentenza è stata netta e chiara. La nostra è anche una battaglia per affermare una cultura dei diritti, un’azione di rottura della tendenza alla criminalizzazione della Calabria”.

Oliverio Gizzeria
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Oliverio scherza un po’ sul sorteggio che ha offerto alla sua lista la posizione numero uno nelle schede e nei manifesti elettorale ufficiali: “Sono il numero 1 in lista. Spero che la sorte ci aiuti a essere i primi anche nel risultato elettorale. Siamo in campo per liberare la Calabria dalla logica coloniale, che la mantiene in una morsa, in una gabbia che la sta soffocando. Commissariamenti dappertutto. Alla sanità ha prodotto un disastro, dopo quindici anni. Mi sono battuto contro nel corso della mia esperienza alla Regione, ho trovato un muro di gomma in tutti i governi, da Renzi a Gentiloni, da Conte 1 a Conte 2. La Calabria sta pagando un prezzo drammatico, la pandemia è stata come una miccia su una tanica già sul punto di ardere. Primo punto, quindi, rimuovere il commissariamento. È una battaglia che può essere vinta solo se c’è una scossa popolare e il voto a questa lista va in questa direzione: liberare il primo pilastro del colonialismo”.
Quello alla sanità è solo il primo commissariamento da cancellare. E fin qui pare di capire che sono d’accordo tutti i quattro contendenti alla presidenza. Su uno Oliverio è molto più pressante, quello che riguarda il Partito democratico, anche se non lo cita direttamente. Ma non c’è dubbio sull’identità dei “commissariamenti che hanno desertificato la partecipazione democratica, come è avvenuto due anni fa nella scelta del candidato del centrosinistra alla Regione con Callipo, mentre quello che sta avvenendo oggi ne è la riproposizione aggravata. Fino all’ultimo ho insistito per mettere in campo un progetto unitario. Ho incontrato sordità, indifferenza cinica”.

Oliverio non ci sta a essere indicato come la testa d’ariete che ha spaccato il fronte del centrosinistra. “Il fronte – si infervora – l’ha spaccato chi ha gestito in modo cinico, ottuso, chiuso, questa fase come la prima consumata con Callipo. Si presentava Callipo come l’Olivetti del Mezzogiorno, l’innovatore destinato ad aprire una nuova stagione per la Calabria e il Sud, dopo quattro mesi e una sconfitta sonora costata venticinque punti di differenza dalla presidente Santelli c’è stata la fuga e nessuno ha aperto una riflessione o ha detto una parola in proposito. Oggi siamo nel secondo tempo. Le responsabilità sono di coloro che hanno gestito con ottusità questa fase. Non di Oliverio che fino all’ultimo si è prodigato per comporre e si è offerto di ricomporre, e ha trovato chiusura. Perché? L’unico assillo è stato quello di salvaguardare, tutelare, la rielezione di tre persone. Vi pare che un grande partito può ragionare in questi termini? Può mettere in primo piano l’interesse di tre persone rispetto a un progetto generale? Ecco perché siamo in campo, per bloccare e contrastare questa deriva, per creare le condizioni per un rilancio della sinistra ancorata a valori, soprattutto al bene comune e non agli interessi dei singoli”.

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