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Emergenza Meduse

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    Da quest’anno, molto più che in passato, le meduse sono diventate un problema nei nostri mari.

    Prima gli incontri erano occasionali mentre  adesso sono diventate presenze “irrinuciabili” con le ovvie conseguenze di tipo sanitario. Non c’è solo il problema delle lesioni da esse provocate ma anche il clima psicologico che si è creato  che costringe, in alcuni casi, a rinunciare al senso di libertà che si prova nel muoversi senza condizionamenti in acqua.

    Li incontriamo nel mezzo di una nuotata, con i colori sgargianti che le caratterizzano, mentre fluttuano al pari di “mostri” alieni nelle familiari acque domestiche costringendoci ad improvvise “ritirate” strategiche.

    Diverse sono le specie di meduse che fin’ora sono state reperite nei nostri mari, si va dalla Pelagia noctiluca, marroncina, tentacoli molto lunghi, opalescente, alla Velella, dall’aspetto di un piccolissimo disco, ma anch’essa  molto urticante. Nel nostro mare tra le più diffuse c’è sicuramente la Rhizostoma pulmo (cosiddetto “polmone di mare” per il suo lento dilatarsi che ricorda l’insufflazione di un polmone), dal colore bianco lattiginoso con sfumature  blu-violette, che per fortuna è poco urticante.

    Gli esperti sostengono che l’invasione dei mari del Mediterraneo da parte delle meduse sia dovuto al verificarsi  di squilibri ecologici  causati da diversi fattori, fra cui il sempre minor numero di animali predatori delle meduse (pesci spada e tonni che stanno diminuendo a causa di una pesca eccessiva e senza controllo). Inoltre  i mari sempre più inquinati da fertilizzanti facilitano la riproduzione del plancton che rappresenta il principale nutrimento delle meduse. Infine i cambiamenti climatici in corso, con l’innalzamento della temperatura dell’acqua ormai stabilmente a 27-28 °C, quasi da mare tropicale.

    La medusa colpisce liberando una tossina attraverso i tentacoli urticanti e provoca dolore bruciante e prurito (tecnicamente è considerata un’ustione chimica), mentre l’organismo rilascia adrenalina per combattere gli effetti delle tossine.

    La cosa migliore è non farsi prendere dal panico e tornare a riva. Se si è troppo lontani dalla riva è meglio chiamare aiuto per  tornare sulla spiaggia.

    Una volta seduti sulla riva è importante controllare che non siano rimasti attaccati alla pelle dei filamenti di medusa (se ci fossero bisogna toglierli con cautela con la mano a piatto) e lavare la zona della pelle infiammata con dell’acqua di mare  (e non con acqua dolce perché questa favorirebbe la scarica delle tossine dalle vescicole ancora presenti), fondamentale per pulire la pelle da parti di medusa rimaste attaccate e per diluire la tossina non ancora penetrata.

    A questo punto applicare una crema astringente a base di cloruro di alluminio. In assenza di pomate  a base di questa sostanza, che è da considerarsi il rimedio migliore in assoluto, si può utilizzare un prodotto che contenga cortisonici.

    E’ meglio evitare di usare rimedi “fai da te” come ammoniaca o alcol ed è bene frenare l’impulso a grattarsi o a toccare la parte dolorante, che potrebbe complicare le cose.

    Se dopo la puntura si avvertono difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore e disorientamento potrebbe esserci in atto una reazione anafilattica e bisogna chiamare immediatamente il 118.

    La parte esposta al sole va tenuta coperta, almeno finché non è finita l’infiammazione (potrebbe metterci anche alcune settimane a guarire completamente), che, in quanto sensibile alla luce solare, tende a scurirsi provocando antiestetiche cicatrici.

    La diffusione delle meduse sta provocando l’insorgenza di un altro fenomeno, prima pressoché sconosciuto nei nostri mari, e presente soprattutto nei mari tropicali denominato “Sea Lice” (Pidocchio di Mare) oppure  “Sea Bather’s Eruption” (Eruzione del bagnante marino) o Pica-Pica.

    E caratterizzato dall’insorgenza di bruciore e prurito tendenzialmente  lievi,  nelle aree del corpo coperte dal costume oppure in zone con presenza di peli (ascelle, torace, etc), in assenza di contatto diretto con le meduse. Quelli che vengono chiamati pidocchi di mare in realtà sono le microscopiche larve delle meduse che si insinuano sotto il costume o tra i peli del corpo e vengono ad essere frizionate  dalle fluttuazioni del tessuto o dall’ondeggiare dei peli, liberando la tossina. I sintomi sono generalmente lievi e di breve durata, tuttavia in alcuni casi può permanere un rash cutaneo pruriginoso per qualche settimana oppure, nei casi più gravi, insorgere febbre ed astenia, mentre, nei bambini, possono verificarsi nausea e dolori addominali unitamente a febbre e diarrea.

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