Consiglio comunale Catanzaro: elezione presidente: più sciarada che rebus

A pochi giorni dalla votazione nulla è in realtà definito: diversi i nomi accanto a Riccio e Bosco

Se fossimo nella Settimana Enigmistica, l’elezione del presidente del Consiglio comunale di Catanzaro sarebbe più una sciarada che un rebus.

Nel rebus occorre interpretare le figure che rappresentano cose (da qui il termine ‘rebus’) a cui assegnare la giusta successione di parole. Per esempio: un piccolo roditore fornito di aculei che sta a cavalcioni su un frutto edule succoso e mediterraneo al limitare di una fitta vegetazione di alberi sempreverdi potrebbe diventare: “Riccio suPera Bosco”. Nella sciarada invece si uniscono due o più parole per formarne un’altra, interpretando una o più frasi secondo un senso non esplicito. Per esempio: nell’uom ce ne son due = Man; delle 21 lei è la terza in fila = C; se buono o cattivo dipende da ciò che se ne fa = Uso. Man+C+Uso= Mancuso.

Fuor di metafora, rebus o sciarada sempre un rompicapo è. Le posizioni all’inizio della settimana cruciale sono cristallizzate: per dire che sono ferme ma non trasparenti. Sulla vertenza in atto tra i consiglieri comunali chiamati a esprimere in Aula la loro preferenza giovedì 21 luglio c’è molta twlight, molto si dice e non si dice. La maggioranza consiliare – i 19 consiglieri eletti nelle liste pro Donato – ufficialmente predica e ostenta compattezza nel rivendicare un loro nome per la presidenza, in ragione del principio dell’alternanza dei poteri: se il sindaco è di una parte, la presidenza sia dell’altra. La maggioranza di governo – i 14 eletti nelle liste pro Fiorita – dice che nelle condizioni date, con una maggioranza e una minoranza non definite e non omogenee, liquide nella sostanza e zoppe nell’incedere, la presidenza deve per forza collimare con l’area del sindaco per garantire linearità e speditezza dell’azione amministrativa. Anche sui nomi c’è molta indeterminazione.

Se è vero che sulla figura di Eugenio Riccio (eletto in Alleanza per Catanzaro) da tempo grava l’aura del predestinato, è anche vero che non tutti nella coalizione sono propensi a immolarsi sul suo nome. La non completa partecipazione all’ultima riunione, alla quale sono risultati assenti nomi di peso quali Costanzo (Sergio e Manuela) e Corsi, è un indizio da non nascondere sotto il tappeto. Così come, dall’altra parte, la supremazia nelle indicazioni su Gianmichele Bosco (eletto in Cambiavento) non corrisponde a unicità di proposta. Tutto lascia supporre che il nodo sarà sciolto direttamente in Aula giovedì stesso o nelle fasi immediatamente precedenti o concomitanti, considerato che sinora non ci sono state riunioni tra le parti né sono in programma, eccezion fatta per gli abboccamenti tra singoli consiglieri per saggiare il campo avversario.

Tant’è che fioriscono suggerimenti anche abbastanza fantasiosi. Quale per esempio la costituzione preventiva e informale di una sorta di conferenza dei capigruppo dedicata esclusivamente alla elezione del presidente, da sciogliere subito dopo; oppure la variazione nell’espressione del voto, che qualcuno vorrebbe palese anziché segreto. Non se ne farà nulla, probabilmente. Ma il fiorire delle supposizioni è indice del lavorio sottostante. Che impegna quasi tutti i protagonisti, chi alla ricerca di lumi chi a fornirli, con funzione primaria dei partiti e dei maggiorenti di lista. Da qui il moltiplicarsi delle opzioni possibili.

E se accanto a Bosco si fanno strada i nomi di Vincenzo Capellupo, Daniela Palaia e Nunzio Belcaro (subentrerà a Donatella Monteverdi assessore), dietro Riccio, ma non troppo, accorcia le distanze Rosario Mancuso (anch’egli eletto in Alleanza). Nomi che, in virtù di riconosciuto equilibrio e pregressa esperienza, possono rappresentare valide alternative. Il presidente del Consiglio deve incarnare le due caratteristiche, equilibrio ed esperienza, temperando per quanto possibile il naturale approccio politico. Assorbendo urti e introiettando insofferenze. Tanto che può capitare, come è successo per ultimo, che il presidente del Consiglio a termine si lasci andare ai giudizi politici i meno equilibrati e i più dissacratori possibili. Come se a furia di equilibrare e introiettare si arriva a un livello umanamente non sopportabile. Una riflessione in più per il prossimo presidente del Consiglio comunale di Catanzaro.