Valerio Donato sulla coalizione eterogenea: “Il minimo comun denominatore è l’interesse della città” foto

Inaugurata la sede del comitato elettorale di Santa Maria davanti a molta sinistra e qualche centrista. Ma il candidato di Rinascita va oltre le divisioni ideologiche e di partito

A un certo punto della serata, Irma Valenziani, già fervente democristiana, ha fatto irruzione nella sede del Comitato elettorale di Santa Maria proprio mentre prendeva la parola Alcide Lodari, interrompendolo a viva voce e offrendo una rosa rossa a Valerio Donato: “Professore, io la voterò ma dovrò turarmi il naso, perché voterò anche la Lega”. Donato ha accettato l’omaggio floreale da parte di una signora da sempre in politica – molti anni fa venne eletta al primo consiglio circoscrizionale di Santa Maria – riservandosi di rispondere nel merito da lì a poco quando, concedendosi un discorso più “ideologizzato” del solito ha fatto discendere la sua proposta amministrativa dalla crisi generale, prima dei partiti e poi della politica.

I partiti, incapaci di farsi carico dei problemi via via incombenti, ne hanno di fatto affidato la risoluzione ai tecnici, i quali, a lungo andare, hanno eroso spazio e opportunità alla politica che, quando ha cercato di risollevarsi si è trovata nuda e senza strumenti, tanto che molti dei processi incidenti nella vita quotidiana non passano neanche dal potere legislativo, ma da organismi regolatori, quali le autorità indipendenti tipo Anac e poteri altri, quali la giustizia civile e amministrativa. Succede a livello generale, succede a livello locale. Senza partecipazione popolare, il tecnico porta alla soluzione migliore, che, inevitabilmente, non guarda all’equilibrio generale degli interessi ma a quello al momento prevalente. Da qui la caduta, il fallimento, della politica che qui, in città, si manifesta plasticamente nell’assenza di quello che Donato chiama un “ragionamento raffinato”, che miri cioè a una visione di “sistema”, che colleghi opportunità e risorse, tradizioni e obiettivi, che metta in ordine, che guardi agli interessi generali. Si tratta, cioè, di “ricostruire” le basi della politica, ormai consumate, non stabili, non rispondenti al momento storico della città, dove il punto centrale dell’amministrazione è proprio l’assenza di una visione di sistema, nella politica culturale, nell’ambito sportivo, nelle politiche sociali, nel sistema scolastico.

Da qui la proposta politica di Donato, che parte dalla partecipazione politica dei cittadini, che sola può ridare dignità alla politica. Per questo a Donato non interessano le polemiche e le critiche che gli piovono addosso, giudicandole strumentali e senza fondamento, dettate dall’acredine di chi lo definisce “leghista” per l’adesione delle articolazioni locali di questa alla sua proposta politica, quando, a seguire la motivazione, potrebbe essere ugualmente definito “forzista”, o anche “socialista”, considerato, per esempio, l’alto numero di presenze di questa tradizione politica nella sala del Comitato elettorale. Vediamole, queste presenze. Interessanti, perché danno uno spaccato visibile delle adesioni di cui gode Donato.

C’è Beppe Apostoliti, portavoce del Terzo Settore. Roberto Guerriero. Pino Tomasello. Guglielmo Merazzi, presidente del Centro servizi del volontariato, che a vent’anni dalla morte di Giacomo Mancini ha ricordato come dalla sua elezione lontana dai partiti iniziò la rinascita di Cosenza. Maurizio Caligiuri, che ci tiene a presentarsi quale segretario in carica del circolo Pd di Santa Maria, oltre che presidente dell’Associazione Arte di Parte. Mimmo Torchia, è stato importante consigliere comunale del Pci negli anni ottanta. Marcello Mancuso, lunga militanza radicale ed ex presidente della circoscrizione di Santa Maria. Alcide Lodari, già consigliere di Margherita e Pd, che ha ricordato agli smemorati e scandalizzati di oggi che già nel 1994 una proposta civica, alternativa ai partiti, ebbe la meglio in città con l’elezione di Benito Gualtieri. Vito Bordino, segretario provinciale del nuovo Cdu, che da esponente di centro si è detto convinto sostenitore della proposta di Donato.

Il catalogo è questo. In altre sedi, probabilmente anzi sicuramente, il panorama umano e politico con cui Donato si confronterà sarà diverso. Ma questo non sembra interessare molto Valerio Donato: “Non ho posto la mia candidatura in termini ideologici e mi interessa poco anche essere al centro dell’attenzione nazionale. Perché pongo al centro dell’attenzione di tutti l’interesse della città, il minimo comun denominatore degli accordi che andiamo assumendo. Con una proposta che guarda ai contenuti. E su questi ho ottenuto consenso, da più parti. Tutte le altre polemiche sono strumentalizzazioni elettorali. L’ho detto dall’inizio, non mi interessa la critica alle passate amministrazioni, né mi interessa rispondere alle provocazioni altrui. Certo, se mi si descrive come un ladro rispondo. Se mi si dice che sono diventato di destra, non ci sto. Come si fa ad offendere così ferocemente la storia di chi ha elaborato e scritto prospettive di sinistra. È una legittima resistenza ideale, al pari della legittima difesa”. Sulla coalizione a suo sostegno: “Siamo in attesa della definizione del tavolo – dice Donato – che penso arriverà nella settimana prossima. Non ho idea su Fratelli d’Italia, ma naturalmente possiamo attendere sue valutazioni. Penso che il perimetro sia sufficientemente definito, possiamo fare una battaglia significativa e forte già nelle condizioni in cui coi troviamo”.