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Il telefono cellulare ed i rischi per la salute

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    Una recente sentenza della Corte di Cassazione  ha stabilito che deve essere indennizzato  un manager  bresciano che, per motivi professionali, aveva utilizzato per diversi anni un telefono cellulare 6 ore al giorno e che aveva, successivamente, sviluppato un “neurinoma del Ganglio di Gasser”, la cui insorgenza è stata ritenuta dal giudice correlata all’uso del cellulare.

    La sentenza ha creato non poche ansie agli utilizzatori dei cellulari (ovvero tutti noi!!) ma in particolare a coloro che ne fanno un uso elevato.

    In realtà la correlazione tra uso del cellulare e rischio per la salute deve essere affrontata con molta prudenza, evitando interpretazioni semplicistiche o unilaterali.

    La telefonia cellulare si è sviluppata in un contesto di evidenze scientifiche che, complessivamente, portavano a valutare che i bassi livelli di esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza presenti nell’uso dei telefoni mobili non comportassero effetti nocivi sulla salute.

    Infatti, gli unici effetti sanitari avversi delle onde a radiofrequenza, a tutt’oggi accertati, sono quelli di natura termica, associati a livelli di esposizione molto elevati, superiori di alcuni ordini di grandezza rispetto a quelli prodotti dai telefoni e dalle stazioni radio-base. Un forno a microonde funziona proprio con questo principio: le radiofrequenze emesse provocano un aumento della temperatura dei cibi all’interno del forno e, quindi, l’effetto termico di cottura o riscaldamento dei cibi.  Nel caso dei telefoni cellulari, tuttavia gli studi scientifici hanno dimostrato che, anche nei tessuti ed organi esterni più esposti (come la cute a diretto contatto con il telefono e l’orecchio), l’aumento di temperatura non supera 1 o 2 decimi di grado centigrado neppure nelle condizioni di massima potenza di emissione e le variazioni di temperatura all’interno del cervello sono così piccole da risultare praticamente non rilevabili.  Variazioni di temperatura così basse sono inferiori a quelle che si verificano per motivi fisiologici e non hanno, pertanto, importanza dal punto di vista sanitario.

    In ogni caso le autorità politiche e la comunità scientifica si è trovata di fronte ad un fenomeno di fruizione tecnologica mai visto prima. Nel 2011 sono stati registrati 6 miliardi di contratti ( tre quarti dei quali provengono da paesi in via di sviluppo, molti dei quali hanno saltato completamente la tappa tecnologica intermedia della telefonia fissa).

    Pertanto si è vista la necessità di promuovere programmi di ricerca sugli eventuali effetti negativi sulla salute da uso dei telefoni cellulari. L’insieme di questi studi, che conta diverse migliaia di pubblicazioni scientifiche, non fornisce un’evidenza coerente di effetti nocivi per la salute. Il progetto Interphone rappresenta  il più vasto studio epidemiologico mai realizzato sull’occorrenza di tumori intracranici in relazione all’uso di telefoni mobili. Tale progetto è stato coordinato dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) con sede in Lione afferente all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ed è stato uno studio multicentrico, realizzato contemporaneamente in 13 paesi del mondo, tra cui l’Italia. Non è stato evidenziato alcun aumento del rischio di glioma, meningioma o neurinoma del nervo acustico (che sono alcuni tumori intracranici) negli utilizzatori di telefoni cellulari rispetto ai non utilizzatori, né incrementi del rischio all’aumentare degli anni trascorsi dall’inizio dell’uso (fino a 10-13 anni), del numero totale di chiamate effettuate, o delle ore totali d’uso. Solo nei soggetti nella categoria più elevata di tempo totale d’uso (che includeva meno del 10% del totale degli utilizzatori), è stato osservato un incremento del rischio di glioma, in particolare tra gli utilizzatori recenti (coloro che avevano iniziato ad utilizzare il cellulare da 1-4 anni), piuttosto che tra utenti di medio e lungo periodo (4-9 anni e 10 anni o più, rispettivamente). Questi risultati, nel loro insieme, non sono coerenti con le relazioni dose-risposta che caratterizzano i cancerogeni noti. Per relazione dose risposta si intende che  la “risposta” ovvero il rischio di sviluppare una malattia ( ad es. il tumore del polmone) aumenta con l’aumentare della “dose” (ovvero il numero di sigarette fumate ogni giorno). Pertanto questa mancanza di coerenza con il comportamento di noti agenti cancerogeni deve indurre alla prudenza nell’interpretare i dati. Gli autori ritengono che essi potrebbero anche essere dovuti a distorsioni e limiti metodologici nel disegno di studio, per cui non è possibile trarne un’interpretazione in termini di rapporto di causalità. Pertanto queste osservazioni meritano ulteriori approfondimenti.

    Invece esiste una sicura correlazione tra l’uso del telefono cellulare durante la guida e l’aumento degli incidenti stradali.

    Sul tema si è anche espresso il Consiglio Superiore di Sanità, massimo organismo tecnico-scientifico del paese. In data 15 novembre 2011, il Consiglio ha rilevato che sulla base delle conoscenze scientifiche non è dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze da telefono cellulare e patologie tumorali, sottolineando tuttavia che l’ipotesi di un rapporto causale non può essere del tutto scartata in relazione ad un uso molto intenso del telefono cellulare.

    Il Consiglio ha raccomandato di mantenere vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sull’argomento, in attesa che le nuove conoscenze risolvano le attuali aree di incertezza.

     Nel ritenere non giustificata un’eccessiva preoccupazione in relazione ad eventuali problemi sulla salute, il Consiglio ha, tuttavia,  suggerito di avviare nel frattempo una campagna d’informazione al pubblico sui metodi efficaci per ridurre al minimo l’esposizione a radiofrequenze durante l’uso del cellulare.

    Tali suggerimenti possono essere così riassunti:

    • l’utilizzo di sistemi a “mani libere” (auricolari e sistemi viva-voce) per allontanare la testa dalla sorgente di  radiofrequenze. Da rilevare che gli auricolari wireless, proprio perché essi stessi basati su radiofrequenze, non riducono il rischio rispetto ai cellulari, pertanto l’indicazione riguarda gli auricolari con i fili.
    • la limitazione delle telefonate non necessarie
    • l’utilizzo di messaggi di testo
    • l’opportunità che i bambini siano sensibilizzati a un utilizzo non indiscriminato del telefono cellulare, invitando i genitori a proporlo non come oggetto di uso comune, ma piuttosto come strumento limitato alle situazioni di necessità

    L’interesse nei confronti dei bambini non deriva da particolari conoscenze scientifiche che ne indichino una maggiore suscettibilità ad eventuali rischi, ma dalla valutazione della più lunga potenziale esposizione lungo l’arco della vita, e dall’opportunità di contenere sin dall’età infantile eventuali fenomeni di abuso e di dipendenza, in sé negativi.

    L’adozione delle misure descritte ha un valore prudenziale, in quanto resta incerto se ad esse corrisponda effettivamente un beneficio sanitario e una riduzione di ipotetici (quindi non dimostrati) rischi per la salute.

    L’unica certezza in termini preventivi riguarda l’astensione dall’uso del telefono cellulare durante la guida di veicoli. La diminuita capacità di attenzione causata dall’utilizzo del telefono è in grado di aumentare sensibilmente il rischio di incidenti automobilistici, anche ove si utilizzino dispositivi a “mani libere”.

     

     

     

     

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