Il centrodestra: “Fiorita da sindaco trovi i fondi per la stagione del Politeama” foto

Nella conferenza stampa on the road di Polimeni e Riccio costi e rimedi al caro bollette

Marco Polimeni capogruppo di Catanzaro Azzurra tiene in mano un foglietto, lo spiega e legge ad alta voce le cifre scritte a mano, davanti al travertino e alle vetrate della ‘bomboniera’ di Paolo Portoghesi.  Sono i costi di gestione del Teatro Politeama che da qualche giorno sono tornati al centro dello scontro maggioranza/opposizione cittadina, dopo l’avvertenza del sindaco Fiorita che i conti sono talmente impietosi da mettere in serio pericolo l’allestimento della prossima stagione teatrale, con toni talmente mesti da far presagire che ormai la linea della preoccupazione è andata ben al di là del semplice timore.

Generico settembre 2022

Quasi una certezza, non un buon viatico a un mese dalla ricorrenza del ventesimo anniversario del Teatro, simbolo di una Catanzaro che alimentava anche con le aperture dei grandi spazi l’innata vocazione a faro e guida per l’intera regione. Gli sono accanto il capogruppo di Alleanza per Catanzaro Eugenio Riccio, i consiglieri Manuel Laudadio, Emanuele Ciciarello, Lea Concolino e Alessandra Lobello, il coordinatore delle due liste maggioritarie dell’opposizione Franco Longo.

“Ecco i costi – declama Polimeni -. La spesa per le bollette è tra gli 11 e i 13 mila euro al mese, ci sono 5 unità di personale più i collaboratori tecnici e artistici per un costo di 120mila euro l’anno (negli altri teatri di eguale capienza il personale consta in media di 25 unità), il contributo dell’amministrazione comunale è sempre oscillato tra i 300 e 400mila euro. Contributo che non era facilmente disponibile al momento, ma è sempre stato compito del sindaco reperire tra fonti pubbliche e private, qualsiasi cosa che si possa fare per mantenere in piedi il Teatro”. Interviene Riccio per dire che non vale nell’immediato il tentativo che vuole esperire il sindaco, accedere a fondi regionali, cosa che anche andasse in porto renderebbe i fondi disponibili tra un paio d’anni.

“Tanto per guardarsi intorno – riprende Polimeni – il Comune di Salerno elargisce al suo Teatro Verdi contributi per 3 milioni di euro. Anche a non volere arrivare a tanto, mediamente il contributo dei Comuni si aggira intorno al milione di euro. Le difficoltà degli Enti locali sono comuni a tutti. Ma tutti si rendono conto che mantenere in piedi il teatro è vitale anche per l’indotto economico che mette in moto. A conti fatti, se il costo fisso per manutenzione e gestione ordinaria era di 250mila euro, ora si aggira sui 300. Ci rendiamo conto delle difficoltà, ma fare il sindaco comporta responsabilità, e Fiorita non può lavarsi le mani dicendo di avere davanti un disastro. Cosa sarebbe successo se avesse trovato un Comune in dissesto come la maggior parte dei Comuni del Mezzogiorno, in dissesto o pre dissesto? Avrebbe chiuso i cancelli del Comune con il lucchetto?  Il Teatro dopo le operazioni importanti di spending review è stato lasciato in pareggio di bilancio – senza contare che esiste un fondo di riserva di 200mila euro, interviene Riccio -. Avremmo anche potuto accettare un diverso utilizzo dei fondi per il Teatro per alleviare il disagio economico delle famiglie, ad esempio. Ma il sindaco ha solo detto che essendo aumentate le bollette chiude il Politeama. Non lo accettiamo. È necessario trovare i soldi. Non è il modello di sindaco che auspichiamo, un sindaco che si arrende davanti alla penuria di soldi. Diciamo al sindaco di impegnarsi in tal senso, come ha fatto Abramo a suo tempo, apportando una variazione di bilancio in tempo utile. Non possiamo concedere altro tempo. La stagione del teatro è ora o mai più. Non possiamo vedere i teatri privati, come il Comunale, mettere in piedi la loro stagione, mentre il teatro pubblico rimanda a chissà quando”.
Riccio rivà alle dichiarazioni programmatiche nelle quali è scritto che il ruolo del Politeama va rafforzato. Ma come lo si fa se non gli si concede neanche il contributo minuto per sopravvivere? “Non vogliamo credere – incalza Polimeni – che sia in atto un braccio di ferro per garantire da parte di Fiorita postazioni obbligate per tenere unito un pezzo di coalizione. Ha detto in Consiglio che i componenti delle partecipate, poiché non da lui nominati, dovrebbero dimettersi. Se è talmente sicuro di sé da affrontare disguidi e costi contrattuali li rimuova. Se invece serve per onorare cambiali firmate durante la campagna elettorale, questo non lo possiamo accettare. Altra cosa è programmare una riduzione del programma, d’accordo con il management. Certo non può limitarsi a destinare il minimo indispensabile per non staccare la corrente con 50mila euro. E le compagnie, il personale, le utenze?”.

