Da D’Ippolito una proposta di legge per migliorare ed aumentare i beneficiari delle tutele per le vittime di mafia, terrorismo e violenza

Benefici economici che andrebbero riconosciuti anche a familiari non conviventi, con iter parlamentare ora legato anche alla condivisione con altre forze politiche

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    Nel trentesimo anniversario della strage di Capaci e alla vigilia dell’anniversario dell’omicidio di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, presentata nella sede di Corso Nicotera dal parlamentare dei 5 Stelle Giuseppe D’Ippolito una proposta di legge per ampliare ed equiparare le tutele nei confronti delle vittime della criminalità organizzata, del terrorismo e dei reati intenzionali violenti (comprese anche violenza domestica e femminicidi), così come dei loro familiari (vittima, genitori, nipoti, coniuge, convivente more uxorio, figli, fratelli e sorelle senza più il requisito della convivenza).

    Il pentastellato rimarca come «attualmente abbiamo una normativa assai frammentata, il primo punto si fonda proprio sull’equiparazione di tutte le vittime con un unico trattamento. Semplifico la normativa vigente, attraverso una previsione di platea di beneficiari più ampia, eliminando il rapporto di dipendenza economica attualmente previsto, ovvero il diritto solo se si è conviventi a carico. Per me è importante riconoscere lo status di vittima, superare le interpretazioni attuali ma creare anche una normativa che non preveda prescrizione o decadenza di tali diritti», rivedendo anche il motivo di revoca dei benefici da “entro il quarto grado” a “entro il secondo grado” come parentela con soggetti cui siano state applicate misure di prevenzione o indagati per i delitti dell’articolo 51 comma 3 bis.

    L’iter parlamentare non sarà facile, ma D’Ippolito spiega che «diverse vittime di mafia mi hanno manifestato problemi di questo tipo, chiedendo un’innovazione normativa, poiché quella attuale prevede aspetti non rispettati: cito la riserva per loro all’interno delle assunzioni negli enti pubblici prevista dalla norma, ma che né il Comune di Lamezia Terme, né la Regione Calabria, né gli altri enti collegati hanno seguito in questi anni».

    Il parlamentare ammette che «presentare una proposta di legge a 10 mesi dalla fine della legislatura potrebbe essere un ostacolo oggettivo, perché ci vogliono i passaggi in commissione, quelli doppi in aula tra Camera e Senato. Però, nel caso di condivisione con anche le altre forze politiche che auspico visto il tema, questi miglioramenti si potrebbero inserire tramite emendamenti specifici all’interno dei decreti di conversione o di altre leggi, abbreviando così i termini e portando un risultato anche in questa legislatura».

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