Le rubriche di Catanzaro Informa - Promozione della salute

L’ affaticamento non sempre è una scusa

Più informazioni su


    L’affaticamento che, talvolta, viene considerato una comoda scusa per sottrarsi ad un dovere, in alcuni casi rappresenta una vera e propria malattia. 
    L’affaticamento  (conosciuto in ambito medico anche con il termine inglese “fatigue”) è caratterizzato da una sensazione soggettiva di stanchezza, debolezza e mancanza di energia. Secondo il  senso comune è legato ad una situazione contingente di stress, ma in casi specifici è provocato da condizioni patologiche.
    E’ più frequente di quanto si pensi, infatti è presente in una percentuale che varia dal 10% al 20% della popolazione.
    E’ diviso in 4 categorie:
    Affaticamento fisiologico, dovuta ad eccessivo carico di lavoro,  mancanza di sonno o condizioni di stress come la gravidanza, è una condizione che normalmente si verifica in persone fisicamente e mentalmente sane. Persone con un ritmo sonno-veglia irregolare (inclusi i genitori di bambini piccoli), o che seguono diete dimagranti, che effettuano esercizio fisico in eccesso, o che passano molte ore a lavorare o da pendolari sono a rischio per l’affaticamento fisiologico.
    Affaticamento organico è causato da infezioni, squilibri metabolici, malattie cardiovascolari, anemia e  assunzioni di farmaci, di alcol o di droghe. Meno comunemente la causa è legata al cancro ed a malattie del tessuto connettivo.
    Malattie psicologiche comprendenti depressione, ansia, stress e reazioni adattive possono causare affaticamento patologico.
    Affaticamento misto che comprende una combinazione delle precedenti cause.
    L’affaticamento patologico, che dura al massimo 1 mese, in genere è legato a fattori organici, mentre se la durata è superiore ai 3 mesi è più probabilmente legato a fattori psicologici.  La presenza di febbre, brividi, sudorazione profusa è associata ad infezioni e cancro.
    La conoscenza approfondita di stati di malattia, ad es. endocrina e cardiovascolare, unitamente ad abitudini di vita e lavorative, ritmo sonno-veglia, eventuali viaggi può orientare la diagnosi. L’ affaticamento patologico deve essere distinto dalla debolezza e dalla ipersonnolenza che indica una differente origine, per esempio un problema neuromuscolare o un disturbo del sonno (narcolessia, etc.).
    La sindrome da affaticamento cronico è una entità diagnostica diversa. Infatti essa prevede una durata di almeno 6 mesi, l’assenza di una causa identificabile e la presenza di almeno 4 sintomi tra i seguenti:  febbre moderata, dolori muscolari, alterazioni del sonno, disturbo intellettivo, depressione, mal di testa, faringite, ansia, debolezza, malessere post-sforzo, artralgia e linfonodi dolenti.
    Pertanto, in presenza di sintomi da affaticamento non riconducibili a fattori fisiologici, è consigliabile che il paziente si rivolga ad un medico per gli approfondimenti e le cure del caso.
    Il trattamento è, in genere, rivolto alla patologia sottostante sia essa organica o psicologica, tenendo presente che la causa più comune di affaticamento patologico è la depressione.
    Se la causa non è determinata sono previste psicoterapie comportamentali che hanno dimostrato una certa efficacia. I farmaci usati nel caso di affaticamento non determinato sono diversi ed una lista parziale comprende anfetamine, antidepressivi, idrocortisone, vitamine, ormone della crescita, ormoni tiroidei (in caso di ipotiroidismo subclinico). In ogni caso l’uso dei farmaci deve avvenire sotto stretto controllo medico. Il mantenimento del peso corporeo dovrebbe contribuire alla risoluzione del problema.
     Il follow-up prevede controlli medici su base almeno bimestrale.
    Per la sindrome da affaticamento cronico le prospettive di una completa risoluzione del problema sono più basse rispetto al semplice affaticamento patologico.
     

    Più informazioni su