Se si introduce un discorso più generale, sull’eventuale cambio di mission del Politeama, in cui negli anni si è fatta molta rappresentazione, poca produzione e scarsa crescita del movimento teatrale dal basso, il capogruppo azzurro lo rigetta per manifesta infondatezza: “Ho visto negli anni precedenti la pandemia un’offerta tanto variegata da attrarre soprattutto i giovani. Del resto, se ci sono 800 abbonamenti che toccano tutte le proposte culturali, vuol dire che il management ha fatto centro. Ovviamente, gli spettacoli possono piacere o meno, ma qui si entra nella soggettività. Sulla produzione, qualcosa di notevole si è fatto nella lirica, anche qui sfruttando la partnership con il privato, per esempio con il gruppo Colosimo.  È compito della politica reperire fondi, pubblici o privati che siano”.

E l’idea di unire sorti e gestione dell’Ente Fiera alla Fondazione Politeama? “Le sorti sono legate perché una norma in vigore dal tempo del governo Monti impedisce di creare nuove società partecipate chiudendo quelle che non servono. Tutti gli Enti fiera sono stati gestiti da società di diritto privato a partecipazione pubblica sostenuta dal Comune. La vecchia amministrazione con buona intuizione ha pensato di adeguare la struttura Fiera e sottometterla a questa Fondazione, evitando nuove spese per management e gestione e sfruttando le professionalità connesse, certo con il supporto di competenze tecniche e commerciali adeguate. Chiudendo il Politeama, a cascata chiude l’Ente Fiera, tra l’altro in questi mesi destinato a grande hub vaccinale”.

“Senza contare – aggiunge Riccio – che con gli introiti derivanti dall’attività dell’Ente Fiera si potrà finanziare il Teatro. La nostra intenzione è essere costruttivi e guardare al futuro. Certo non si può più concedere tempo. A partire dal prossimo consiglio comunale dove arriveranno pratiche di peso. Non c’è solo il Politeama, ma c’è Galleria Mancuso, c’è la piscina comunale. Ci sono ragionamenti tecnici da affrontare, andremo a sollecitare su quanto sta facendo o non facendo il Comune. Per esempio, a parte il Politeama, ma non sono previsti interventi sulle luci di Natale, tradizione sempre rispettata. Lanciamo un grido d’allarme. Certo, se si vuole rilanciare il centro storico, non si può buttare a mare il Politeama”.

“La nostra intenzione – chiarisce Marco Polimeni – è accendere i riflettori sul Politeama, unico teatro pubblico calabrese aperto, obiettivo raggiunto con grandi sacrifici e raggiungendo il pareggio di bilancio, superando i debiti lasciati dall’ultima amministrazione di centrosinistra. È motivo di orgoglio per un teatro pubblico raggiungere l’equilibrio di bilancio e apportando ottimi risultati artistici. Il Politeama aperto crea un positivo effetto domino, ma chiuso ha l’effetto opposto”.