Confcommercio interroga i sei candidati a sindaco

Visioni generali ma anche proposte concrete nell’incontro presieduto da Pietro Falbo, presidente dell’associazione imprenditoriale

Anche Confcommercio ha voluto incontrare i sei candidati a sindaco di Catanzaro. Lo ha fatto in una mattina di sabato, l’ultimo in cui è consentita la propaganda elettorale, tra l’altro in coincidenza con l’affissione sui muri cittadini del lenzuolo contenete le 23 liste e i 700 e più candidati consiglieri. Insomma, il tempo è propizio per tirare le somme di questa lunga campagna elettorale quando ormai peraltro i programmi degli aspiranti sindaci dovrebbero essere ben conosciuti. Ma ripetere giova. Ad accogliere i candidati nella sala del Guglielmo Hotel c’era Pietro Falbo, presidente di Confcommercio, che in campo nazionale è la prima associazione di categoria rappresentando il mondo delle piccole e medie imprese, il 90% delle partite iva – “il bancomat fiscale dello Stato” -, il più delle volte a carattere familiare, in cui spesso i percorsi di vita e di impresa coincidono. A tutti i candidati Falbo porge una domanda comune, che saranno liberi di svolgere negli otto minuti loro concessi: come Catanzaro città capoluogo come possa appropriarsi della centralità degna del titolo.

Parte in asettico ordine alfabetico Nino Campo, che si definisce un “non politico”, anche perché “la classe politica dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa”. Lui, da consulente di direzione aziendale si è “arrogato la consulenza della città di Catanzaro, insegnando alla politica cosa vuol dire governare”. Lo si può fare solo attraverso “Catanzaro Oltre, il primo progetto di marketing strategico territoriale frutto di un anno di lavoro, mutuando da atre città con identiche problematiche e similari a caratteristiche altimetriche. È del 2017, l’ho presentato alla politica ma non ho ricevuto nessun riscontro”. Tra l’altro un piano molto semplice: in quattro punti e in tre sezioni individua anche le fonti di finanziamento.

Per Francesco Di Lieto “c’è un altro modo di guardare alla città e ai suoi problemi. Catanzaro è stata oggetto di sistematica spoliazione con una regia più o meno occulta. Invece di parlare di progetti faraonici occorre partire dalle piccole cose. Per la spazzatura, per l’acqua, per i tributi sono venuti a dirci come è bello il privato, ma noi siamo per il pubblico. In una città in cui la grande distribuzione impone modelli di consumo ci sono decine di piccoli esercizi commerciali che stentano a tenere aperte le saracinesche”. Sul Consiglio comunale ha trovato “poco eleganti i giudizi del sindaco Abramo e del presidente Polimeni. Il problema non è se i consiglieri sanno parlare o meno, ma se hanno cose da dire. C’è bisogno di cambiare pagina e cambiare registro. Hanno avvelenato i pozzi della democrazia, si è sacrificato il voto libero sull’altare del consenso. Chi è libero di disporre del proprio voto, il 12 giugno mandi un segnale a Roma, che dalla sperduta e periferica Catanzaro parta un avviso di sfratto al governo Draghi, ne quale fanno finta di litigare, ma sono tutti d’accordo”.

Valerio Donato riporta l’impressione desolante di una passeggiata mattutina si corso Mazzini, dove alcune titolari gli hanno riferito che nessuno entra più a comprare. La crisi commerciale di Catanzaro ha diversi motivi “ma i principali sono il frazionamento della provincia di Catanzaro e la delocalizzazione di alcune istituzioni pubbliche, da ultimo Università e Regione. L’imprenditore ha bisogno di un’amministrazione amica e di una massa critica di persone disposte ad accedere nei centri. Occorre ricostruire i flussi di entrata dando ai centri punti attrattivi, perché più soggetti siano sollecitati ad accedervi”. Per Donato “ogni quartiere deve avere una vocazione e una destinazione principale. Il centro storico merita una qualificazione culturale, ma non la solita menata non definita, bensì progetti mirati che costruiscano una rete di iniziative inserite in una prospettiva più ampia che non può prescindere dalla valorizzazione turistica. Per una città capace di disseminare cultura su tutto il territorio, capace di convertirsi in fenomeno economico.  Città capo di un logo, punto di attrazione”.

