Filippo Mancuso al trivio: Lega, Forza Italia o Fratelli d’Italia?
Il peso crescente del presidente del Consiglio regionale nel centrodestra calabrese confermato nella settimana elettorale appena conclusa
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Marxianamente sarebbe uno spettro che si aggira su Catanzaro, proprio per prenderla talmente larga da rasentare l’iperbolico per via dell’assoluta non comparabilità tra due dimensioni diverse nell’incidenza politica e anche nella vicinanza ideologica tra i due termini di paragone. Però… Si parva licet, come Marx e il fido Engels si riferivano al comunismo quale minaccia incombente al costituito ordine borghese dell’Europa del 1848 che avrebbe da lì a poco sconvolto, l’evocazione fantasmatica può addirsi a Filippo Mancuso che nella stagnante cappa politica catanzarese si aggira placido, sornione e quasi levitato dalla forza ascensionale derivante dallo status di presidente del Consiglio regionale che, tra l’altro, nessuno ragionevolmente gli può sottrarre da qui a due anni e mezzo, come da statuto regionale. Un lasso di tempo più che sufficiente a Mancuso per scompaginare la narrazione che si è finora dipanata nella politica catanzarese, al momento vittima dell’accordo Cosenza-Reggio, e calabrese, fragile entità conculcata dall’asse Milano-Roma.
Chi lo conosce bene assicura che, nonostante le prese di distanza dalle ultime giravolte leghiste in Calabria, Mancuso abbia votato ancora Lega alle ultime politiche. Come voto personale, si intende. Tutto, o gran parte, del suo seguito elettorale che in città e dintorni è notevole e arrembante come si evince dalle presidenziali alla Provincia ha dirottato altrove le sue preferenze. Sempre nell’ambito del centrodestra, ovviamente.
Ma basta leggere in controluce i dati delle politiche, l’ammanco che si è creato nel bottino leghista in città, il surplus affluito nella dote racimolata da Fratelli d’Italia (primo partito della coalizione), la quasi inverosimile tenuta di Forza Italia (secondo partito), e confrontarli con il dato delle amministrative di soli tre mesi addietro (ancora una volta le sue due liste civiche le più votate del centrodestra) per rendersi conto di quanto sia stata poco accorta la scelta di Salvini nel seguire le indicazioni certo interessate che gli pervenivano dall’entourage del commissario reggino Saccomanno nell’evitare la presenza di Mancuso nelle liste per Senato o Camera. Da qui la presa di distanza, e l’esplicita indicazione proveniente dai suoi e anche da lui medesimo, di votare al Senato il candidato di Forza Italia Mario Occhiuto e alla Camera la candidata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro. Dando così avvio al toto-Mancuso, allo spettro di cui si diceva all’inizio, appunto: in quale castello incrocerà i suoi destini elettorali? Fratelli d’Italia, partito al momento egemone, o Forza Italia, partito dal futuro incerto e però più contendibile, perlomeno in città?
Gli osservatori sono divisi in proposito. Anche perché c’è un punto di osservazione prossimo che non coincide con l’altro a distanza. A Catanzaro i due gruppi di Alleanza e di Azzurra, filiazioni dirette la prima di Mancuso e la seconda di Mangialavori lavorano in perfetta sintonia di voci e unità di intenti – l’ultima la manifestazione on the air convocata per spronare il sindaco Fiorita sul Politeama – tanto che non susciterebbe sorpresa vedere confluire i due gruppi in uno solo. Con uno sguardo più da remoto viceversa si fa notare come l’ultima e al momento sola debacle elettorale di Mancuso sia avvenuta proprio a giugno, con la sconfitta del candidato sindaco della coalizione di centrodestra che alcuni hanno visto come risultato di una manovra concentrica dell’asse Cosenza Vibo Reggio tesa a indebolire l’ascesa del presidente del Consiglio regionale proprio in vista delle vicine candidature alle politiche. Ancora, non aiuta a dirimere la questione il sicuro appoggio fornito dal presidente di Giunta Roberto Occhiuto all’elezione di Amedeo Mormile, sponsorizzato da Mancuso, alla presidenza della Provincia di Catanzaro. Né, entrando in Fratelli d’Italia, Mancuso potrà evitare il confronto con le due consistenti realtà già saldamente insediate: la commissaria deputata Wanda Ferro e il consigliere regionale Antonio Montuoro. In ogni modo, la partita è ancora aperta.
Mancuso è stato eletto in Regione in quota Lega e nel nome della Lega si è insediato alla presidenza del Consiglio. Ha subito uno sgarbo in occasione delle politiche ed è legittimo supporre che sia in posizione di attesa di un confronto diretto con il leader Salvini. Ancora non avvenuto, ma certo non troppo dilazionabile nel tempo, appena appianato il discorso governo. Poi, sarà tutto un altro discorso.