Catanzaro tra ambizioni personali e interessi di ritorno: il nuovo sindaco che ancora non c’è

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    di Stefania Valente

    “Al voto al voto!”, “Il voto il voto!”, due espressioni, queste, appassionate e reiterate, trattenute nel petto e nella testa dei catanzaresi e, nel chiuso delle loro scrivanie, dagli osservatori (pochi) e dai commentatori (pochissimi) della vita politica della città. La prima nasce da una sorta di ansia di liberazione da una legislatura, quest’ultima, veramente drammatica. Drammatica, sì, e non solo per le note vicende di carattere giudiziario che tanto clamore hanno destato nell’intero Paese, anche per via di un certo giornalismo d’assalto più che d’inchiesta, che fa i processi televisivi prima che i vari uffici giudiziari si pronuncino con atti certi. Legislatura drammatica per la più grave crisi della politica che ha investito Catanzaro.

    E parlo di crisi della politica e non solo delle situazioni politiche, perché al balletto sempre più scomposto di maggioranze variabili per giunte modellabili sugli interessi del momento, si è aggiunta una caduta verticale della tensione morale che è, insieme al livello culturale, elemento fondante della Politica, quella che si scrive con la P maiuscola e si declina a voce alta. Quella Politica che è forza al servizio delle istituzioni per conseguire il bene comune, contrariamente a ciò che è diventata oggi, ovvero lo spazio chiuso e poco illuminato in cui lo scontro tra interessi si intreccia con quello delle sfrenate ambizioni personali. In un simile contesto, ancor più disturbato da un fenomeno antico che si è quasi istituzionalizzato, quello del trasformismo e del trasversalismo, i risultati amministrativi sono stati quasi fallimentari. Più volte, durante questi cinque anni, la legislatura é stata sul punto di interrompersi anticipatamente e forzatamente. I cittadini, sebbene sempre più distanti dalla politica e dalla partecipazione, non vedono l’ora che arrivi la scadenza elettorale.

    Più che un desiderio, un moto di liberazione. E il voto è ormai arrivato. È molto più vicino psicologicamente del pur ravvicinato maggio, il mese quasi certo della indizione dei comizi elettorali. Tuttavia, le urne che si stanno per riaprire impongono la seconda espressione, quella meno ansiosa e più pensosa: “il voto il voto”. Ragionare sul voto, interrogarsi su cosa esso rappresenti per il capoluogo di regione, significa che all’ansia giustificata di liberazione da ciò che la politica, complessivamente intesa, anche per l’assenza di un’autentica opposizione, rappresenta oggi, occorre aggiungere lo sforzo di ricostruire gli ambiti della politica, almeno nella misura necessaria e sufficiente. Essi sono quelli di ricercare, sia pure nell’emergenza in atto gravata dai tempi molto stretti, una tensione ideale che nutra partiti ed espressioni libere della società di valori, imperativi morali ed etici e idee forti, per programmi ambiziosi e credibili, da affidare a uomini e donne capaci di anteporre l’interesse collettivo a qualsiasi interesse personale e di parte.

    Un’azione forte, cioè capace, finalmente, di avviare un processo di vera unità. Unità di tutti, forze politiche ed espressioni civiche, cittadini e forze sociali, mondo della cultura e dell’associazionismo. Tutti, attraverso un libero e fecondo confronto, impegnati per realizzare la più grande delle operazioni politiche che si possano immaginare per una città, la più avanzata delle strategie, fare di Catanzaro una della realtà più importanti dell’intero Sud.

    E, attraverso il Sud, dell’Italia. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario evitare di incorrere in un errore classico, quello di immaginare che il vecchio possa essere sostituito da uno sterile nuovismo di maniera. Occorre pertanto che ad un consiglio comunale composto da uomini e donne di valore, si affianchi un sindaco non improvvisato sulla scia invisibile di ambizioni personali senza contenuto, dietro le quali possano operare disinvoltamente quegli interessi che in passato, facilitati da una brutta politica, tanti danni, nel silenzio o nel sostegno di taluni, hanno prodotto. Danni che possono essere in gran parte cancellati da una figura autorevole di sindaco. Una figura propriamente politica, che abbia già dimostrato di amare Catanzaro, di conoscerla nel profondo per averla vissuta, per essersi battuta per essa. Un sindaco che abbia idee chiare e forti e una storia personale e politica autenticamente incontestabile, piena di fatiche coerenti con lo spirito di servizio disinteressato verso la comunità.

    Un sindaco che abbia una visione alta del suo ufficio e l’idea di una città che non si chiuda nei suoi sterili orgogli e nella frustrazione della decadenza, ma si apra con orgoglio e intelligenza a tutto il territorio regionale, per essere davvero la guida politica ed economica della Calabria. Un sindaco coraggioso e di comprovata onestà non solo culturale. Un sindaco autonomo e lontano da interessi personali e da quei luoghi chiusi dove gli interessi si muovono separati dagli ideali. La città questa volta deve essere più attenta e critica di quanto non lo sia stata finora, per saper scorgere tra pomposi proclami ammantati di presunto spirito di servizio, quegli improbabii Braveheart sostenuti, in realtà, dalla forza prorompente di interessi particolari, ravvivati dalla “buona novella” dell’ imminente arrivo dei tanto bramati fondi pnrr. Essa deve chiedere ai numerosi, come io prevedo saranno, candidati alla prima carica cittadina, che siano donne o uomini, di dimostrare, con i fatti e con il loro vissuto pubblico, di essere quel sindaco di cui Catanzaro necessita. Perché propagandarsi come non si è, aiutati dalla facile retorica, dalle costose propagande elettorali e dalle forze aggressive che si muovono nel back stage cittadino, è tanto facile quanto, questa volta, visibilmente ingannevole.

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