“I programmi dei candidati – secondo Wanda Ferro – hanno molti punti in comune, e non potrebbe essere altrimenti se si conoscono i problemi, e guardando alla modalità di crescita urbanistica. Maledetta tripartizione, ha danneggiato noi come provincia madre e non ha determinato uno sviluppo per Vibo e Crotone. Lo sviluppo delle piccole e medie imprese diventa asse portante della città. Abbiamo visto le difficoltà Covid e post Covid. Noi abbiamo fatto battaglia per le partite Iva messe in un angolo. Ridare centralità significa riportare la gente in città attraverso una fiscalità favorevole, ma questo potremo dirlo solo dopo il 12 giugno guardando i bilanci e assumendo allora impegni basati sulle entrate. Questa città ha grandi tradizioni di commercio importante e qualificante, ricostruire le condizioni che favoriscano il ritorno degli investitori, ma si può fare attraverso un tavolo di coordinamento che si assuma le proprie responsabilità su temi divisivi, attraverso la semplificazione amministrativa e le applicazioni tecnologiche che possano anche ricucire le periferie e garantire i servizi di prossimità”. Occorre secondo Ferro avere il “coraggio di dire le cose che non vanno. Il prossimo sindaco comprenda che bisogna partire da una macchina burocratica agile e snella e che non si sostituisca alla politica utile alle persone e alle aziende”.

Nicola Fiorita ricorda come “c’è grande collaborazione tra Confcommercio e Anci, sul tema della rigenerazione urbana e del futuro delle città. La crisi del settore commerciale dipende anche dalla crisi generale delle città. Il che è ancor più vero se guardiamo alla nostra città, che ha crisi di centralità e di attrattività”. In ogni modo “chi ha rappresentato il vecchio non ha la capacità di costruire il nuovo di cui la città ha bisogno. Nel suo programma ci sono tre obiettivi fondamentali per dare risposta. La Grande Catanzaro, una sorta di città metropolitana di tanto con 140 150mila abitanti. Con servizi adeguati e una conferenza dei sindaci. Lo sviluppo di Catanzaro Lido, potenzialità inespressa che non può esaurirsi nel lo sviluppo disordinato che ha avuto e che oggi sembra essersi arrestato. Terza questione il centro storico un tempo cuore del nostro sistema commerciale. Pensiamo a una Consulta permanente del centro storico”. Altri punti toccati: le politiche della notte. “Per una a movida che è una risorsa ma genera dissidi, abbiamo proposto il sindaco della notte. Energie rinnovabili per proteggere l’ambiente e ridurre i costi delle bollette attraverso le Comunità energetiche”.

Infine per Antonello Talerico i candidati dovrebbero “fornire delle proposte concrete e dare visione dello sviluppo. Chi mi ha preceduto non lo ha fatto. Città da riorganizzare nell’assetto amministrativo. Alcuni settori strategici bloccano il sistema delle imprese. Penso al settore dell’urbanistica. Gli operatori si scontrano con procedure troppo lente. Il Comune deve orientare l’economia del territorio attraverso lo sportello unico delle attività produttive. Lo sviluppo è possibile in ogni quartiere, senza divisioni di sorta. Guardiamo alla città come un unico territorio. Catanzaro Lido e Centro storico sono i punti trainanti, ma esistono anche gli altri quartieri. Mi piacerebbe essere valutato come sindaco sui contenuti, sulla personalità, sulla professionalità. I migliori programma sono quelli che si realizzano. Chi si candida al governo deve essere più concreto. Spingo per la legge Catanzaro capoluogo di Regione, in presenza di fondi governativi che non ci sono. Tutto il contesto intorno alle imprese è negativo”. Rivolto ai commercianti e gli imprenditori presenti dice: “Dovete pretendere soluzioni immediate. Con la filosofia abbiamo avuto troppo a che fare”.
Da queste introduzioni si è dipanato il dibattito successivo secondo quanto sollecitato dalle domande poste dai dirigenti locali di Confcommercio: Franco Napoli presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio, Rosanna Mancuso del Terziario donna, Mirea Rotundo della Fipe Federazione italiana pubblici esercizi, Rodolfo Rotundo presidente del sindacato locali da ballo, Simona Drosi di Federmoda.